CAPITOLO 39

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"Tutto chiaro ragazzi?" Chiese il supplente. Davvero si aspettava che qualcuno avesse capito l'argomento di chimica? E poi, andiamo, era l'ultima lezione prima delle vacanze natalizie!La campanella suonò come una mano dal cielo, e mi alzai, pregustandomi il pomeriggio senza impegni o maledette materie da studiare.Ma entrò la preside, proprio quando pensavo di averla scampata.
Tutti si ricomposero dal casino precedente e si alzarono in segno di rispetto.
"Signorina Clark, la prego di seguirmi" disse glaciale.
Io con studiaa lentezza  raccolsi le mie cose dal banco e la seguii, non guardandola neanche quando le passai davanti. Mi diressi in presidenza da sola.
Quando chiuse la porta dietro di me e si sedette sulla sua sedia di pelle, iniziò il putiferio.
"Spero si renda conto della figuraccia che ha fatto fare a me, e a tutta la scuola! C'erano dei fiori per lei, e se n'è andata, in un evidente segno di mancanza di rispetto!" andò avanti a uralre per un paio di minuti. Io ero in standby, fissando il vuoto, quando mi venne un colpo di genio. "Mi scusi, preside, ma il regolamente non dice che la scuola è stata ufficialmente chiusa agli studenti....circa 5 minuti fa?"
Lei mi guardò sconvolta, probabilmente per la mia irriverenza.
Sbuffò leggermente, e un bidello bussò alla porta.
Le chiese qualcosa che non ascoltai, perché approfittai del momento di distrazione per filarmela.
Stavo per chiudermi la porta alla spalle quando sentii la voce della preside:" Andrea Clarck!"
"Buon Natale, preside!" urlai di rimando, per poi lasciare la scuola vittoriosa.
Erano iniziate le vacanze natalizie. Il periodo dell'anno che amavo di più; gli alberi addobbati, le lucine colorate, le lettere per Babbo Natale, le cioccolate calde, i regal.... OH MERDA! I REGALI! mancavano solo due giorni a natale e io mi ero scordata completamente di comprare o regali. Ero in preda al panico. Quando arrivai a casa presi i pochi soldi rimasti dal mio salvadanaio e mi diressi alla macchina. 'I negozi saranno aperti?' 'E se non troverai nulla?' ' sei una pessima amica' stavo letteralmente impazzendo. Quando mi sedetti sul sedile, accessi il motore e appoggiai le mani sul volante.
"okay Andrea calmati." Dissi facendo un respiro profondo. Durante il viaggio cercai di fare un riepilogo mentale : 'okay... allora ci sono mamma, papà, Ariana, Abby, Jace, Matthew, Drea, Maggie, Anne e... Nathan' , quando pensai il suo nome mi spuntò un sorriso. I suoi occhi che si scurivano quando si preoccupava, il suo sopracciglio destro che si alzava quando era irritato...Tutto di lui mi faceva sorridere. Misi in moto e mi diressi al centro commerciale. Quando parcheggiai,  dopo ben quaranta minuti di coda pre natalizia, una vecchietta mi lanciò uno sguardo ambiguo. Avevo qualcosa in faccia, o la vecchia rompeva le scatole e basta? Se ne andò con faccia contrariata, lasciandomi un'ultima occhiataccia.
Sentii un sussurro all'orecchio che mi fece sobbalzare:" Penso sia per i vestiti".
Era Matthew, che di soppiatto si era avvicinato alla mia macchina.
Mi voltai e lo allontanai leggermente con una mano sul petto. La sua vicinanza non mi faceva più nessun effetto. Qualche mese prima, magari mi sarebbero venuti i brividi per le sue labbra accostate al mio orecchio, ma ora mi sentivo solo a disagio.
Ignorai la sua espressione confusa e annuii.
"Giá, me ne ero dimenticata"
"Allora, come va?" mi chiese, cercando di avvicinarsi ancora. Io indietreggiai infastidita.
"Come l'ultima volta che ci siamo visti, direi...."
Lo guardai negli occhi e lui si avvicinò improvvisamente per baciarmi.
Lo fermai istintivamente giusto un secondo prima che  superasse il limite.
"Wow, ok, fermo. Che cavolo stai facendo?"
"Io pensavo....che...insomma..." iniziò imbarazzato, ma io lo interruppi.
"Matthew, non puoi provarci con una ragazza e poi sparire. Spero che tua madre stia meglio e....beh, ciao" arretrai di qualche passo, ma prima che riuscissi a voltarmi mi afferrò un braccio.
"È proprio per questo...mia madre deve essere trasferita in un ospedale di New York, e io vado lá. Parto domani."
Nonostante avesse appena cercato di baciarmi, e tutta la storia con lui era stata un casino, gli proposi di accompagnarmi a prendere gli "ultimi" regali. Era stata una persona abbastanza importante per me, e volevo salutarla come un amico.




I Hate Your Smile But I Love ItWhere stories live. Discover now