CAPITOLO 29

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Non sapevo dove Nathan volesse portarmi, ma mi fidai e basta, dato che in mezzo alla strada trafficata non potevo scendere.
Quando spense il motore della moto eravamo probabilmente in un piccolo vicolo.
"Posso sapere che cazzo di problemi hai?" Dissi sorridendo irritata.
Perché mi faceva quell'effetto?
Come riuscivo a sorridere anche da arrabbiata?
"Volevo stare da solo con te"
"E c'era bisogno di rapirmi e venire in un posto isolato dal mondo?"
"Beh si"
"Cosa volevi dirmi?"
"Volevo chiederti come va. Quindi: come va?"
"Bene" risposi atona. Perché mi facevano tutti la stessa domanda?
"Ne sei davvero sicura?"
"Sì. Davvero. Tu?"
"Non tanto bene in realtà, non riesco a prendermi ciò che voglio."
Stava parlando di America, ovviamente.
Che stupida che ero stata ad accettare. Gli serviva solo una distrazione, e sperava che io stessi al suo gioco.
Ma nella mia vita, si giocava con le mie regole.
Ero stufa di trovarmi sola.
Mi girai irritata, ma lui mi prese il polso e intrappolò la mia testa tra le sue mani, attaccate al muro.
Si avvicinò pericolosamente al mio viso, e sussurò:"credo che tu abbia frainteso."
"Io non ho frainteso proprio niente, Nathan. Vai da America e conquistala, fai come ti pare."
"Non è lei che voglio. Ma sbaglio o sei gelosa?"
Si avvicinò al mio collo e iniziò a lasciare dei baci a fior di pelle.
Avrei voluto tanto staccarmi, ma non ci riuscivo.
Poi però mi dissi che era un coglione, per come mi aveva fatta sentire, e perché probabilmente trattava così tutte le ragazze.
Mi divincolai da quella bellissima stretta, e me ne andai indignata.
Per un attimo, mentre mi dirigevo alla fermata dell'autobus più vicino, sperai che mi seguisse.
Ma non fu così.
Mi diedi dell'illusa mentalmente e continuai a camminare, cercando di ricacciare indietro le lacrime.

Appena scesi da quel pullman vecchio e cadente, iniziò a piovere.Fantastico! Non avevo l'ombrello, come al mio solito. Corsi il più velocemente possibile e dalla fretta mi scontrai con qualcuno.
"Hey stai atte.... Matthew?"
"Ciao Andrea"
"È da un po' che non ti vedo in giro. E poi perché sempre qui?" gli chiesi, accompagnando con una risatina forzata l'ultima parte di frase.
"Si, sono stato in ospedale per mia madre, e poi faccio questa strada per tornare da lì a casa"
"Giusto! Come sta?"
"Non molto bene"
"Mi dispiace"
"Tranquilla, tu tutto okay?"
"Sì"
Ma la vogliono smettere di farmi tutti la stessa domanda?!?.
"Posso offrirti una cioccolata calda per farmi perdonare?"
"Mhh....solo con strato di panna doppia" avevo bisogno che un amico mi aiutasse a distrarmi.
"Okay" disse ridendo.
Che bel sorriso...
Alzai lo sguardo e puntai i miei occhi nei suoi verdi, ma due perfette iridi blu presero il loro posto. Scossi la testa e lo seguii.
Passammo il pomeriggio a parlare della scuola e quello che ci sarebbe piaciuto fare da grandi davanti a una deliziosa e rigenerante cioccolata calda.
Mi accompagnò a casa, e quando ci ritrovammo davanti alla porta, la situazione diventò leggermente imbarazzante.
Sembrava volesse fare qualcosa.
Era come se volesse farlo, ma ci fossi in lui una lotta interiore.
Capii soltanto quando si piegò in avanti per cercare di baciarmi.
Non me l'aspettavo, ma la mia reazione fu comunque immediata.
Mi scostai leggermente, e lui sembrò capire.
"Dio, scusami. Mi dispiace, non volevo.....io...."
"Non preoccuparti. Buonanotte, Matthew." con un po' di freddezza nella voce.
Non lo volevo ancora perderlo come "amico".
Entrai in salotto e feci lentamente le scale, trascinandomi fino al letto.
Mi ci buttai sopra senza neanche svestirmi.
Fissai il soffitto e analizzai la situazione.
Punto uno: Matthew.
Evidentemente gli piacevo, ma io ero indecisa.
Era solo attrazione fisica? Forse.
Punto due: me stessa.
Ero terribilmente confusa, e tutte le persone che mi giravano attorno non aiutavano a schiarirmi le idee.
Terzo e ultimo punto:Nathan.
Era ormai un punto fisso.
Baciarlo era stato uno sbaglio, ma uno sbaglio meraviglioso.
Seguirlo....quella sì che era stata una cazzata.
Ripensai ai suoi baci sul collo, e sentii il cuore andare a mille.
Sbuffai e mi rigirai nel letto, fino a quando non sentii i miei genitori rientrare.
Mia madre salì al piano superiore, e mentre apriva la porta della mia stanza, feci finta di dormire.
Tenni gli occhi chiusi e in poco tempo mi addormentai.

Era il mercoledì dopo, e i miei genitori erano partiti nel pomeriggio.
Sia Nathan che Matthew li avevo visti a scuola, ma entrambi mi evitavano.
Quella sera chiamai i miei amici per una pizza a casa mia.
Alle 19 arrivò Abby insieme a Maggie e Lucas, che avevo invitato per far sì che Jace non fosse l'unico ragazzo. Qualche minuto dopo Anne, e per ultimi Jace e Drea. Che carini, pensai appena aprii la porta.
Il mio timore era che Jace e Lucas non si sarebbero tanto sopportati, ma le mie proccupazioni si dissolsero appena vidi che il primo aveva degli alcolici in uno zaino che non avevo notato.
L'alcool faceva andare d'accordo tutti.
"Cavolo, amico, dove le hai prese?" esclamò sorpreso Lucas.
"Diciamo che conosco un tizio...."rispose evasivo il biondo, facendomi vedere 4 bottiglie di vodka, di cui una alla pesca, due bottiglie di scotch, e altre due whisky.
Ordinammo 10 pizze, quindi qualcuna in più.
Quella sera volevamo divertirci.
Iniziammo a mangiare e bere, e io presi subito la bottiglia di vodka alla pesca.

Due ore dopo eravamo tutti ubriachi, e la situazione era ridicola.
Jace e Drea si stavano baciando semi sdraiati sul divano.
Andavano avanti da circa un'ora.
Lo stesso valeva per Abby e Lucas, che però lo facevano in modo meno casto.
Io ero in una posizione accasciata in terra, accanto alla poltrona di pelle, e le altre in luoghi non meglio identificabili.
I miei occhiali li avevo persi tra gli scatoloni di pizza e le bottiglie dei super alcolici.
Sentii lo scarico del bagno del primo piano, e dalla porta uscì Anne.
"Merda" sussurò pulendosi la bocca con il dorso della mano"ho bevuto troppo...." poi scoppiò a ridere improvvisamente, e io feci lo stesso.
"Ragazzi!" Urlò Maggie, che forse era messa meglio di noi.
"Vedo degli unicorniiiiii!"
No, non era messa meglio di noi.
Da lì parti una risata generale, e poi le lacrime dal troppo ridere.
Ci calmammo tutti, e io iniziai dire cose senza senso.
"Perché le nuvole sono verdi?" Chiesi seria a un certo punto a Drea, che nel frattempo si era staccata da Jace.
"Per i fiori, no?"
Risi come una matta per l'espressione che aveva fatto.
Improvvisamente mi diressi verso la porta di casa e uscii.
Mi sdraiai per terra in mezzo alla strada e chiusi gli occhi.
Qualche minuto dopo mi sentii sollevare da terra e messa in piedi.
Aprii gli occhi e iniziai a urlare:"stupido! Come ti permetti! Io ero lì, e tu...." poi risi.
La mia risata però scemò non appena mi accorsi chi avevo davanti.
Nathan.
"Che vuoi?" Chiesi sgarbata.
L'alcool in circolo nel mio corpo non mi aiutava a mantenere la calma.
"Volevo aiutarti, eri sdraita in mezzo alla strada, ti avrebbero investita!"
"Devi smetterla! Smettila di arrivare qui e sistemare la situazione con la tua perfezione! Devi...."
Nathan mi interruppe con un ghigno.
"Hai detto che sono perfetto?"
"No" misi il broncio.
"Oh sì, invece l'hai detto"
"Non è vero! Sei ubriaco!"
"Mi dispiace piccola, ma sei tu quella ubriaca." rispose con tutta calma.
Mi avvicinai improvvisamente a lui. Non avevo il controllo del mio corpo.
"Mi hai chiamata piccola o sbaglio?"
Gli misi le braccia al collo e mi avvicinai ancora di più.
Sentii le sue mani sulla mia vita, circondata da una leggera maglietta a maniche ,come sempre, più lunghe del dovuto.
Si avvicinò anche lui, e mi sfiorò le labbra con le sue.
Poi però si allontanò, lasciando al suo posto un vuoto incolmabile.
"Non posso piccola, non adesso"
Mi imbronciai e tornai dentro, sedendomi a terra con una cannuccia e una bottiglia quasi finita di vodka.

Ci scusiamo per l'enoooorme ritardo, ma speriamo che il lungo capitolo vi piaccia.😊
Diteci come vorreste che fossero Nathan e Andrea.😁

Cosa ci faceva lì Nathan, secondo voi?
Commentate e lasciate stelline, se vi va!

I Hate Your Smile But I Love ItWhere stories live. Discover now