CAPITOLO 37

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Mi ero promessa di non cascarci più. Ma il suo sguardo era in grado di leggere i miei occhi. E nessuno era mai riuscito a capire il casino che avevo in testa. Quella sera avrei avuto il concerto. Quando tornai a casa mi immersi in una vasca di acqua calda, il braccio bruciava ancora, ma era un dolore sopportabile.
Meno di quello che aveva già provato, comunque.
Quando uscii dalla vasca, mi asciugai i capelli e li raccolsi in uno chignon con qualche ciocca bionda che mi cadeva sul viso , misi una gonna bordeaux a vita alta, un top a maniche lunghe nero che lasciava intravedere le spalle, e un paio di collant anch'esse nere.
Ero pronta. Sicura di me. E avevo preso una decisione.
Fuori dalla porta mi aspettava Nathan,che si era offerto di accompagnarmi. Quando lo vidi sorrisi, ma quello non era il solito sorriso di una ragazza insicura, che ha paura di mostrare se stessa. Era il sorriso di una ragazza che aveva deciso di cambiare.
"Sei diversa sta sera."
"Abituati."
Ridacchiò leggermente.
"Stronza rimani sempre però."
Feci una smorfia e salii in macchina.
Durante il viaggio Nathan continuava a distogliere lo sguardo dalla strada per qualche secondo per guardarmi e sorridere.
Il silenzio non era imbarazzante, ma decisi ugualmente di romperlo.
"Posso sapere perché mi guardi?"
Fece una leggera risata.
"Perché sei bellissima"
"Immagino che usi questa frase con tutte le ragazze che ti porti a letto"
"No. E per tua informazione, non faccio sesso da quando abbiamo iniziato a frequentarci."
"E da quando abbiamo iniziato a frequentarci?"
"Da oggi."
Iniziò a ridere, e la sua risata contagiò anche me, così scossi la testa e accennai un leggero sorriso.
"Sei imbarazzata?"
"Cosa.... no!"
"Invece sì."
"Come fai a dirlo?" Lo guardai sfidandolo.
"Perché quando sei imbarazzata tendi ad abbassare lo sguardo e sposti una ciocca di capelli dietro all'orecchio"
Non sapevo cosa rispondere. Nessuno aveva mai notato questo particolare. Mi spostavo i capelli abitualmente, senza pensarci.
Ero perplessa ma allo stesso tempo felice. Prima che potessi rendermene conto appoggiò la sua mano sopra la mia gamba. Mi mancò il respiro per qualche secondo. Qualsiasi contatto fisico che avessi con lui mi provocava un brivido che da dietro la schiena si diffondeva in tutto il corpo.
Lo stomaco si attorcigliò, e il cuore saltò dei battiti.
La sua mano era calda, o più probabilmente ero io fredda. Ma a lui non importava. Tenne la mano sulla mia gamba per tutto il viaggio. Come se cercasse di mantenere un contatto fisico costante.
Quando arrivammo al parcheggio della scuola prima di staccare quel contatto aspettò qualche secondo.
"Grazie" disse guardando davanti a sé.
"Di cosa precisamente?"
"Di questo"
Mi prese il viso tra le mani e mi baciò. È vero, avrei potuto staccarmi, dirgli che tra noi non c'era niente, ma non lo feci. Perché tra noi c'era tutto tranne che niente.
Non era certo una situazione chiara, però. Stavamo insieme oppure no? Ci eravamo baciati perché? Ero confusa, ma avevo voglia di sorridere.
Come quando ti succede qualcosa di fantastico, e inizi a ridere e a dire qualcosa senza senso, solo perché vuoi farlo. Sei senza filtri. Oppure, come quando leggi un libro. Fai come da testimone del continuo provarci dei protagonisti, e quando finalmente questi si baciano, sei contenta. Certo, il mondo dei libri è più facile.

Quando entrammo in palestra, prima di separarci mi guardò negli occhi.
"Ci vediamo dopo?"
"Si"
"Me lo prometti?" Disse
"Te lo prometto" risposi.
Passai tra la folla per raggiungere il palco che era stato montato apposta per il concerto. E mentre camminavo, sorridevo. In quell'istante Nathan sembrava così vulnerabile. Era una cosa bella. Perché sapevo che sotto quel ragazzo stronzo si nascondeva un cuore di ghiaccio che aveva bisogno di essere scaldato.
Forse non ero la persona più adatta, ma ci avrei provato.
In effetti, Abby e Jace erano la mia luce, il mio giorno.
Ma Nathan, lui era la mia notte.
La più bella delle notti; misteriosa, la notte proibita. Illuminata da una Luna fantastica, e da luminose stelle.
Quando salii sul palco il cuore iniziò a battere sempre più forte, ma questa volta le gambe non tremarono, non iniziai a pensare che non sarei stata in grado, questa volta l'adrenalina mi scorreva nelle vene, era una sensazione stupenda, fregarmene di tutti. Non come i concerti precedenti, dettati dall'insicurezza.
Così presi il microfono, alzai lo sguardo verso la moltitudine di persone davanti a me e iniziai a cantare, ogni parola pronunciata era un brivido di emozioni. Felicità, paura, imbarazzo, rabbia, amore.
Quando il concertò finì Nathan mi raggiunse dietro le quinte.
"Sei... sei... sei stata spettacolare"
"Ahahah merçi" feci un inchino scherzando.
"Quindi cosa ne dici di scappare con me?"
"Ma ci devono essere i ringraziamenti, i fiori, e.." non riuscii a finire la frase che mi prese in braccio.
"Cosa stai facendo?!" Iniziai a ridere, tenendo il braccio attorno al suo collo per paura di cadere.
"Porto via la mia principessa" mi guardò con uno sguardo provocatorio. Ad un tratto ebbi un flashback, di quando ero piccola, di quando desideravo un principe azzurro, con un cavallo bianco, gli occhi azzurri e i capelli biondi. Che mi facesse sentire la principessa più bella del mondo, che fosse dolce, gentile.
Fu solo in quell' istante che mi resi conto che un principe azzurro non mi avrebbe mai dato la felicità che cercavo. Un principe nero però forse si. Quando arrivammo alla macchina mi mise delicatamente a terra, ma il mio braccio restò attorno al suo collo, mi guardai le scarpe per evitare il suo sguardo, poi avvicinai il mio viso al suo e per qualche secondo restammo immobili. Inclinai leggermente la testa verso destra e lo baciai. Un bacio lungo, che descriverei se ci fossero parole adatte.
"Cosa siamo?" Gli chiesi dopo essermi staccata
"In che senso?"
"Siamo amici? Fidanzati? Migliori amici? Cosa siamo?"
"Siamo noi"
Gli sorrisi e salimmo in auto.
"Di chi è la festa a cui stiamo andando ?"
"Non lo so"
"Andiamo a una festa ma non sai di chi è?"
"Esattamente. So solo che ci sarà tutta la scuola."
"Okay"
"Okay"
"Sai che non me lo aspettavo?" Disse cercando di trattenere un sorriso
"Cosa?"
"Quel bacio. L'ultimo."
"Beh, Nathan Mills, preparati. Perché con me nulla è prevedibile"
"Dio, mi farai diventare pazzo."
Era bello, quando lo guardai in quel momento era davvero bello. Ma non esteticamente (beh si anche). Era una bella persona.
Quando arrivammo la musica era altissima, c'erano ragazzi e ragazze ubriache in ogni singolo centimetro della casa.
"Andrea!!!!!!" Sentii una voce dietro di me. Mi girai per capire chi fosse
"Drea! Come stai ?"
"Bene grazie. Ti stai divertendo?"
"Beh in realtà sono appena arrivata."
"Ma vedo che hai compagnia." Indicò Nathan con la punta dell'occhio sorridendo furbescamente
"Vi lascio soli!!! A DOPOOOO!!"
Le probabilità che lei non fosse ubriaca? Poche.
Mi girai verso Nathan
"Allora? Ti va di ballare?"
"Non sono molto brava.."
"Ti svelo un segreto! Nessuno qui dentro è bravo!"
Iniziai a ridere e a muovere leggermente i fianchi.
"Beh per essere il tuo primo ballo non sei niente male"
"Non è che mi prendi qualcosa da bere? Preferibilmente qualcosa di pesante."
"Certo arrivo subito" disse urlando per sovrastare il rumore della musica.
Mentre aspettavo il mio drink iniziai a prendere confidenza con la musica, quando qualcuno da dietro mi prese i fianchi e mi attirò a sé. Non poteva essere Nathan, si era appena allontanato, così mi girai di scatto.
"Ciao"
"Ci conosciamo?" Chiesi squadrando un ragazzo davanti a me piuttosto alto, con un pessimo gusto nel vestire e un alito parecchio pesante.
"No, però potremmo conoscerci meglio. Magari in un posto più appartato, come la camera da letto."
Prima che potesse finire la frase gli tirai una sberla in faccia, e mentre cercavo di andarmene mi afferrò violentemente e mi avvicinò al suo petto.
Mentre tentavo di liberarmi dalla presa lui avvicinò la sua lingua al mio orecchio e le sue mani dalla mia schiena scesero sul mio fondoschiena
"Dai.. tanto lo so che vuoi scopare. Andiamo di sopra e risolviamo la cosa."
"Lasciami!!!" Iniziai ad urlare ma la musica era troppo forte.
"Non ti hanno mai insegnato che se una signora dice no è no?" Era la voce di Nathan, era dietro di me. Ad un tratto il ragazzo lasciò la presa e io indietreggiai, massaggiandomi il braccio, dolorante per la stretta troppo forte.
"Andiamo amico, ci stavamo solo divertendo" disse ridendo. Nathan lo guardò con gli occhi pieni di rabbia, riuscivo a intravedere le vene del collo.
"A me non sembra che lei si stesse divertendo."
Mi prese sotto il suo braccio e riuscii a sentire il respiro farsi pesante.
"Nathan, lascia perdere. Non ne vale la pena. Davvero" cercai di calmarlo.
Mi guardò per qualche secondo, poi i suoi occhi tornarono verso il ragazzo.
"Ti avverto, tu prova ancora soltanto a guardarla, anche da lontano, anche per sbaglio. Prova a toccarla o solamente sfiorarla involontariamente. Prova a trovarti a una distanza inferiore di 5 metri da lei e ti giuro, che ti vengo a cercare e ti ammazzo di botte.
Ah e chiedile immediatamente scusa."
"O-okay... scu.. scusa."
"Ora ti do 4 secondi per sparire dalla mia vista." Prima che Nathan riuscisse a finire la frase, il ragazzo era già sparito.
Mi abbracciò forte, poi mi prese il viso tra le mani
"Cos'è successo? Ti ha fatto male? Stai bene?"
"Si tranquillo.. sto bene."
"Dio, non ti lascio più da sola."
È vero, in generale odiavo che qualcuno cercasse di proteggermi, ma questa volta era diverso. Lui era diverso. Io ero diversa.

I Hate Your Smile But I Love ItOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz