CAPITOLO 20

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Mancavano 5 giorni allo spettacolo.
Cercavo sempre di tenermi impegnata, altrimenti avrei pensato all'esibizione, e avrei provato del vero terrore.
In quel momento io, Drea, Anne e Maggie stavamo parlando durante la pausa, anche se in realtà stavo ancora pensando al giorno precedente.
Era incredibile che Nathan si fosse dato da solo il permesso di abbracciarmi.
Drea mi riportò alla realtà:"Andrea....."
"Sì, scusa, mi ero persa nei miei pensieri....dimmi"
"Andrea....". Quella era una voce diversa. Quella era la voce di Abby.
Mi girai scocciata e la vidi.
Mi venne un'improvvisa voglia di tornare a fare cazzate con lei.
Mi era mancata da morire, e me ne accorsi non appena la vidi.
"Ehm....cosa c'è Abby?" dissi, cercando di fare l'arrabbiata. Quello che venne fuori però sembrò più una supplica: ti prego, torna.
"Vorrei parlarti" continuò Abby.
"Okay. Un attimo e arrivo"
In realtà non vedevo l'ora di dirle tutto in faccia, ma prima volevo fingermi occupata come lei lo era sembrata nelle ultime settimane.
Dopo qualche secondo uscii, non facendocela più.
La seguii fino ai bagni delle ragazze, e dopo aver controllato che non ci fosse nessuno, iniziò a parlare:"Andrea, mi dispiace tanto. Mi sono resa conto settimane fa di essere nel torto, ma non volevo cedere...." la interruppi subito alzando la voce :"Non volevi cedere?!? Non volevi cedere?!? Stai scherzando?!?
Non ci siamo parlate per più di un mese, e tu non volevi cedere?!?
Non ti sei neanche fatta sentire o vedere per orgoglio?!? Sai che c'è, Abby? Io non so che fine tu abbia fatto. E no, non dire che sei qui, perché io voglio la vecchia Abby.
Non me ne frega niente di Lucas, non me ne frega niente del fatto che lui sia perfetto, perché ti ha trasformata, e io non ti voglio così." conclusi così, ma Abby mi fermò parandosi davanti:" Jace non ci avrebbe volute vedere così, lui ci avrebbe volute come prima!"
"Appunto Abby, come prima. E non pronunciare il nome di Jace, tu non ne hai il diritto, sei stata tu che hai abbandonato tutto, e puoi anche andarlo a trovare! Lasciamo stare Abby, torna pure dal tuo ragazzo perfetto."
Uscii dal bagno appena in tempo per il suono della campanella, e mi diressi a musica.
Appena entrai la professoressa iniziò a parlare:"Ed eccola qui, la nostra solista!"
Accennai un piccolo sorriso e mi diressi al mio posto.
"Bene Andrea, dato che nella scaletta dei ultima, dopo Jessie, per il gran finale, dobbiamo assicurarci che sia tutto perfetto.
Ma d'altronde, la tua voce è perfetta.
Ora proverete davanti a noi e agli sportivi della scuola, che si sono offerti di ascoltarvi, okay? Bene, perfetto, andiamo in palestra."
Oh no.
Nathan era uno sportivo.
E anche Matthew.
Matthew: un'altra persona che si era avvicinata a me, e che poi non si era fatta più vedere.

Cercai di mantenere la calma mentre tutta la classe si dirigeva in palestra.
Se io ero agitatissima, America era al settimo cielo, probabilmente perché non vedeva l'ora di essere al centro dell'attenzione.
Pff, patetica.
Arrivammo a destinazione, e quando entrammo tutti gli aspiranti atleti professionisti si fermarono per osservarci.
Sentii lo sguardo di due ragazzi in particolare puntati su di me, ma cercai di ignorarli entrambi.
"Bene ragazzi, andate tutti sugli spalti e godetevi lo spettacolo" disse il coach.
America avrebbe dovuto fare il numero di apertura, quindi partì lei.
Ovviamente si mise anche a fare il balletto previsto, che io trovavo sconcio, e tutti i ragazzi iniziarono a sbavare come dei cani.

"Bene, ora entri in scena tu, Andrea. Mi raccomando, niente timidezza" esclamò la professoressa.
La palestra era enorme, e quando mi trovai esattamente al centro del campo, con una quarantina di quasi sconosciuti seduti sugli spalti, che mi fissavano, la paura si impossessò di me.
Iniziai a cantare molto piano, ma la prof mi interruppe subito:" Eddai, Andrea, facci vedere quello che sai fare davvero."
Poi sentii la voce di America:"Infatti Andrea, facci sentire quanto sei incapace".
Nathan scoppiò a ridere, e la rabbia mi percorse in un brivido dalla testa ai piedi. Ripartii subito a cantare l'inno dall'inizio.
Cantai con tutta la mia potenza, e ci misi tutta l'anima.
La mia voce sembrò bellissima, tanto che, con l'eco prodotto dalle mura, riempì tutti i metri del campo.
Quando finii, tutti gli studenti mi stavano fissando a bocca aperta.
America sembrava stesse per esplodere.
Mi venne voglia di farla arrabbiare ancora di più, così dissi a voce alta:" Ti ho fatto vedere quanto sono incapace.
Ma d'altronde, se io ora sono qui, e tu lì, ci sará un motivo, no?"
Feci un'uscita in grande stile, lasciandoli tutti sbalorditi.
Un minuto dopo il mio ritorno nei corridoi, suonò la campanella.
Evviva, il pranzo!

Ero al tavolo con quelle che ormai erano diventate le mie più care amiche, quando vidi avvicinarsi Abby, accompagnata da Lucas.
"Ragazze, sta arrivando Abby" dissi una frazione di secondo prima che i due arrivassero al tavolo.
Stavano per sedersi, ma io lo fermai dicendo:" Scusate, ma se volete parlare solo voi due c'è un tavolo libero laggiù."
Indicai il tavolo vuoto dall'altra parte della sala, e Abby sembrò sul punto di piangere.
Al contario, Lucas si arrabbiò, e trascinò via Abby con sé. Mi dispiaceva averle parlato in quel modo... ma mi aveva fatta soffrire moltissimo.
Ci lanciammo sguardi fugaci per tutto il pranzo, e, quando arrivò il momento di entrare in classe per l'ultima ora, la mia voglia di seguire era pari a zero.

Per fortuna storia dell'arte passò velocemente.
Stavo camminando verso casa con le cuffie nelle orecchie, quando vidi un'ombra farsi sempre più vicina.
Qualcuno mi toccò la spalla, e quando mi girai, vidi Matthew:"Hei Andrea"
"Ciao"
"È da un po' che non ci si sente"
"Be', sicuramente non per colpa mia. Sei sparito"
"Lo so, e mi dispiace tanto.
Magari per rimediare possiamo organizzare un'altra serata pizza. Che ne dici?"
Non sapevo se accettare.
Ero sicura che mi sarei divertita, ma non volevo subito dargliela vinta.
"Non lo so...."
"Eddaiiii" iniziò a pregarmi come un bambino.
"Ok, e va bene. Facciamo a casa mia?"
"Perfetto. Questa sera alle 8 a casa tua"
"A dopo"
Nel frattempo ero arrivata davanti a casa, e quando entrai, la prima cosa che vidi fu la chioma riccia di mia sorella Ariana.
"Andrea!" urlò saltandomi addosso.
La abbracciai, ma solo perché era lei.
"Ciao! Come mai sei a casa?"
"Mamma e papá sono stati chiamati, quindi sono qui per farti un po' di compagnia."
L'espressione 'sono stati chiamati' avevamo iniziato ad usarla quando eravamo piccole, per dire che mamma e papá erano partiti per lavoro.
Questo significava che d'ora innanzi sarebbero stati chiamati sempre più spesso.
Che tregua lunga che gli avevano dato i loro capi.
"Ah, questa sera viene un mio amico a mangiare e guardiamo un film"
"Un amico?" chiese Ariana maliziosamente.
"Sì, un amico, per te va bene?"
"Certo, basta che ti diverti" ridacchiò andando in camera sua.

Matt arrivò preciso alle 8, e anche questa volta aveva in mano le pizze.
Mia sorella si presentò, e poi tornò in camera a parlare al telefono.
Al posto di guardare un film, però, parlammo.
Dopo circa un'ora dal suo arrivo, si complimentò con me:" Hai una voce stupenda, e poi il modo in cui hai zittito America è stato fantastico.
Nathan è uno stronzo, e gli va dietro come un cagnolino."
Se ne andò per le 11, e poi mi misi subito a dormire.

I Hate Your Smile But I Love ItWhere stories live. Discover now