Una nuova amica (parte uno)

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Mi dispiace, Sasha, avrei voluto così tanto portarti all'acquario... Se solo Luke non fosse stato male, mi dispiace tantissimo. Sei triste, vero?

No, mamma, non è vero, non è assolutamente vero. Mi va bene non andare all'acquario. Mi va bene restare qua per sempre, fin quando ci sei tu.

Se sei triste, puoi dirmelo, Sasha. Non mi arrabbierò. È il tuo compleanno, avremmo dovuto andare all'acquario tutti insieme, non c'è bisogno che ti trattenga. Va bene che ti dispiaccia.

Ah, non capisco, perché vuole così tanto che pianga? Non servirebbe a nulla. Ho solo bisogno di proteggervi. Tutti, sempre, comunque.

L'insegnante mi ha detto che hai picchiato tre ragazzi oggi, sono andata a scusarmi con i genitori. Lo sai che non devi usare la violenza, Sasha, non c'è bisogno. A volte bisogna semplicemente lasciar perdere. Non devi proteggerci sempre.

Era perché avevano detto che facevi la prostituta, che non potevi nemmeno comprarti la dignità e che per questo motivo Luke è nato malato. Odio quando parlano di te in questo modo. Non voglio che le persone ti ricordino così. Eppure tutte sembrano farlo.

Ehi, Sasha, un giorno vorrei così tanto vederti felice, vedere che fai qualcosa per te stessa. Me lo prometti? Promettimi che vivrai per te, bambina mia, non per Luke, non per me, solo per te stessa.

Senza di voi non avrebbe senso farlo. Voi siete tutto. Resta qui, per favore. Resta. Non te ne andare. Perché la tua figura sta scomparendo? Perché il suono dei tuoi passi si fa sempre più lontano?

<<Sasha?>>

Alzare le palpebre risulta stranamente difficile oggi, e quando lo faccio incontro gli occhi grigi e accigliati di Pamela, pian piano anche le orecchie riprendono a funzionare. Sono fuori, all'aperto, nel cortile. E mia madre non è qui. Non c'è niente qui se non la mia desolazione. <<Dio, mi hai fatto prendere un colpo, non ho mai visto nessuno dormire in maniera così rigida.>>

Ha ragione, il mio corpo è dolorante ovunque, questo è il risultato per essermi addormentata seduta sulla panchina con le braccia conserte. Sbatto più volte le palpebre, ho bisogno di riprendermi in fretta, non credevo che la pausa pranzo in cortile mi avrebbe fatta addormentare in questo modo. Forse zia ha messo del sonnifero nel panino che mi ha preparato, e non la biasimerei per questo, fatico a prendere sonno la notte. O forse è meglio dire che non mi piace dormire. Rilassarmi. Lasciarmi andare.

<<E' una tua abitudine dormire come una militare?>>

<<Una cosa simile>> mormoro, ancora assonnata. La mia vista è appannata, e fatico a concentrarmi. <<Per quanto ho dormito?>>

<<Ah, forse una ventina di minuti, non me n'ero neanche accorta, ho continuato a parlarti senza rendermi conto che la nostra conversazione si era trasformata in un monologo>> arriccia il naso all'insù coperto di lentiggini. Sembra che qualcuno le abbia spruzzato succo di fragola in faccia. <<Questo la dice gran lunga su quanto io sia logorroica.>>

<<Non è un problema>> le assicuro. <<Anche io vengo spesso contagiata dalla diarrea verbale.>>

Mi guarda per un istante, uno solo, e poi scoppia a ridere. Pamela ha una bella risata, ma roca, distorta, come se non le capitasse spesso di ridere così sinceramente. Provo a tornare indietro col tempo, e mi rendo conto che anche io sono come lei. Ho smesso di ridere, e non ricordo nemmeno da quando. Prima o dopo la morte della mamma? Il giorno del suo funerale? Quello della pazzia? O sono sempre stata così? Non lo so. Ora come ora, non ricordo neanche più che suono fa la mia risata.

<<Diarrea verbale>> ripete fra sé. <<Mi piace come suona. Diarrea verbale. Sembra grottesco e carino allo stesso tempo.>>

<<Hai detto che ti saresti divertita a vederli soffrire>> mormoro, il suo sopracciglio sinistro si solleva interdetto. <<I fratelli King. Su di me. Li ho incontrati. O meglio, ne ho incontrato solo uno.>>

La custode di cuori {COMPLETA} (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now