Capitolo 20

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«Quando ero piccola, a lezione di danza le insegnanti mi criticavano spesso perché il mio fisico non era come quello delle altre bambine.

Le mie compagne mi escludevano considerandomi sempre non adatta alla loro amicizia. Mi chiudevo spesso nella mia cameretta da sola a piangere, anche per pomeriggi interi. Non riuscivo ad accettarmi.

Ho cominciato a rifiutare il cibo, non volevo più mangiare e avevo solo 12 anni. Mia madre era preoccupata, così mi ha portata da una psicologa. Ho seguito un percorso con psicologi e nutrizionisti. Un inferno.

All'inizio continuavo a rimanere chiusa nel mio guscio, il mio unico scopo era quello di dimagrire. Poi la nutrizionista mi ha proposto un tipo di dieta che mi avrebbe aiutata a dimagrire ma senza rovinarmi. Ora la sto ancora seguendo.

In quel periodo mia mamma e Emma sono state le uniche a starmi vicina. Ascoltavo quello che avevano da dirmi ogni giorno ma non mi sono mai aperta con loro, se non dopo qualche anno.

Il mio unico sfogo era la danza, mi chiudevo in sala da sola anche per 5/6 ore. Due anni fa ho fatto domanda per la "Jeffry Ballet School" qui a New York.

Gli insegnanti si sono complimentati per il mio presunto talento ma l'unica cosa che non andava era il fisico. Non ero negli standard che una ballerina per loro deve avere. Così mi hanno detto di tornare dopo qualche anno con qualche chilo in meno e forse avrei avuto delle speranze» mi asciugo qualche lacrima che mi è scesa sul viso «Luke io non so perché ti ho raccontato tutto questo, ma è così complicato per me. Non ho mai avuto fiducia in me stessa e probabilmente non la troverò mai. Perciò portami via per favore».

Luke mi prende la mano intrecciando le sue dita attorno alle mie. Brividi.
«Allison tu sei bella cazzo. Sei semplice e diversa. I pregiudizi della gente non devo influenzarti. Vuoi fare la ballerina? E allora balla. Fregatene. Continua a ballare così come sei, un giorno si accorgeranno di quanto sei bella e brava. E se non se ne accorgeranno, un giorno si pentiranno di non averti nella loro compagnia quando ti vedranno chissà dove. Fregatene. Ora usciamo e prendiamo un hamburger. Goditi questa vita perché te lo meriti»

Con la mano libera mi asciuga una lacrima sul viso e il suo piccolo contatto mi fa stare meglio. Come se fosse medicina.
In anni di psicologhe ed educatrici che cercavano di convincermi a vedermi bella così com'ero nessuno mi aveva fatta sentire così.

Davvero bastano queste poche parole? Così semplici per farmi cambiare un pensiero che mi affliggeva da anni? O è semplicemente grazie a chi le ha pronunciate?

Usciamo dalla macchina ed entriamo nel fast food. L'odore così forte di carne mi invade le narici, non lo sentivo da anni ormai.

La sala è praticamente vuota. Non c'è nessuno. Ci sediamo ad un tavolo in un angolino, lontano dalla porta d'ingresso.

Un ragazzo magrolino della nostra età più o meno, viene a prendere il nostro ordine.
Si avvicina a testa bassa e non ha il coraggio di guardare Luke. Devo dire che ha ragione, un po' incute timore.

«Ciao, cosa vi porto?» dice guardandomi. Ma io non so cosa rispondere così Luke ordina per tutti e due: «Due cheeseburger e due bicchieri di Coca-Cola»

Il ragazzo scrive l'ordine sul libretto e guardando solo me, ringrazia e fa per andarsene ma Luke lo blocca prendendolo dal braccio.

«Ehi una cosa, se guardi ancora una volta questa ragazza giuro che ti spezzo in due, intesi?» gli dice incenerendolo con gli occhi.

Il povero ragazzo annuisce e a testa bassa con le gambe che tremano se ne va.

«Luke! Perché sei stato così antipatico?!» che domande Allison.

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