Capitolo 14

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Salgo nella sua macchina e il suo odore mi invade le narici.
Non avrei mai voluto fargli capire che l'ho seguito e ho ascoltato di nascosto la sua conversazione. Ma l'ho fatto e ora ne subirò le conseguenze. Le parole mi sono uscite di bocca senza che io potessi controllarle.

Appena accende la macchina la musica invade tutto l'abitacolo. Con un colpo brusco spegne la radio e parte. È davvero arrabbiato se ha spento perfino la musica.

Lo osservo. Le mani stringono con forza il volante dell'auto, gli occhi sono fissi sulla strada, la mascella è più tesa del solito e la  fronte è aggrottata. Non potrebbe essere più furioso di così. Il silenzio che ci circonda mi fa sentire a disagio ma almeno il mio mal di testa non viene peggiorato da quella musica assordante.

Parcheggia l'auto in un piazzale vuoto. Scende dalla macchina, apre la mia portiera e mi prende per mano senza dire niente. A questo gesto involontariamente faccio un po' di resistenza, ma lui mi guarda e decido di seguirlo.

Rimango senza fiato davanti allo scenario che vedo. Tutta la città vista dall'alto con le luci che la illuminano è qualcosa di magnifico. Vedo tanti edifici e alcuni riesco anche a riconoscerli.
Ci sediamo su un muretto e per alcuni minuti rimaniamo in silenzio, quindi decido di parlare io per prima.

«Senti Luke mi dispiace, non volevo ascoltare quella conversazione, sono affari tuoi e io con te non c'entro niente perciò scusami non dovevo» dico alla velocità della luce sperando che abbia capito.
Con un sospiro si porta le mani alla testa e si appoggia con i gomiti alle ginocchia.

«Non mi interessa cosa hai sentito o no, quegli stronzi in ogni modo faranno uscire la verità» Di che verità stava parlando? Vorrei così tanto saperlo! Decido comunque di non interromperlo e continuo ad ascoltarlo «Quello che mi fa uscire di testa è il fatto che tu possa pensare che io sia come quelli, io non c'entro niente con tutta quella merda» mi guarda negli occhi e nonostante ci sia poca luce riesco comunque a vederli brillare.

«Allora perché frequenti persone del genere?» provo a chiedere mantenendo il contatto visivo.

«Allison, questo non posso dirtelo.. È qualcosa di talmente tanto personale che non credo di poterne parlare»

«Luke per favore, di me ti puoi fidare» istintivamente appoggio la mia mano sulla sua. Abbassa di scatto lo sguardo e me la stringe ancora di più.
Dopo alcuni minuti in silenzio passati a guardare quella mano enorme stringere la mia, apre la bocca come per dire qualcosa ma poi si blocca. Si alza bruscamente e senza guardarmi dice: «Si è fatto tardi, andiamo devo riportarti a casa» si dirige verso la macchina con passo veloce e sono costretta a seguirlo.

I suoi sbalzi d'umore mi fanno imbestialire. Chi crede di essere? Un secondo prima dolce e carino quasi irriconoscibile e un secondo dopo torna lo stronzo di sempre, quello a cui non frega niente di nessuno. Tutto il suo orgoglio mi fa stare male. A volte mi sembra quasi di conoscerlo da una vita, altre mi sembra di avere davanti uno sconosciuto. Sono stufa di tutto questo, voglio capire chi ho di fronte altrimenti deve lasciarmi in pace e per quanto possa essere difficile devo cercare di non pensare più a lui.

Il viaggio in macchina sembra eterno.
Una volta arrivati davanti a casa mia si ferma e continuando a guardare dritto davanti a sé aspetta che io scenda ma io non me ne andrò così. Lui sarà anche testardo ma io lo sono di più.

Mi metto a braccia incrociate e aspetto che dica qualcosa. Spegne la macchina e ripete il mio stesso gesto. Trascorriamo alcuni secondi in silenzio continuando a guardare fuori dal finestrino.
Ad un certo punto sento la sua voce profonda: «Hai intenzione di scendere o no?»

«Non scenderò finché non mi spieghi quello che ti passa per la testa» dico cercando di mantenere un tono deciso.

Si gira verso di me e fissa i suoi occhi dentro ai miei. Rimaniamo così per un tempo che sembra eterno e poi lo sento dire: «Allison smettila di fare la bambina, smettila di impicciarti in cose che non ti riguardano ma soprattutto smettila di cercarmi. Lasciami in pace. Scendi da questa maledetta macchina e sparisci per sempre»
Parla con un tono talmente freddo che non capisco se mi fanno più male le sue parole o il modo in cui le ha dette. I suoi occhi freddi, quasi glaciali continuano a guardare i miei che stanno per riempirsi di lacrime.

Scendo senza dire niente, sbatto la porta della macchina con tutta la forza che ho in corpo e corro in casa sperando di riuscire ad addormentarmi senza pensare alle sue parole.
Le mie guance però sono ormai rigate di lacrime.

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ALLISON ADAMS

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LUKE COLLINS

LUKE COLLINS

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Solo Per TeWhere stories live. Discover now