Capitolo 12

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Luke è a due centimetri dal mio viso e sento benissimo il suo profumo. È qualcosa di indescrivibile.

«Credi di poter decidere tu cosa devo o non devo fare? Lasciami andare Luke, subito» gli dico mantenendo il contatto con i suoi occhi scuri.

«Ok, ma tanto so che rimarresti qui anche se ti mollassi il braccio» mi dice sussurrando al mio orecchio. Sento la sua mano lasciarmi delicatamente il polso, fino ad accarezzarmi la mano. I brividi mi percorrono il corpo, il suo contatto mi provoca sempre qualcosa di strano, ma non gliela darò vinta. Alzo lo sguardo fissandomi nei suoi occhi e dico «Davvero? Allora non mi conosci per niente»

Mi giro e me ne vado, lasciandolo da solo un'altra volta. Appena esco dall'aula sento un colpo. Mi blocco con uno spavento e capisco che probabilmente ha tirato un pugno a qualcosa ma non posso tornare dentro, gliela darei vinta e non voglio. Mi faccio forza e vado a lezione cercando di dimenticare le cose assurde che sono appena successe.

Le ore passano e non sono per niente concentrata su quello che faccio. Appena sono seduta al tavolo in mensa, Emma se ne accorge e mi dice: «Allison che hai oggi?  Non hai toccato cibo e hai parlato pochissimo!»

«Luke sarà il mio compagno di progetto per anatomia e me lo sono ritrovata a due centimetri dal viso, di nuovo» le dico tutto d'un fiato con lo sguardo fisso davanti a me.

«Cosa?! Stai scherzando? Mi sa che quello lì è completamente cotto!» mi dice ridendo, sposta gli occhi dietro di me e con un sorriso aggiunge: «Girati e guarda, non ha staccato gli occhi da qui neanche per un secondo!»

Mi volto e in lontananza incontro il suo sguardo. È seduto a mani incrociate, imbronciato, con la mascella tesa e continua a guardare nella mia direzione. È bellissimo.
Una bionda riccia continua a parlargli ma lui non la ascolta. Continua a guardarmi. Trattengo una risata e mi giro verso Emma.

«Emma a lui non frega niente di una come me. Guarda, quelle sono le ragazze che vuole» e le indico un gruppetto di ochette troppo truccate che ridono tra di loro.

«Sarà...ma a me sembra un'altra cosa. Cioè guardalo. Sembra un bambino imbronciato. Mi sa che gli ha ferito l'orgoglio» ammicca e poi continua «Comunque stasera vieni a una festa con me, Evan mi ha detto che ci porterà lui» dice tutta euforica.

«Una festa Emma? Sai che le odio» poi mi rendo conto di tutta la frase «E poi Evan l'ha detto a te e non a me che sono sua sorella?»le dico ridendo.

«Dai per una sera usciamo insieme e facciamo qualcosa di diverso dal solito. Evan va più d'accordo con me che con te che sei sua sorella, è assurdo» mi dice scoppiando in una risata. Stare con lei mi fa sentire bene, è per questo che l'adoro.

«Va bene allora, a che ora passi a casa mia?» le chiedo bevendo un po' d'acqua. L'unica cosa che ho preso per pranzo. Questa scuola fa schifo in fatto di cibo.

«Passo per le sei, tu non prepararti nel frattempo perché ho un vestito meraviglioso da farti provare» mi dice con un sorrisetto.

«Emma sei sempre la solita, non cambierai mai» le dico ridendo mentre ci dirigiamo verso l'uscita della mensa.

Finite le lezioni sono sempre una delle ultime ad uscire da scuola. Prendo le cuffiette e mi incammino verso casa. Il vento gelido mi punge il viso e le nuvole nere minacciano pioggia, per fortuna casa mia non è molto distante da qui. Passo davanti a diversi negozi ma rimango incantata davanti alla vetrina di una gioielleria.

Una bellissima collana esposta cattura il mio sguardo: una catenina d'oro con un ciondolo a forma di ancora con piccoli cristalli all'interno. Prendo il telefono e le scatto una foto, sperando di trovarne una simile da qualche parte ad un costo minore. Non potrò mai permettermi una cosa simile.

Solo Per TeWhere stories live. Discover now