Capitolo 24

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Sono passati all'incirca dieci giorni da quando Nicole si è svegliata dal coma, dopo che le ho dato la notizia di suo figlio ha dato di matto quasi ogni giorno, rifiutandosi di mangiare e bere.

I medici non la lasciano andare a casa, dicono che vogliono aspettare si riprenda, ma mi chiedo come faccia a riprendersi dopo una tragedia simile, io ne so qualcosa, so cosa vuol dire provare quel dolore, perdere una persona a te cara e anche se questo bambino non era ancora nato vedevo Nicole felice di diventare madre, se prima stava male solo fisicamente, ora anche la sua psiche ne risente.

Questa mattina sono passata in ospedale, io sono uscita da quelle quattro mura bianche subito dopo che Nicole ha avuto il crollo e questo mi fa male, avrei voluto venisse a casa con me o massimo il giorno dopo, ma ha bisogno di stare ancora in ospedale.

Ho bisogno di un posto che mi dia la tranquillità necessaria per tornare ad avere un briciolo di sanità mentantale, dove ci sia silenzio anche solo per pensare cinque minuti senza che nessuno mi interrompa, sento la necessità di parlare con mamma, nessuno mi disturberà al cimitero, per questi tipi di occasioni è il luogo ideale, tanto sono tutti morti, non disturberò nessuno a quest'ora tarda non c'è anima viva, tutti preferiscono visitare i parenti nel pomeriggio, quando il sole è ancora alto in cielo e il brusio che si sente per i corridoi del cimitero è talmente forte da assordare chiunque.

Dopo che io e Nicole siamo finite all'ospedale,  ho passato più tempo rinchiusa li dentro che in qualsiasi altro posto, come fossi in carcere, ora voglio disintossicarmi da quel posto, ho bisogno di respirare un'aria diversa, pulita.

Appena arrivo davanti al cimitero, una lacrima mi scivola sulla guancia e rapida si fa strada verso l'angolo della bocca, rendendomi il labbro superiore leggermente salato.

Varco il grosso cancello nero, un senso di tranquillità mi attraversa ogni centimetro del corpo, mi sento come se fossi tornata a casa dopo tanti anni e sinceramente la cosa ha un che di inquietante, non so se sono pazza io o è la situazione che sto vivendo, ma considerare il cimitero come se fosse casa è da pazzi.

Le poche volte che si riesce a percepire qualche rumore, si distinguono solo i singhiozzi strozzati delle persone che ricordano i propri cari e li piangono rimuginando su qualche vecchio ricordo.

Mentre alcune voci in lontananza si palesano alle mie orecchie percorro un piccolo sentiero sterrato che mi conduce ai piedi della tomba di mia madre.

Appena arrivo davanti alla nuova casa di mamma, rimango qualche minuto in silenzio e noto qualche ragnatela sulla lapide, proprio sopra il piccolo epitaffio inciso sul marmo grigiastro, accanto una foto che ritrae mia madre da giovane, poco prima si ammalasse.

Era così sorridente in questa foto, ed è così che la voglio ricordare, felice, spensierata, ma sopratutto piena di vita.

Mi siedo accanto alla tomba, tolgo scarpe e calzini, lasciando i piedi nudi a terra, amo sentire l'erba fresca che mi solletica la pianta del piede.

Accarezzo delicatamente la lapide come se stessi accarezzando la guancia di mamma, poi prendendo fiato incanalando l'aria all'interno dei polmoni, mi sistemo per stare più comoda ed inizio a raccontarle la mia giornata, sono sicura che ovunque si trovi mi possa sentire e starmi accanto, mamma è il mio angelo custode.

< Mi dispiace se è un po' che non mi faccio vedere, ma sono successe veramente tante cose. Sai, mi sono fidanzata, poi Nicole ed io abbiamo avuto un incidente, lei ha perso il bambino, perché si, era rimasta incinta. Ma mamma la verità è che mi manchi ogni giorno sempre di più, questo vuoto che mi hai lasciato sembra non volersi colmare in nessun modo, nessuno si rende veramente conto di come sto, tutta colpa dell'apparenza, sembra agli occhi di tutti che sto bene, ma in realtà muoio in silenzio. >

Shatter MeWhere stories live. Discover now