Capitolo 1

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Non pensavo che il sole potesse essere così spiacevole: svegliarmi di prima mattina, entrare dolcemente dalle tende e poi posarsi sul viso accecandomi è davvero scorretto. Stavo dormendo così bene, ma a volte persino le cose che sembrano più piacevoli si rivelano le più amare.

La mano si muove istintivamente verso il viso, cercando di schermare gli occhi dalla luce invadente che si è insinuata nella mia camera senza neanche chiedere il permesso. Con sforzo, mi giro nel letto, la stanchezza che pervade il mio corpo rendendo ogni movimento una fatica. La sveglia sul comodino mi avverte che sono le sei in punto. Ancora una volta mi sono svegliata troppo presto. Forse è colpa della stupida insonnia che mi tormenta, oppure forse è solo l'agitazione per il ritorno a scuola che infiamma tutti. Tra due ore dovrò essere pronta, perché, diciamocelo, mi aspetta una giornata densa di nozioni e di pura noia.

Scosto le coperte e mi sollevo dal letto con fatica. Vorrei tanto rimanere lì, arrotolata nel calore delle lenzuola, ma se non trovo la forza di svegliarmi e darmi una sistemata come si deve, finirò per essere non solo impresentabile, ma anche in ritardo.

Mi avvicino allo specchio con una certa distrazione, ma basta uno sguardo per farmi rabbrividire. I capelli sono una vera e propria giungla, selvaggi e spettinati in tutte le direzioni immaginabili. Mentre cerco di domare il caos, penso con un sospetto di nostalgia alla tranquillità di quando erano incolti nel sonno. Ma ora non ho tempo per rimuginare. Afferro una spazzola e comincio a tirare e spazzolare, cercando di radunare la chioma ribelle in una coda alta. Ogni tanto un ciuffo indisciplinato sfugge alle mie mani, ma non mi arrendo, determinata a ottenere almeno un minimo di ordine prima di affrontare il mondo esterno.

Mentre mi guardo allo specchio la mia attenzione viene immediatamente catturata da qualcosa di diverso. Mentre cerco di afferrare una ciocca ribelle, il mio sguardo si posa sul riflesso che mi restituisce lo specchio. E c'è qualcosa di diverso, qualcosa che non avevo notato prima. Il mio volto sembra più magro, gli zigomi più evidenti, le occhiaie più profonde. La realizzazione mi colpisce come un pugno allo stomaco. Ho perso peso.

Un'ondata di emozioni contrastanti mi travolge all'improvviso. Inizia con un senso di incredulità, seguito rapidamente dalla tristezza. Mi rendo conto che questa perdita di peso non è stata voluta, non è stata il risultato di un impegno consapevole per migliorare la mia salute. È stata una conseguenza della mia lotta interna, della depressione che mi opprime da settimane, forse mesi.

Le lacrime cominciano a sgorgare silenziosamente lungo le mie guance mentre fisso il mio riflesso nel vetro. Mi sento tradita dal mio stesso corpo, dalla mia mente. E mentre cerco di districare i nodi dei miei capelli, sento il groppo alla gola stringersi sempre di più. La realizzazione mi travolge: questa lotta non è solo contro il mio riflesso, ma contro me stessa, contro la malattia che mi imprigiona.

La nausea mi assale mentre mi rendo conto di quanto mi schifi io stessa.

Senza nemmeno pensare, mi volto e corro verso il bagno. Ho bisogno di allontanarmi da quel riflesso, di sentire l'acqua calda scorrere sulla mia pelle, di lavare via quella sensazione di disgusto che mi pervade. Accendo la doccia con gesti frenetici e mi ci tuffo senza esitazione.

L'acqua calda scroscia giù su di me, avvolgendomi in un abbraccio rassicurante. Chiudo gli occhi e lascio che il calore mi permei, cercando di allontanare i pensieri negativi che mi assillano. In questo momento, sotto il getto tonificante, posso finalmente liberarmi da quel riflesso odioso e ritrovare un po' di pace interiore.

Mentre mi insapono mi torna alla mente un ricordo di mamma. 

Ricordo una sera, tornavo dal parco con papà, ero completamente bagnata di sudore e ovviamente l'odore che emanavo non era dei migliori. Ora che ci penso, ero anche sporca di fango sulla maglietta nuova appena comprata che mamma mi aveva vietato di mettere, ma io, come al solito, non le ho dato ascolto. Quella sera mamma andò su tutte le furie, mi prese per mano e mi portò di forza a fare un bagno caldo. Le sue mani erano così delicate mentre mi insaponava i capelli che a volte quasi mi addormentavo tra una carezza e l'altra. Nella stanza c'era un forte odore di mela; lei adorava quello shampoo e io, ancora oggi, lo uso. Sono molto legata a questi ricordi, è come se li rivivessi ogni giorno in un loop continuo. Credo di essere bloccata nel passato. Sono malata! O forse no! Forse avrei bisogno di uno strizza cervelli. Forse dovrei farmi rinchiudere in una di quelle cliniche dove ti imbottiscono di farmaci e buttano la chiave, lasciandoti lì a marcire, a farti logorare dalla tua mente.

Shatter MeWhere stories live. Discover now