Capitolo 11

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CRISTIAN

Mi sveglio all'improvviso ritrovandomi abbracciato a Mirea che dorme beata come un Angelo. 

Più la osservo atte, più mi accorgo di quanto sia bella. 

Mi alzo dal divano con delicatezza per cercare di non svegliarla, ha sicuramente bisogno di riposo dopo la giornata orribile che ha avuto oggi.

Ho bisogno urgente del bagno, mi dirigo verso le scale per salire al piano di sopra dove si trova il bagno, apro la porta e rimango a fissare la mia immagine riflessa nello specchio.

Mi sento un verme per quello che ho fatto.

Cerco di non pensarci, ma il pensiero di aver tradito Caren mi torturano piano piano e so, che col andar del tempo, i sensi di colpa mi logoreranno anche l'anima. 

Mi sciacquo il viso con dell'acqua fredda e l'immagine che intravedo riflessa allo specchio, mi dà la nausea, riesco a farmi schifo da solo e per di più solo osservandomi. 

Esco dal bagno e torno in salotto dove trovo Mirea che continua a dormire. 

Mi limito a guardarla. 

Non riesco a non guardarla. 

Mi sembra una bambola di porcellana, la vedo così piccola ed indifesa, non voglio farla soffrire. 

Prendo coraggio e cerco di svegliarla anche se non vorrei, ma non va bene dorma così tanto poi rischia di non dormire bene questa notte.

La vedo girarsi due o tre volte nel divano e alla fine riesco a farla svegliare.

Mirea odia essere svegliata quindi immagino già la sua reazione.

La vedo portarsi una mano al viso per stropicciarsi gli occhi, proprio come fanno i bambini.

< Credo che ci siamo addormentati! >

Il suo tono di voce è assonnato, ma allo stesso tempo si percepisce gioia nella sua voce.

< Presumi bene. Sembri un maialino quando russi in quel modo! >

< Stai zitto, non è vero. >

Vedo un dolce sorriso spuntarle sulle labbra, vedo anche dell'imbarazzo nei suoi occhi ed p arrossita visibilmente sotto il mio sguardo. 

Dentro di me sento il bisogno irrefrenabile di baciarla, ma mi limito a prenderla per i fianchi e a spingerla  con delicatezza per non farle del male sul divano e incomincio a farle il solletico. 

Ho bisogno di sentire anche il minimo contatto fisico con lei e questo è l'unico modo per annullare le nostre distanze, non dando troppo nell'occhio. 

Mirea si dimena sotto la mia presa, tenta in tutti i modi di liberarsi dalla mia presa, ma senza successo.

Urla e mi implora di smettere, ma mi diverto troppo a torturarla col solletico. 

La vedo ridere di gusto e mi sembra felice, voglio renderla felice. 

La vedo come quando viene dato il regalo di Natale ai bambini, dopo che hanno aspettato mesi e mesi per riceverlo e non importa di cosa si tratti, loro sono felice ugualmente. 

Sento una grossa morsa allo stomaco, come se avessi fame, sento come se qualcuno mi stesse facendo il solletico allo stomaco.

MIREA

Cristian mi sta facendo il solletico, non riesco a smettere di ridere. 

Sto così bene quando sono con lui, riesce a farmi sentire viva, ma come in tutti i momenti belli che si rispettano, c'è sempre qualcosa che li interrompe bruscamente, in questo caso, lo squillo di un cellulare. 

Shatter MeWhere stories live. Discover now