Capitolo 13

852 50 6
                                    

CRISTIAN

Di Axel nessuna traccia così decido di tornare dalle ragazze.

Trovo Nicole ancora seduta a terra, ma fortunatamente il naso non le sanguina più, affianco a lei c'è Alex, ma non vedo Mirea così chiedo alle ragazze dove sia e mi viene indicata la direzione del bagno

mi dirigo verso i bagni e la prima cosa che noto è la porta del bagno completamente sfondata, sicuramente qualche ubriaco l'avrà rotta.

Quando sto per andarmene la curiosità si fa mia amica e do una sbirciata all'interno di quel bagno giusto per essere sicuro sia tutto apposto.

Rimango scioccato quando sul pavimento vedo Mirea stesa a terra immersa in una pozza del suo stesso sangue.

Mi fiondo su di lei, la chiamo, ma non risponde ha perso i sensi.

Sono nel panico più totale, non so cosa fare. Prendo d'istinto il cellulare dalla tasca destra dei jeans e chiamo l'ambulanza.

< Pronto? Pronto? Serve un'ambulanza. >

Sono visibilmente nel panico, ho Mirea tra le braccia priva di sensi che non risponde a nessuno stimolo, vengo preso ancora di più dal panico quando mi accorgo che il suo sangue sta macchiando i miei vestiti, questo vuol dire solo una cosa, l'emorragia non si è fermata.

< Si, mi dica, dove si trova? Cos'è successo? >

Dall'altro capo del telefono una voce molto tranquilla di una donna mi chiede cosa sia successo, ma io non lo so, cosa gli racconto ora.

Sento il panico crescere sempre di più, ma se voglio aiutare Mirea devo mantenere la calma e smettere di perdere minuti preziosi che potrebbero salvarle la vita.

Prendo coraggio e facendo un bel respiro cerco di spiegare alla donna cosa potrebbe essere successo.

< La mia ragazza, non so cosa sia successo. È distesa a terra, ha perso i sensi, vi prego fate presto. Siamo in un locale sulla statale non potete sbagliare. >

Cerco di spiegarmi meglio che posso, ma non sapendo cosa sia successo realmente mi è davvero molto difficile.

< D'accordo ho capito. Non si preoccupi, mando subito l'ambulanza. Stia calmo e non muova la ragazza, ma tenga monitorati i suoi segni vitali. >

Poi la chiamata viene interrotta.

Tiro un mezzo sospiro di sollievo, l'ambulanza sta arrivando e aiuteranno Mirea a riprendersi. 

Ogni minuto che passa sembra un'eternità, il tempo è come se si fosse bloccato.

Io sono seduto su questo maledetto pavimento freddo con la ragazza che amo tra le braccia, non la lascio un solo secondo, le parole e le accarezzo i capelli stando attento a non toccarle la ferita, cerco di farla sentire al sicuro anche se non sono certo che possa sentirmi.

I secondi sembrano tramutarsi in ore e i minuti in giorni e ancora nessuno che si fa vivo. 

Abbasso lo sguardo sul viso di Mirea e sembra stia solo dormendo e solo dio sa quanto vorrei fosse così, che ora si svegliasse e mi dicesse che stava solo facendo un riposino come al suo solito.

Ti prego Mirea svegliati maledizione, la paura e l'ansia mi stanno divorando lentamente, sento che tra poco avrò un crollo psicologico.

Non voglio che le succeda qualcosa, non avrei dovuto lasciarla da sola, l'avevo promesso e nuovamente non ho mantenuto la parola, sono un coglione. 

Mentre sento le lacrime bagnarmi il viso sento dei passi pesanti e qualcuno che parla, giro lo sguardo di scatto e finalmente vedo i medici entrare nel bagno dove ormai siamo da svariati minuti, avevo paura sarebbe diventata da lì a poco la nostra tomba.

Shatter MeWhere stories live. Discover now