16. Colpe

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Una crepa bianca squarció il cielo che fino a qualche minuto prima era limpido. Venne subito seguito da un tuono che risuonó per ogni dove, fin dentro al mio cuore. Tutti nel bar smisero di fare ciò per cui erano venuti. Sguardi sconcertati si scrutavano intorno alla ricerca della fonte del baccano, come se non fosse stato il tuono la causa. Un altro fulmine si fece strada nel cielo, diventato nero come la pece, illuminando per qualche secondo la stanza diventata improvvisamente buia. Occhi familiari si posarono sulla mia figura mentre gli altri ignari si agitavano.
Dal canto mio non sentivo nulla di quello che stava accadendo fuori l'edificio. Ero immersa nei miei pensieri, nei miei sensi di colpa. Tremavo e le lacrime scendevano inesorabili. Chiusi gli occhi mentre scariche rapide come brividi di freddo attraversarono il mio corpo dall'alto al basso. Sentivo una fitta di dolore partire dal cuore e finire nel mio braccio sinistro, attraverso ogni nervo, mentre nella mia mente si ripetevano 3 parole: " l'ho uccisa io". Una folata forte fece sbattere la porta d'ingresso del bar. 

Nel mentre due mani forti afferrarono le mie spalle. Lentamente aprì gli occhi, era Alex. Vedevo che stava parlando, ma le mie orecchie non percepivano nulla, come per volermi isolare dal resto del mondo e rimanere nella mia sofferenza. Lui mi squoteva cercando di avere una qualche reazione da me e dopo qualche momento piano iniziai a sentire le sue parole. All'inizio percepì solo il mio nome nel silenzio della mia mente, poi le sue parole preoccupate arrivarono dritte al cuore:

-Marine Marine, smettila, calmati, stai perdendo il controllo.. Marine respira!!-
-Io.. Io l'ho uccisa- sussurrai tra i singhiozzi. Lui guardò sorpreso alla mia destra e un attimo dopo vidi davanti a me Syrio, preoccupato. Mi fece una carezza sulla guancia e nel caos, che ora riuscivo a sentire, le sue parole risuonarono come una ninna nanna.
-No tesoro. Non è colpa tua. Non l'hai uccisa. Scusa mi sono espresso male. Non volevo dare la colpa a nessuno. La verità è che sono sicuro che lei sapeva a cosa andava incontro e ha deciso lo stesso di metterti al mondo. Hai capito Marine?-
-Come fai a esserne certo?- gli chiesi mentre il mio battito iniziava a rallentare. Lui mi guardò con tenerezza, poi mi mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi asciugò una lacrima sulla guancia. Infine disse: -Perchè è quello che fanno i genitori. Farebbero di tutto per i propri figli, anche sacrificare la propria vita. Tua madre aveva un cuore enorme, e sono sicuro che dal primo istante in cui ha saputo di averti nel suo grembo tutto il suo amore è stato per te. E non vorrebbe mai che il sacrificio che lei ha fatto con tanta speranza per il tuo futuro diventasse per te una colpa insostenibile.-

Era la prima volta che qualcuno parlava di lei, qualcuno che la conosceva e sapeva cosa pensava. Le sue parole mi rassicurarono e nella mia mente si formò una scena che avevo sempre avuto il terrore di immaginare perché impossibile e dolorosa: una donna bionda e bellissima che, sorridente, teneva in braccio una neonata con qualche ciuffo azzurro e occhi color grigio perla.
Mentre la tempesta all'esterno si placava altre lacrime offuscarono la mia vista quando finalmente dissi ciò che non avevo mai neanche pensato:
-Mi manca.. lo so è stupido, per far si che ti manchi una persona dovresti averla conosciuta.. però è vero, mi manca ogni giorno e mi sento così sola..- dissi con voce strozzata prima che le sue braccia forti mi abbracciarono. Mentre con una mano mi accarezzava la nuca disse qualcosa che non dimenticherò mai:
-Tu non sei sola, lei sarà sempre dentro di te. La sua energia è dentro di te ed è quella che ti ha protetto dal primo tuo respiro fino ad ora. Lei è sempre stata accanto a te a vegliarti e a proteggerti, e non ti abbandonerà mai.-
Le sue parole mi diedero una nuova consapevolezza e come succede dopo una tempesta tornò il sereno, dentro e fuori di me. 

La carezza del colore blu. #Wattys2016Where stories live. Discover now