Capitolo 11

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13 giugno

"Quanto era bella la mia corazza costruita in anni e anni di paure. Ma più bello è stato il sorriso che l'ha disintegrata in un secondo"


Crystal.

<<Quindi vieni qui praticamente ogni giorno?>>
Mi chiede Lucas sorpreso
<<Si, a parte la domenica>>
<<E com'è che ti vedo solo per tre giorni alla settimana?>>
<<Non vorrei romperti!>>
<<Sei scema? Non rompi! Mi piace stare con te>>
<<Smettila Lucas>>
<<Dico sul serio! Mi piace>>
<<Perché?>>
<<Perché sei intelligente. Bella e scontrosa>>
<<Non sono scontrosa>>
<<Solo il più delle volte>>
Lucas parla così lentamente e la sua dolcezza ogni volta mi sorprende
<<Se lo dici tu>>
Dico abbassando lo sguardo
<<Che hai?>>
Dice lui inclinando la testa
<<Niente>>
Dico sorridendo timidamente
<<Non sei orrenda come pensi Crys. Sei speciale!>>
Ecco il suo sorriso
<<Non voglio essere speciale!>>
Dico abbassando di nuovo lo sguardo
<<Che cosa vuoi essere?>>
<<Normale>>
Sbuffa
<<Normale è noioso>>
Prende la mia mano <<Le tue imperfezioni sono bellissime e te ne devi rendere conto Crys!>>
<<Ok smettila!>>
Dico alzandomi di colpo
<<Smetterla di fare cosa?>>
<<Questo! Quello che stai facendo adesso>>
<<Cosa sto facendo? A...aiutami a capire>>
<<Tu... non sai niente di me! Non sai niente delle mie imperfezioni>>
<<Allora resta qui e parlane! Parla con me. Dimmi tutto>>
<<Mi fa male>>
Le lacrime minacciavano di scendere dal mio viso a momenti
<<Non andartene>>
<<È tardi devo andare>>

Non lo lascio parlare e vado verso la macchina e torno a casa.

Può sembrare strano o patetico ma, non è facile parlare di ciò che mi tormenta e mi fa male.

La mia malattia è sempre stata d'intralcio. Sempre. In ogni momento.
Soprattutto quando cerco di costruirmi qualcosa, o quando cerco di vivermi qualcosa. È sempre lì, pronta a distruggere ogni cosa.

Ho scoperto di avere questa malattia a nove anni, quando cadevo continuamente, i miei genitori avevano deciso di portarmi dai dottori. Da lì ci sono andata per tutta la vita. Fino ad ora. Mi sono sempre sentita un peso. Un peso per me, per i miei genitori, per gli amici. Nessuno è riuscito mai a capirmi davvero e a capire quanto tutto questo mi faceva terribilmente male.

Per tutta la vita ho sempre fatto finta di niente, perché non volevo essere una vittima. E dovevo avere la forza per affrontarla questa malattia.
Avevo solo dodici anni quando sono stata operata per la prima volta, dentro di me ero terrorizzata. Ho sempre finto di essere coraggiosa. Un po' per me e un po' per la mia famiglia. Ma dentro, mi sentivo morire ogni volta, e ogni volta mi sono sempre rialzata da sola, nonostante il dolore tremendo che mi entrava nelle ossa, arrivando al cuore.

L'ultimo intervento l'ho fatto quest'anno, era dicembre ed è stato terribile; ancora più terribile se è possibile.
Nella mia vita ho sofferto parecchio, ma mi ritengo una ragazza forte. Per quanto io lo possa essere.

I giorni passavano in fretta ultimamente, forse perché lui riempiva le mie giornate senza rendersene conto.
Lucas mi sorprendeva ogni volta, non si rassegnava davanti ai muri che innalzavo, lui voleva capirmi e voleva abbattere quei muri e vedere la vera me. Questo mi spaventava a morte.
Forse mi spaventava più di tutto.

Messaggio da Lucas:
-Ehi ragazza misteriosa. Se ti chiamo mi lasci giù?
Immaginavo già il mezzo sorriso sulle sue labbra perfette mentre mi scriveva
-Perché dovrei?
-Perché sei arrabbiata con me?
-Forse...
-Davvero? Non sopporto quando sei arrabbiata con me! Non voglio farti arrabbiare
-Lo so! Tranquillo non lo sono davvero
-Allora ti va di parlare un po' con me?
-Alle tre di notte? Certo...
-Perché hai altro da fare?
Non rispondo al suo messaggio e lo chiamo.

<<Ehi ragazza misteriosa>>
<<Ehi!>>
<<È bella la tua voce, anche alle tre di notte>>
<<Non si può dire lo stesso della tua stalker>>
Scherzavo, era bellissima e profonda.
Ride
<<Che ci facevi ancora sveglia?>>
<<Ti pensavo!>>
<<Sul serio?>>
<<No, non riuscivo a dormire>>
<<Ah grazie! Io ci speravo per davvero>>
Cerco di non fare caso a quello che ha appena detto
<<E tu, che ci fai sveglio?>>
<<Ti pensavo ovviamente!>>
Rido io questa volta
<<E come mai non riuscivi a dormire?>>
Chiedo io
<<Non lo so>>
<<Che hai stalker?>>
<<Niente>>
<<davvero? Me ne vuoi parlare?>>
<<No sinceramente.>>
Me lo aspettavo in fondo. Però è triste e non mi piace sentirlo così triste
<<Mi dispiace Lucas>>
<<Lo so>>
<<Senti! Se vuoi posso rimanere su con te, finché non ti addormenti>>
<<Mi pacerebbe, sì>>
<<Bene>>
<<Bene... che ci fai dalla fisioterapista?>>
Ecco. Ancora questo argomento.
<<Ci lavoro di mattina. E poi alle quattro faccio fisioterapia>>
<<E ci lavori da tanto?>>
<<Qualche mese>>
<<Avrei voluto conoscerti prima Crys>>
<<Perché? Non ne hai già abbastanza di me?>>
<<No!>>
<<Mhm>>
La conversazione mi imbarazza parecchio.
<<Ti va di uscire?>>
<<Quando?>>
<<Adesso>>
<<Adesso? Scherzi stalker?>>
<<No sul serio. Non conosci un posto tranquillo, dove possiamo andarci adesso?>>
<<Ci sarebbe un posto ma>>
<<Ma?>>
<<Se mio padre mi sente uscire, mi uccide!>>
<<Allora esci piano dalla finestra>>
Posso sentire il suo ghigno
<<Stai dicendo sul serio?>>
<<Osa un po' Crys! Vivi>>
Non so perché ma il suo discorso funziona
<<Okay va bene>>
<<Okay senti! Ti vengo a prendere sotto casa con la macchina così arriviamo prima va bene?>>
<<Okay>>
<<Dammi dieci minuti>>
<<Va bene a dopo>>

Mettiamo fine alla chiamata e cerco di non fare rumore mentre esco.
Dopo dieci minuti o forse più, arriva Lucas.
Si ferma piano, mi apre lo sportello e mi sorride.
Salgo, sorriso lievemente e metto la cintura; in quel momento mi accorgo di essere in pigiama

<<Oh cavoli!>>
Cerco di non dire parolacce davanti a Lucas
<<Che ti succede?>>
Chiede lui tenendo lo sguardo sulla strada
<<Sono in pigiama!>>
Esclamo mettendo le mani sul viso
<<E allora? Sono le tre del mattino>>
<<Già ma è imbarazzante!>>
<<Ma va, sei super carina e anche io sono in pigiama>>
<<Tieni lo sguardo sulla strada stalker e la tua è più una tuta comunque>>
<<Okay ma la metto per dormire, va bene, dove devo andare?>>

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