Capitolo 3.13

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Quando la mattina Victoria arrivò in ufficio si trovò davanti un enorme mazzo di rose rosse. Saranno state più di cinquanta e in mezzo a tutte le rose rosse, campeggiava una bellissima rosa bianca.

Le guardò, perplessa. "E queste?" domandò a Marisol lì vicino.

"Il fioraio l'ha portato oggi...un enorme mazzo di rose...e c'è pure un biglietto..secondo me qualcuno vuole farsi perdonare..." fece allusiva.

Victoria si morse un labbro, Sergio non le aveva mai regalato così tante rose a dire il vero forse non gliele aveva mai regalate. Victoria non era una di quelle persone a cui i fiori facevano impazzire anzi, preferiva i cioccolatini o una semplice frase scritta su un foglietto. Ad ogni caso la sorpresa era più che gradita, ancora di più quando lesse il foglietto bianco che campeggiava vicino alla rosa bianca.

Tutte queste rose rosse....e quella bianca sei tu.

Non si firmava. Victoria sorrise. Era Sergio, sicuramente. Non aveva idea di chi potesse essere altrimenti.

Prese il cellulare e compose rapidamente il numero di Sergio: guardò l'ora, avrebbe dovuto essere ancora in camera prima di finire gli allenamenti per la partita che avrebbe giocato la sera.

Due squilli...tra squilli....non rispondeva.

Probabilmente Del Bosque aveva deciso di iniziare l'ultima sessione di allenamento prima del previsto. Riappese, sospirando, con il cuore ancora in gola dall'emozione di quel gesto sincero.

Tutte le sue paranoie, tutte le sue incertezze erano svanite nel nulla alla vista di quel mazzo di fiori.

Scrisse un messaggio prima di spostare i fiori in acqua e mettersi al lavoro.

Sei un amore. Perfetto come sempre. E io ti amo.

Sei un amore. Perfetto come sempre. E io ti amo.

Sergio corrugò la fronte. Il messaggio di sua moglie era arrivato dal nulla, qualche ora prima, mentre Sergio era in palestra con i compagni.

Inutile dire come ogni volta che si parlava di Victoria o anche solo la pensava, il suo cuore iniziava a palpitare. Il suo "segreto" lo stava divorando dall'interno, senza lasciargli il tempo di pensare né di concentrarsi su altro. Persino la musica, inseparabile compagna di vita, non riusciva a sgomberare la mente piena di pensieri.

"Chi è?" chiese il suo amico Fernando, avvicinandosi al compagno di squadra.

Sergio gli sorrise. "Oh, Victoria." fece, rimettendosi il telefono in tasca.

"Come sta? Non era qui in Inghilterra?"

"Sì! Infatti...la prossima settimana è l'ultima...poi torna in Spagna." quella frase gli si spezzò in gola quando si rese conto che se Victoria sarebbe tornata in Spagna sarebbero stati gli ultimi attimi di calma e serenità prima della tempesta che inevitabilmente si sarebbe scatenata.

"Ah fantastico, verrà stasera alla partita?" chiese, curioso.

"No. Non penso. Deve..lavorare."

"Ser, va tutto bene?" chiese, inclinando il capo notando che il suo amico era più scuro in volto del normale. Il suo sorriso luminoso si era spento in quei giorni di ritiro come se fosse successo qualcosa.

"Sì...." mentì sforzando un sorriso.

"Ser...." lo richiamò Fernando, che lo conosceva talmente bene da capire subito cosa lo affliggesse. Un po' come Victoria, o Iker.

"Forse sono un po'...nei casini con Victoria."

"Che è successo?" disse approfittando della pausa di allenamento per continuare a parlare.

Trilogia con Sergio RamosWhere stories live. Discover now