Capitolo 2.12

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"Pronto?"

"Dimmi che stasera non hai impegni."

"Sergio?" domandò perplessa.

"No, il Papa" rispose lui. Victoria avvertì il cuore inspiegabilmente batterle più forte.

"Ma non dovevi essere in ritiro?"

"Sì ma...storia lunga. Visto che Sofia è da mio fratello con Daniela e tu non devi lavorare..."

"Chi te lo dice scusa?"

"Altrimenti non mi avresti nemmeno risposto" Victoria ci pensò. In effetti aveva ragione - a volte si dimenticava che lui la conosceva troppo bene.

"Vieni qui a Valencia."

"Cosa?! E secondo te come ci arrivo?"

"In macchina. O in treno. O in aereo. Ti vengo a prendere io."

"Perché devo venire a Valencia? Ho detto che ne riparliamo quando..."

"Non devo riparlare di nulla. Ho bisogno di te."

Victoria sgranò gli occhi. "Sergio, hai presente cosa succede se il mister mi vede lì anche solo a parlarti?"

"Chi ha detto che dobbiamo parlare?" disse serio. Poco dopo però, al silenzio di Victoria, scoppiò a ridere. "Dai dai sto scherzando! Giuro! Devi solo...venire qui."

"Ma perché?" insistette Victoria con un brutto presentimento e tanti interrogativi in testa.

"Tu vieni. Fidati di me."

Nel dirlo, usò lo stesso tono usato qualche sera prima, mentre la guardava negli occhi.

Victoria se ne ricordò in un flahsback improvviso ricomparso di fronte ai suoi occhi.

Sospirò. "L'ultima volta che mi sono fidata di te...." cominciò senza finire.

Sergio rise dall'altra parte del telefono, in sottofondo quei matti dei suoi compagni di squadra facevano una confusione degna di un asilo.

"Prometto che non ci sarà nessun contatto fisico tra me e te." promise.

"Non ti prometto niente."

"Fantastico!! Dimmi dove arrivi e ti vengo a prendere!!" Victoria non rispose e dopo averlo salutato riappese. Guardò il cellulare tra le sue mani: cominciava a fidarsi un po' troppo di suo marito. La cosa era alquanto strana, avrebbe dovuto fidarsi ciecamente di lui ma ultimamente le stava facendo un po' troppe "sorprese" alle quali non era più abituata. Valutò quindi le ipotesi, ripensò a ciò che aveva detto Victoria e ascoltò il suo cuore. Era ovvio che il suo cuore - soprattutto dopo quella notte insieme - non vedeva l'ora di battere più forte alla vista di Sergio. Victoria però era sempre combattuta tra il lato sentimentale e il lato razionale molto più scettico.

Decise di non pensarci troppo, di prendere le chiavi della macchina e la cartina stradale: ce l'avrebbe fatta a fare Madrid - Valencia in così poche ore??

Le note dei Queen si diffusero per tutto l'abitacolo, Victoria aveva ascoltato intere discografie durante tutto il lungo viaggio fino a Valencia.

Fortunatamente il traffico scorrevole aveva permesso alla ragazza di arrivare ad un orario decente nella città. Ferma ad un semaforo, alle porte della città, prese il cellulare e azionò il viva voce.

Il telefono squillò più volte prima che Sergio rispondesse.

"Arrivata?"

"Dove devo andare?" chiese senza rispondergli.

"Quando arrivi allo stadio c'è un parcheggio."

"Scusa ma la partita non è domani?"

"Tu fermati lì. Io sto arrivando."

Trilogia con Sergio RamosWhere stories live. Discover now