Capitolo 3.09

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La pioggia non aveva smesso di battere sulle finestre, Madrid sembrava essere stata presa di mira da tuoni lampi fulmini e una pioggia torrenziale che stava allagando parchi e strade.

Tuttavia quel giorno, i fulmini e la pioggia battente non era niente in confronto al clima nuvoloso e nero che c'era dentro Sergio.

Si era alzato, rapidamente dal letto, vestito, sistemato un attimo allo specchio e stava per andarsene quando una voce dietro di sé lo aveva fermato sulla porta.

"Dove vai?" la voce flebile di Amaia, distesa ancora a letto, nella stanza d'albergo dove alloggiava, lo aveva inchiodato alla porta.

Sergio aveva chiuso gli occhi e in quel momento era come se una spada gli avesse trafitto il petto. Poteva sentire la ferita bruciare, poteva sentire la voragine nera che iniziava ad aprirsi dentro di sé e che presto l'avrebbe risucchiato e con lui tutto il suo mondo.

"Via." rispose, semplicemente, mettendo la mano sulla maniglia.

"E scappi così?" fece, alzandosi, avvolta solo dalle coperte.

Era successo. Quel cocktail era stato probabilmente troppo forte da reggere, Sergio aveva retto leggermente di più rispetto ad Amaia totalmente ubriaca e i due si erano ritrovati a fare sesso nella camera della ragazza, senza un perché, senza un motivo, senza che ce ne fosse ragione.

Di questo infatti si era trattato, di uno stupido errore senza senso, senza ragione, senza motivo.

Sergo si odiava, si detestava, avrebbe voluto morire per ciò che aveva fatto: era stato con un'altra, per colpa di un maledetto bicchiere di alcol troppo forte. Si era fidato del suo istinto, era stato ingenuo, e non si era ricordato della sensazione di sua madre. Aveva ragione, forse una donna l'avrebbe capito, forse Victoria l'avrebbe capito prima quale fosse l'intento di Amaia.

Victoria.

Per tutta la notte, il nome di sua moglie aveva rimbombato nelle orecchie, anche mentre era lì, che baciava e abbracciava Amaia, come era successo otto anni prima per l'ultima volta prima che si lasciassero. Ed ora cosa ne sarebbe stato di lui? Del suo cuore? Della sua famiglia? Quanto stupido era stato a cadere così nella trappola della sua ex? Non era nemmeno sicuro fosse una trappola, forse si erano ritrovati tutti e due in una situazione che non avevano previsto. O forse no.

"Non sto scappando. Me ne vado." corresse con voce grave.

"Perché? Non possiamo prima..."

"Non c'è niente da dire, Amaia. E' stato uno sbaglio."

"E se invece non lo fosse?" domandò.

Sergio si voltò un momento, non riusciva nemmeno a guardarla negli occhi, tanto lei rappresentava per lui uno sbaglio colossale e ormai irrimediabile.

"Lo è. Io non provo nulla per te. Non ho mai provato nulla. Io sono sposato. Amo mia moglie e i miei figli."

"Forse c'è qualcosa che ti manca se hai fatto l'amore con me."

"Io non ho fatto l'amore con te" proseguì lui ad occhi sbarrati "E' stato solo...un...rapporto...senza...amore."

"Un-rapporto." fece lei, quasi schifata, riuscendo a guardarlo dritto negli occhi "Tutto questo lo chiami "un rapporto" come...qualcosa di squallido e.."

"Lo chiamo per quello che è. Ero ubriaco."

"No, non lo eri."

"Beh tu lo eri" la corresse interrompendola "Forse io lo ero meno di te, ma è colpa dell'alcol. Non c'è niente, niente tra noi. Ed ora voglio solo..dimenticare e...non ti voglio più vedere."

Trilogia con Sergio RamosWhere stories live. Discover now