Obbligo o verità

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La casa degli specchi era buia e maleodorante. Mat e Lawrence si muovevano cauti al suo interno, seguiti dal loro stesso riflesso spezzato sui frammenti di vetro alle pareti. Ombre nell’ombra, sembrava che centinaia di fantasmi li seguissero scivolando silenziosi di scheggia in scheggia.

- Sembra che tu conosca bene questo posto. – Mat era stupito dalla sicurezza con cui si muoveva l’altro in quel luogo.

- Quando mi annoio, vengo qui a curiosare. – Gli aveva spiegato Lawrence, che lo precedeva di qualche passo.

Parlavano sottovoce , nella speranza di sentire qualche rumore che desse loro un indizio sulla presenza di Briana; ma la casa degli specchi era avvolta nel silenzio, fatta eccezione per i loro sussurri e il sommesso scalpicciare dei loro passi.

- Non lo sapevo.

- Ci sono tante cose che non sai di me, Mat, ormai.

Dopo la morte di Virginia e quel caso finito male di Donald, era cambiato tutto fra loro due: da amici inseparabili erano diventati quasi estranei, separati da cumuli di cose taciute, rancori mal sopiti, sospetti che pur fugati aleggiavano come spettri su di loro. Lawrence era quello che aveva subito un mutamento più intenso, dei due: il suo animo si era sporcato indelebilmente mentre quello di Mat non era mai stato del tutto pulito e l’Ispettore aveva assorbito meglio le conseguenze di quell’anno terribile.

- Vi siete persi?

La voce del Ragno, poco più di un sussurro, riecheggiò in quel labirinto rimbalzando fra gli specchi. I due si fermarono, cercandolo, ma ovunque guardassero non riuscivano a trovarlo.

- Vieni fuori. – gli aveva intimato Mat – comportati da uomo.

Una risatina sottile e inquietante aveva riempito il silenzio, dipanandosi in spire gelide intorno a loro.

- Sono solo un povero vecchio storpio. No, non uscirò allo scoperto. Ma voglio fare un gioco con voi. – sferragliando sinistramente, delle inferriate calarono come ghigliottine a chiudere il tratto di corridoio in cui i due si trovavano. – Se sarete abbastanza furbi da trovare una via d’uscita, potrete andarvene con la vostra amica. – alla destra dei due una luce squarciò il buio: al di là della parete vetrata videro Briana, distesa in terra e legata, priva di sensi. Accanto a lei c’era un uomo che sembrava un clown, dai lineamenti resi terrificanti dal trucco; questi aveva una rivoltella in mano.

Mat e Lawrence si erano prima aggrappati alle inferriate, nel vano tentativo di scardinarle, poi avevano cercato di sfondare la parete vetrata a spallate, ma anche questa aveva resistito ai loro attacchi.

- Sembrate quelle mosche che catturavo e cercavano di aprirsi un varco nelle pareti del bicchiere in cui le imprigionavo – il Ragno sembrava deliziato. – Le regole del gioco sono semplici: ricordate la roulette russa? Vi farò delle domande e dovrete rispondere sinceramente. Se qualcuno di voi dirà una bugia, Morgan sparerà un colpo. – il clown aveva appoggiato la bocca della rivoltella alla tempia di Briana, la quale nel frattempo si era svegliata e sembrava confusa. – il tamburo non è completamente carico. Potreste essere fortunati.

- Lasciala andare, lei non c’entra niente! – Lawrence era talmente furioso che la sua voce sembrava un ringhio.

– Oh sì, che c’entra. Voleva aiutarmi, sapete? Poi ha cambiato idea. Peccato. Quello che vorrei imparaste, tutti e tre, è che nessuna azione è priva di conseguenze. Ma adesso iniziamo con le domande: non ho tempo da perdere. Lawrence, iniziamo da te. Ami Briana?

- No.

- Non ne sono convinto. – Al di fuori del cono di luce che illuminava Briana e Morgan, i due scorsero un movimento: il Ragno doveva essere lì. Morgan premette il grilletto, Mat e Lawrence, urlando, si abbatterono di nuovo contro la parete cercando di sfondarla. Un rumore secco indicò che non c’era un proiettile. Briana aveva chiuso gli occhi, e tremava raggomitolata in terra. Quando aveva provato a liberarsi, prima che i due poliziotti arrivassero, Morgan l’aveva scoperta e aveva stretto i nodi: non aveva via di scampo.

- Che fortuna… Mat, tocca a te.

- Basta! – era stato Morgan a parlare. Il clown aveva puntato la rivoltella verso l’ombra e aveva fatto fuoco, una due, tre volte; i proiettili sta volta c’erano. Si era sentito un trambusto, poi avevano visto che Morgan si era alzato ed era corso via, lanciandosi all’inseguimento del Ragno probabilmente. I due poliziotti cercarono di nuovo di trovare un varco in quella sorta di prigione in cui si trovavano. Dopo qualche minuto, la parete aveva finalmente ceduto alle loro spallate andando in frantumi. Liberarono Briana e la portarono fuori da lì; Mat lasciò Lawrence a prendersi cura di lei e corse verso la carrozza per chiedere aiuto.

Morgan li aveva raggiunti poco dopo, barcollando, con la pistola rivolta in terra e lo sguardo vacuo. Cadde in ginocchio fra le sterpaglie, con la mano sinistra premuta sullo stomaco. Il sangue gli aveva imbrattato le dita e gli abiti. Finì riverso in avanti, incapace di dire cosa fosse successo.

Con lui moriva il segreto del Ragno. 

Requiem per una sposaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora