Il risvolto della medaglia

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“Fermo, o sparo!” Matthew impugnava una colt e la puntava verso il mostriciattolo.

Moma non si scompose e lanciò un fischio sommesso che fece immobilizzare all’istante l’essere.

Marie tremava come una foglia, pallida in volto, al fianco di Matthew.

Moma si alzò, sorreggendosi al bastone.

“Lawrence, sei in grado di alzarti? Andiamo via da questo posto” Matthew spostò lo sguardo sull’amico, il quale annuì.

Indossava degli indumenti che Moma gli aveva prestato, attingendo da un guardaroba appartenuto chissà a chi; gli abiti che indossava quando era arrivato lì erano piegati in un angolo, ormai asciutti.

L’ispettore si alzò.

Era improvvisamente calmo, lucido.

Non sapeva ancora chi fosse l’autore di quegli omicidi, ma di una cosa era certo: non poteva esser stato Matthew.

“Non vorrai davvero seguire l’assassino di tua sorella…”

Lawrence guardò Moma, poi Matthew; non gli fu difficile scegliere.

Aveva mille domande da fare, ma avrebbe aspettato il momento giusto, quando sarebbero stati lontani da quel luogo.

“Lui verrà con me. E anche voi due. So che stai coprendo l’assassino con tutte le tue bugie” Matthew attendeva sulla porta che l’amico lo raggiungesse.

La vecchia cambiò espressione quando capì. La maschera quieta si sgretolò come gesso rinsecchito e il suo volto venne trasfigurato da un’espressione orrenda, carica d’odio.

“NO! Piccolo bastardo, tu non te ne andrai da qui! E non mi porterete da nessuna parte!”

Il mostriciattolo si avventò contro Lawrence, nel tentativo di atterrarlo.

Matthew non gliene diede modo e gli sparò, centrandolo in mezzo alla schiena.

L’urlo dell’essere mentre crollava a terra venne sovrastato da quello di Moma che sollevò il bastone dalla punta aguzza, in acciaio, scagliandolo verso Matthew.

Lawrence però fu abbastanza veloce da riuscire a colpire quell’arma improvvisata e a deviarne la rotta.

La vecchia assottigliò le palpebre, ma non perse altro tempo: con un balzo agile che non ci si sarebbe mai aspettati da lei, scavalcò la finestra e fuggì prima che potessero fermarla.

Lawrence e Matthew uscirono in strada per seguirla, ma di lei non v’era traccia. Sentirono nella nebbia il rumore di una carrozza che si allontanava a tutta velocità.

I due rientrarono nella baracca, dove Marie li stava aspettando; aveva aperto il baule che era in fondo al letto: al suo interno trovarono gli abiti e gli oggetti che Virginia indossava il giorno in cui era stata uccisa, insieme ad altri vestiti e cimeli probabilmente appartenuti alle altre vittime.

“Come hai capito che lei era coinvolta?”

“Me l’hai fatta notare più di una volta sulla scena del crimine, sospettavi di lei, ricordi? Così ho fatto delle ricerche e ho scoperto che trent’anni fa ha avuto un figlio, il quale è stato rinchiuso fino all’anno scorso in una casa di igiene mentale, dopo aver ucciso brutalmente una prostituta giù al Governor’s”

“Donald Finley? Lo arrestammo noi…”

“Esattamente. Ho immaginato che anche questi omicidi fossero opera sua, il modus operandi combaciava, e tutto il resto una manovra per incastrarci. Ma soltanto ieri sera sono riuscito ad averne le prove.” Matthew estrasse dalla tasca una lettera che porse a Lawrence.

Era di Moma, che scriveva al figlio raccontandogli dei propri piani.

“L’ho trovata poco distante da dove giaceva l’ultimo cadavere. Deve averla persa l’assassino.”

“E il diario? Le storie su mio padre?”

“Quella storia è vera solo in parte. Io non sono tuo fratello, ma Marie…”

La ragazza si fece avanti

“Io sono tua sorellastra. Il mio gemello però è morto quando aveva tre anni. Non è Matthew.” gli spiegò “Ho scoperto di esser figlia di Ismael soltanto quando è morto e non ho avuto il coraggio di dirtelo. Perdonami.”

Lawrence non sapeva se sarebbe stato in grado di perdonare Marie, ma una cosa era certa: li aspettavano ore di duro lavoro per cercar di fermare quell’assassino prima che mietesse altre vittime.

Si avviarono verso il commissariato, mentre il sole lentamente sorgeva alle loro spalle. 

Requiem per una sposaWhere stories live. Discover now