Fili d'argento

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[Colonna Sonora: Herr Drosselmyer's Doll - Abney Park]

Quel soprannome, il Ragno, se lo portava dietro fin dagli anni dell’infanzia ed era stata sua madre ad affibbiarglielo; in parte era dovuto al suo aspetto fisico, aveva un corpo minuto e braccia e gambe lunghe, in parte alla sua capacità di ordire piani elaborati e minuziosi. Ne andava fiero.

Egli aveva dovuto imparare presto a difendersi, in un mondo dove quelli svantaggiati da un fisico emaciato come il suo soccombevano facilmente. Era tutta una questione di sopravvivenza: prima a scuola, poi all’Università, al lavoro e negli anni del collasso mondiale, e poi ancora, dopo questo, la ripresa e l’esilio, la persecuzione; tutte situazioni nelle quali il Ragno aveva dovuto lottare e non essendo dotato di forza fisica, aveva fatto affidamento unicamente sulla sua mente.

Tesseva le sue ragnatele con infinita pazienza, forte del fatto che spesso ai muscoli non si accompagnavano menti eccelse, bensì estremamente semplici: era in grado di prevederne le reazioni e giocare d’anticipo, addirittura fare in modo di orchestrare gli avvenimenti affinché tutto volgesse in proprio favore. Ogni sua azione era un filo d’argento della sua ragnatela, pronta a stringersi attorno alla vittima nel momento adatto.

A volte doveva improvvisare, ma questo non lo spaventava. Ad esempio, l’arrivo di Lawrence in quel vagone della metropolitana non era per nulla previsto. Tuttavia era riuscito a fuggire, portando con sé Moma, approfittando del momento di confusione provocato dalla lotta. Aveva trovato un nuovo nascondiglio, aveva fatto in modo di passare inosservato. Da quella notte in poi, aveva ricominciato ad ordire la propria trama, deciso ad annientare sia Lawrence che Matthew per puro desiderio di vendetta: avevano ucciso Donald, che per lui era come un figlio.

Aveva avuto una gran fortuna: i due avevano portato via Alexia e non si erano accorti che non era umana. Le sue macchine, del resto, erano praticamente perfette, soprattutto dopo l’ultima modifica apportata ai meccanismi che le tenevano in vita: l’intero apparato era all’interno del corpo, assolutamente invisibile ad occhi profani. Inoltre, aveva avuto modo di studiare Moma ed aveva compreso che le macchine acquisivano una propria autonomia grazie al cervello che lui impiantava in esse: conservavano dei ricordi, reagivano agli stimoli esterni in base alla matrice comportamentale che avevano impressa nella corteccia cerebrale; si evolvevano, piuttosto rapidamente, ed era difficile intuire quale fosse la loro reale natura, soprattutto in casi come quello di Alexia, la cui apatia era stata attribuita senza troppi indugi all’esperienza traumatica che aveva vissuto quando era stata rapita da Donald. Sarebbe stata la sua carta vincente: tutte le sue macchine avevano la tendenza ad eseguire i suoi ordini, per una sorta di imprinting dovuto al fatto che lui fosse il primo essere umano che vedevano al risveglio.

Il Ragno non avrebbe seguito le orme del defunto assistente, comunque: il suo piano avrebbe avuto un’attuazione più subdola. Li avrebbe condotti alla morte per loro stessa mano, convincendoli di non avere altra scelta e senza che alcuno potesse incolparlo.

Quando aveva visto che Lawrence e Matthew si erano allontanati con Alexia, aveva iniziato a seguirli, a spiarli. Sapeva tutto, delle loro vite: sapeva della relazione di Matthew e Briana, della decisione dell’Ispettore di sposare Alexia, delle frequenti ricadute nell’alcolismo da parte di Lawrence, sebbene fosse rientrato in polizia. Prima di tutto, aveva intenzione di colpire Matthew, il più forte dei due ed anche il principale colpevole della follia e della morte di Donald: per lui aveva pianificato una lenta agonia fatta di disonore e decadimento; non sarebbe stato difficile gettarlo nel fango, dal momento che Matthew non era immacolato, ma aveva intenzione di assicurarsi che non gli sarebbe stato possibile risollevarsi. Dopo di che avrebbe pensato a Lawrence, ammesso che questi non morisse prima del tempo in una delle tante risse nelle quali amava tanto lasciarsi coinvolgere quando era ubriaco.

La neve aveva coperto la città sotto una coltre candida. I lampioni proiettavano su di essa la loro fioca luce dorata, lottando col nero soffocante della notte. Lui e Moma si muovevano fra le ombre, nei pressi della finestra della stanza di Alexia: come ogni notte, sarebbero entrati in quella camera e avrebbero aggiunto un nuovo filo d’argento alla ragnatela che si sarebbe stretta intorno a Matthew; il matrimonio era uno di questi: il Ragno aveva istruito Alexia affinché seducesse l’ispettore e lo convincesse a sposarla, di modo da avere una pedina vincente piazzata proprio sotto lo stesso tetto della sua vittima designata.

C’era soltanto un elemento che disturbava quel piano perfetto: Briana. Era ancora indeciso se eliminarla oppure usare la sua relazione clandestina con Matthew come ulteriore strumento contro di lui.

Requiem per una sposaWhere stories live. Discover now