La nuova macchina

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Krot avanzava sicuro nel labirinto di tunnel sotterraneo. Il Ragno lo seguiva con minor sicurezza, arrancando fra i detriti, i binari e le pozze putride e brancolando nell'oscurità.

Era fortunato che il suo udito fosse ancora fine abbastanza da permettergli di sentire l'ansimare del mostriciattolo innanzi a sé e distinguerne i movimenti quel tanto che bastava a non perdersi.

La vecchia metropolitana era stata chiusa molti anni prima, quando la città vecchia era stata abbandonata in favore del nuovo insediamento che si era formato più a nord; i treni erano stati lasciati lì, insieme a tutto il resto; i cartelloni pubblicitari con le loro immagini sbiadite, i sedili sulle banchine, i distributori di bevande e snacks erano ricoperti da una patina di lerciume e muffa, corrosi dalla ruggine.

Alcuni vagoni erano diventati la dimora dei senzatetto che non amavano stare all'aperto: si trattava di creature ormai prive di identità, che si muovevano al buio come fantasmi, poco più di semplici ombre sussurranti che sembravano uscite da un incubo.

Oltre ai vagabondi, solo un'altra categoria di persone si avventurava nelle viscere dell'antica Londra: i cercatori; erano coloro che si guadagnavano da vivere rivendendo ai centri di riciclaggio i materiali che riuscivano a recuperare qua e là nella città vecchia e anch'essi tendevano a non farsi vedere, per timore che qualche concorrente li seguisse soprattutto, ma anche per via delle leggende orribili di cui quel luogo era il fulcro.

Che quelle storie fossero vere o meno, le sparizioni nei tunnel della metropolitana erano piuttosto frequenti: alcuni si perdevano e non ritrovavano più la strada per risalire in superficie, finendo col morire di fame in qualche angolo remoto della fitta rete sotterranea; gli altri... Avevano avuto destini ben peggiori.

Il Ragno, tuttavia, non aveva paura: Krot lo avrebbe difeso e portato a destinazione, ne era certo.

Il rifugio di Donald era nascosto al fondo di un binario morto, uno di quelli che un tempo venivano usati per il deposito dei treni; egli aveva un intero convoglio a propria disposizione e lo aveva arredato con i mobili raccolti da Krot; certo, non era un luogo lussuoso ma era tuttavia quanto di più simile ad una casa si fosse mai visto in quei paraggi.

Il Ragno scorse il bagliore delle candele che illuminavano l'antro e sospirò di sollievo: era stanco di inciampare alla cieca nei cadaveri in decomposizione e nei rifiuti; accelerò il passo, più sicuro, e lasciò che Krot si distaccasse da lui per annunciarlo a Donald.

Giunto sulla soglia del vagone, si fermò per potersi sistemare il soprabito e si guardò intorno.

Contro la parete alla sua destra c'era il letto di Donald, una branda spartana e usata di rado. Sulla parete opposta l'uomo aveva disposto diverse mensole ricavate con i materiali di scarto che Krot aveva racimolato per lui; su ognuna di essa c'erano decine e decine di barattoli colmi di formaldeide, etichettati e messi in ordine alfabetico: cervelli nasi, occhi, mani, campioni epidermici erano stati accuratamente conservati e catalogati proprio come lui stesso aveva insegnato al ragazzo.

"Sono riuscito ad aggiustare Moma"

La voce di Donald lo distolse dai suoi pensieri

"Credevo mi avessi mandato a chiamare per lei..."

"No, no. Ascolta, devi fare una nuova macchina per me. Ho tutto quello che serve"

"Di cosa si tratta, questa volta?"

"Una donna, con le fattezze di Virginia."

"Ma... sto già preparando una...."

"Non deve essere identica a lei, no. Deve solo ricordarla."

Il Ragno rifletté un momento, socchiudendo gli occhi; infine annuì e si tolse il cappotto, dirigendosi verso il bancone da lavoro dove fino a poche ore prima giaceva Moma

"Va bene, mettiamoci al lavoro"

Amava Donald come un figlio e voleva solo vederlo libero dal giogo dell'irrequietezza; per questo motivo non gli chiese per quale scopo gli servisse quella nuova macchina. 

Requiem per una sposaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora