Nella morsa del Ragno

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[Colonna Sonora: She - Abney Park]

Il giorno del matrimonio era giunto; dopo notti trascorse a macerarsi nei dubbi dividendo il letto a volte con Matthew, altre con Lawrence, entrambi ignari di quella condivisione, Briana aveva deciso di fare quel giro in carrozza col Ragno il quale  l’aveva condotta fin lì, davanti la chiesa in cui si sarebbe tenuta la cerimonia.

- Potremmo impedire il matrimonio.

Briana non era convinta del piano dell’altro: temeva che lui avesse un secondo fine peggiore di quello che le aveva rivelato; questi le indicò con un cenno del mento il punto in cui si trovava la chiesa.

- Osservate e ditemi cosa vedete.

Briana scostò la tendina che ricopriva la finestra della carrozza e fece quanto il Ragno le aveva chiesto; il sagrato della chiesa era gremito di personaggi di spicco della società londinese: nobili, politici, esponenti delle principali Gilde, tutti i più importanti nomi di Londra erano presenti all’evento più importante della stagione. 

- Grazie al matrimonio con Alexia, il vostro Matthew entrerà a far parte di un mondo che fino ad ora ha soltanto sognato. È stato furbo. E voi vorreste negargli questo momento di gloria? – la voce ipnotica dell’ungherese le penetrava nelle ossa facendola rabbrividire, eppure era lì, su quella carrozza, a tramare con lui. 

- Matthew ha tanti difetti, ma non penso abbia deciso di sposare Alexia per la ricchezza della sua famiglia. – mormorò Briana, continuando a sbirciare da dietro la tenda. Proprio in quel momento era sopraggiunta la carrozza su cui si trovava l’Ispettore Capo. Lo vide scendere dal veicolo, cupo in viso, ed affrettarsi verso l’interno della chiesa senza salutare nessuno. Le si strinse il cuore: avrebbe voluto fermarlo, aveva cercato di farlo nei giorni precedenti, invano.

- Oh, davvero. – replicò asciutto l’altro, sistemandosi meglio sul sedile accanto a lei ed allungando due dita a sfiorare, poco sopra il bordo della scollatura, la linea del seno della rossa con una confidenza che la lasciò senza fiato, nonostante la sua professione l’avesse abituata alle attenzioni non sempre desiderate degli uomini: non si aspettava che il Ragno si prendesse una tale libertà con lei; fino a quel momento, in realtà, era stata convinta che non gli interessassero i piaceri della carne. Come in un sogno, distrattamente, perché i suoi pensieri ora erano stravolti da quella situazione, vide arrivare anche la carrozza della sposa; Alexia nel suo abito cremisi scese da essa. Scostandosi quel tanto che bastava ad interrompere il contatto fra loro, pur senza movimenti bruschi, Briana si girò a guardare il Ragno, lasciando ricadere la tendina; incontrò il suo sguardo gelido e si sforzò di sostenerlo. 

- Credo che sia veramente innamorato di lei. – gli rispose, decidendo di ignorare quel gesto nella speranza che un tale atteggiamento sarebbe bastato a far cambiare idea all’uomo; il Ragno tuttavia non si scoraggiò: con la stessa nonchalance, tornò a sfiorarle il seno facendola fremere suo malgrado. 

- È fuori dal comune sentir parlare una prostituta d’amore. – egli aveva sussurrato quelle parole, tenendole addosso i propri occhi di ghiaccio e proseguendo l’esplorazione del corpo di Briana  con la punta delle dita: seguì, con estrema lentezza, l’orlo superiore del corsetto, fino a raggiungere il punto in cui il cuore della donna faceva sentire i propri battiti accelerati. – Avete forse cambiato idea, Briana? – aggiunse con un tono ancora più basso, assorto, che suonava più pericoloso che mai.

La rossa non riuscì a sottrarsi ulteriormente, premuta ormai nell’angolo della carrozza; spostò lo sguardo sulle dita nodose dell’uomo, adornate di anelli dall’aspetto antico e molto ingombranti; avrebbe potuto reagire, ma si sentiva come paralizzata, dalla rabbia, dalla paura, dalla confusione che il Ragno era in grado di farle provare; tuttavia cercò di non darlo a vedere:

- Avete detto bene, sono una prostituta e quindi se vorrete continuare, dovrete pagarmi. – lo sfidò, tentando uno dei suoi sorrisi sfacciati. 

- Già, il denaro. Avrei dovuto offrirvelo quella notte, per comprare il vostro silenzio. Ma ho voluto invece fidarmi di voi, forse confidando in un’intelligenza superiore alla vostra… Non temete, il mio piano non prevedeva inizialmente la vostra collaborazione: farò a meno di voi.

Briana non ebbe il tempo di ribattere, di trovare una via d’uscita: mentre il Ragno pronunciava quell’ultima frase, sentì una lieve puntura all’altezza del cuore, lì dove le dita dell’ungherese avevano indugiato; vide l’ago che fuoriusciva da uno degli anelli che l’altro indossava conficcandosi nella sua pelle. Sollevò gli occhi, colmi di terrore, sul Ragno. 

La candida fila di denti aguzzi dell’uomo fu l’ultima cosa che vide, prima di sprofondare nell’oblio.

Pochi attimi dopo, la carrozza si mosse allontanandosi piuttosto rapidamente e rumorosamente dalla piazza.

Requiem per una sposaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora