Il Circo alla fine del mondo

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[Colonna Sonora: Dark Wood Circus ]

L’Hyde Park faceva parte della città vecchia, quella che ormai era stata abbandonata dalla maggior parte della popolazione londinese ed era diventata dominio dei senza tetto e dei nomadi.

Il verde rigoglioso che ne era stato il vanto era ormai un lontano ricordo legato alle illustrazioni dei libri antichi, mentre il Serpentine,  che un tempo era stato un lago dalla superficie estesa sulla quale venivano effettuate mini crociere e gare di canottaggio,  si era trasformato in una buca polverosa.

Il Circo abbandonato si trovava proprio lì, eretto seicento anni prima nel letto del lago prosciugato dal tempo. Lo scorrere dei secoli, lento ed inesorabile, lo aveva visto sorgere, attirare generazioni di bambini ed adulti affascinati dalle sue luci sfavillanti ed infine soccombere ancor prima del collasso mondiale a causa di un terribile scandalo.

Si narrava, infatti, che molti bambini fossero scomparsi in quei luoghi all’inizio del secolo precedente, persi e mai più ritrovati per una distrazione dei genitori: un attimo prima li avevano accanto e il momento dopo non c’erano più.

Il Circo non era soltanto il tendone che si ergeva al centro del bacino: intorno ad esso c’erano migliaia di tende di cartomanti, baracchini di venditori di dolciumi, palchi dove venivano esibiti animali ed individui dalle caratteristiche mirabolanti, perfino un luna park con il suo ottovolante , la casa degli specchi e la ruota panoramica.

La gente, impaurita, aveva smesso di andarci; i bambini venivano tenuti lontani da quel luogo; il Circo agonizzò per qualche mese, fino a quando era stato ritrovato il primo cadavere, ormai decomposto, sotterrato  nei pressi della casa degli specchi. Ad esso seguirono gli altri.

Nessuno seppe mai cosa fosse successo, chi avesse rapito ed ucciso i bambini, ma il Circo morì. Il suo scheletro inquietante ed impolverato era rimasto, tuttavia, avvolto dalla nebbia perenne, ad alimentare le fantasie più macabre: i vagoncini dell’ottovolante fermi sul binario più alto, il tendone principale afflosciato su sé stesso e ormai consumato dal tempo, la ruota panoramica  ricoperta di ruggine e la casa degli specchi divorata da rampicanti spinosi, erano al centro della maggior parte delle leggende metropolitane. Si diceva che di notte si rianimasse, tornando a splendere, facendo sentire la musica del carillon dell’uomo dei gelati e che i fantasmi di bimbi uccisi si divertissero a spaventare chiunque si fosse avventurato in quel luogo.

- Perché hai pensato a questo posto? – Matthew aveva seguito Lawrence fin laggiù perché la moneta aveva deciso così. Da buon irlandese, non si sarebbe mai sottratto a quel tipo di indicazioni del destino.

- Il Ragno è furbo. Dubito che sarebbe tornato a nascondersi dove lo abbiamo già scovato una volta. E in tutta Londra questo luogo è il migliore per non esser disturbati. Io lo sceglierei, almeno, se volessi esser sicuro di non esser trovato. – Lawrence si stava dirigendo con decisione verso la casa degli specchi. Il rumore dei loro passi risuonava sinistramente sul selciato.

- Ora so dove venirti a cercare, nell'eventualità dovessi sparire, allora. Dove stiamo andando?

- Nell’unico posto che può fungere da prigione qui dentro, ammesso che lei sia ancora viva. – Lawrence aveva rallentato il passo per controllare i dintorni in cerca delle tracce di un eventuale passaggio precedente al loro ed abbastanza recente da alimentare la speranza di non essersi sbagliato. Mat lo seguiva pensieroso.

- Non capisco perché Briana non mi abbia parlato di questa storia.

- Mi ha detto che tu non volevi ascoltarla.

- Non ha mai fatto cenno al Ragno! Se soltanto lo avesse nominato, l’avrei fatto!

- Mat. Dimentichi che Briana è una donna.

- Quindi?

- Loro si aspettano sempre che noi capiamo tutto al volo, con un solo sguardo.

- Ma è impossibile.

- Già. Ma spiegalo a loro.

Fra Mat e Lawrence era calato un silenzio di quelli che gli esseri umani riservano innanzi ai grandi misteri della vita.

- In ogni caso, mi spieghi come hai fatto a non accorgerti che Alexia... Sì insomma, hai capito.

- Ma io lo sapevo.

- E hai pensato che sposarla fosse una buona idea? Perché? 

- Perché speravo di attirare il Ragno in trappola, ecco.

- A volte mi chiedo cosa ti dica il cervello.

- Sarebbe stato un piano perfetto se Briana non avesse fatto di testa sua.

- Avresti dovuto parlarmene.

- Pensavo che lo avessi capito.

- Mat, sicuro di non avere un lato femminile anche tu? Mi spieghi come avrei potuto capire? Non ho mai provato a strapparle i vestiti di dosso.

- Già, quello lo hai fatto con Briana, vero? 

- Non sono affari tuoi.

- Oh sì, che lo sono.

I due si fermarono davanti all’ingresso della casa degli specchi. Un luccichio in terra attirò l’attenzione di Lawrence: incuriosito dall’unico oggetto che sembrava non esser stato ricoperto dalla polvere, interruppe quella discussione e si chinò a raccoglierlo. Era un orecchino che aveva regalato proprio lui alla rossa, pochi giorni prima.

- Andiamo, deve essere qui.

Requiem per una sposaWhere stories live. Discover now