L'importanza del grigio

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[Colonna Sonora: The Wrong Side - Abney Park]

Briana non era cattiva. Non era nemmeno buona. Per essere precisi, non le si poteva accostare nessuna di queste due definizioni, nemmeno in parte, come in fondo non si può fare con nessuno. Lei era consapevole dell’esistenza di un senso comune riguardo ciò che era “bene” e ciò che era “male”, ma dava a questi termini un’interpretazione del tutto personale adattandola alle proprie esigenze; così, nella sua vita non esisteva il “bianco” o il “nero”, ma il grigio: era importante saper scendere a compromessi, per restare a galla in quel mondo ed in particolare con un’attività come la sua. A modo proprio, non era dissimile da quell’ometto storpio che le stava proponendo un accordo: doveva muovere i fili delle proprie trame in modo accurato per far sì che ogni situazione volgesse in proprio favore.

Quando decise di ascoltare il Ragno, diverse furono le motivazioni che la spinsero a farlo; la prospettiva di potersi liberare di Alexia, sicuramente, fu la principale: era pur sempre una donna passionale, caparbia e sì, a volte, anche gelosa. Lo sapeva, nonostante si fosse detta che lo stava facendo per aiutare Matthew a liberarsi di una minaccia o di una delusione, che lo faceva perché temeva che il Ragno le facesse del male; certo, erano tutte scuse plausibili, alcune più, altre meno. Ma la pura verità era sempre quella: le si stava offrendo la possibilità di fare piazza pulita dalla rivale. 

Non era una sprovveduta, tuttavia, anche quando lasciava che la propria sanguigna passionalità prevalesse su ragione e buon senso: non si fidava del Ragno ed era convinta che le cose stessero diversamente da come gliele aveva raccontate lui ma aveva pensato che dargli ascolto, in quel momento, fosse l’unica cosa intelligente da fare; non le sarebbe costato nulla.

La nebbia si era fatta tanto densa da incollarsi agli abiti ed ai capelli come una pellicola umida; Londra, ogni notte, si ammantava di quella cortina opprimente sotto la quale la luce già fioca dei lampioni a gas si smorzava ulteriormente, annichilita. La via era deserta, fatta eccezione per loro due: Briana, alta (in confronto al suo interlocutore), statuaria e fiera, ancora appoggiata con la schiena al muro della casa ed il Ragno, piccolo, storpio e curvo, a meno di tre passi da lei; un’immagine davvero grottesca, dinnanzi ad eventuali occhi indiscreti. 

- Di che macchina state parlando? – la donna prese tempo, anche se si era fatta un’idea sul significato della frase pronunciata dall’altro; tempo che sfruttò per studiarlo, ora che finalmente se lo ritrovava di fronte. Non avrebbe saputo dargli un’età: il Ragno indossava abiti di fattura antica, che sembravano appartenere addirittura al secolo precedente; egli portava una tuba calata sul cranio e non si riusciva ad intravedere la capigliatura; non vi era, in lui, un solo elemento che fosse piacevole allo sguardo: denti piccoli ed aguzzi, mani dalle dita lunghe, tanto, troppo lunghe rispetto al resto del corpo, nodose; una gobba appena accennata che lo costringeva a star chinato in avanti come un Quasimodo rachitico, dalle gambe sottili, così tanto da chiedersi come potessero regger il pur esiguo peso del resto del corpo. E quegli occhi. Quelli, Briana li aveva trovati belli, nonostante tutto: non tanto per il colore (un azzurro che virava al grigio, talmente chiaro da sembrare argento), quanto per l’intelligenza sconfinata che riuscivano a far trapelare. 

- Voi la conoscete con il nome di Alexia; e non ditemi che non lo avevate sospettato. – un’altra prerogativa di quello strano individuo era il suo modo di parlare: sicuro, sebbene il tono fosse basso; carezzevole, eppure in grado di far rabbrividire d’inquietudine; ipnotico, a tratti, tanto che Briana iniziava ad avvertire una rilassatezza dei muscoli tale da farla preoccupare. 

Senza farsi notare, si diede un pizzico al fianco per impedirsi di cedere a quel torpore e non rispose direttamente all’insinuazione dell’uomo.

- Quale sarebbe il mio ruolo, dunque, a vostro avviso? Non potete semplicemente portarla via?

- E credete che il vostro intimo – il Ragno non mancò di sottolineare quell’ultima parola, lasciando sottintendere che sapeva quali fossero le implicazioni fra lei e l’Ispettore – amico si rassegnerebbe alla sua improvvisa scomparsa? No, credetemi, la cercherebbe per mari e monti. Lasciamo che si sposino. Scoprirà che si tratta di una macchina ed allora, a chi credete che lo confiderà? 

- A me…?

- Esatto, mia cara. Perché altrimenti, dovrebbe affrontare la vergogna di ammettere in pubblico di non aver saputo capire. Ma voi, che siete la sua unica confidente, vi offrirete di consigliarlo, se necessario di aiutarlo a liberarsi del fardello, senza scandali. Troverete il modo di farla sparire, potreste perfino raccontare a tutti che l’avete vista fuggire in piena notte dalla casa del marito e che vi aveva confidato di esser depressa. Oppure suggerirgli di fingere che sia morta, per una malattia o per un incidente. Gli direte di affidarvela e la consegnerete a me.

Requiem per una sposaWhere stories live. Discover now