Il sogno

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All’urlo di Lawrence si unirono quelli delle vittime del serial killer: rimbalzavano dentro al suo cervello, trapanandoglielo, torturandolo ed assordandolo. Sentì il sangue gelarglisi nelle vene: il viso di sua sorella era deturpato dalle ferite che le erano state inflitte prima di morire, lo sguardo vitreo, privo di vita; Virginia muoveva le labbra come se avesse voluto parlargli, ma dalla sua bocca usciva solo tanto sangue: litri e litri di liquido rossastro e denso nel quale il volto della ragazza svanì. Lawrence avvertì una fitta dolorosa al petto , provò a chiamarla ma non riusciva a parlare, non riusciva a muoversi. Lentamente comparve un’altra immagine: era il viso della seconda vittima, poi quello della terza e così via, fino all’ultima; i lineamenti di ognuna si fondevano in quelli della successiva e Lawrence si rese conto proprio grazie a ciò che le vittime avevano qualcosa in comune, oltre alla giovane età: erano tutte more, con gli occhi azzurri, le labbra morbide, gli zigomi alti e ben delineati. Si distinguevano solo per piccoli particolari: una aveva un piccolo neo sulla tempia, un’altra un viso un po’ più tondo, un’altra ancora aveva il mento più sfuggente; il terrore provato inizialmente dal giovane ispettore si trasformò in curiosità: qualunque cosa stesse succedendo, lo stava aiutando ad aprire gli occhi su aspetti del caso che non era riuscito a notare in precedenza. 

Si sforzò di prestare maggiore attenzione, nella speranza di scoprire qualcosa di più su tutta quella orribile storia; i volti delle ragazze continuavano a sostituirsi l’uno all’altro in una sequenza apparentemente senza fine, sempre più rapida, fino a diventare impossibile da seguire; una sensazione nauseabonda si impadronì di lui, e gli sembrò di precipitare nel vuoto in un baratro dove decine di mani gelide lo sfioravano e lo spingevano verso il basso. 

Fu in quel momento che vide Matthew, con lo sguardo carico d’odio, uno sguardo che Lawrence non gli aveva mai visto, e un coltello insanguinato fra le mani; sentì la voce dell’amico rimbombargli in testa.

 “É colpa tua, sei tu il responsabile della sua morte!”

 “No… No! Io non le avrei mai fatto del male!”

Lawrence era angosciato: nonostante tutti i dubbi riguardo la propria colpevolezza, non riusciva davvero a credere di aver ucciso tutte quelle ragazze innocenti, tanto meno sua sorella.

Lui l’amava, come avrebbe potuto?

Vide anche Marie, la sua ex fidanzata, che lo attendeva alla fine di quella caduta.

Sorrideva.

E lui sentì freddo nelle ossa. 

“Svegliati! Lawrence. Cristo Santo!”

 La voce di Matt irruppe nel suo sogno, riportandolo bruscamente alla realtà.

Aveva la fronte imperlata di sudore, il respiro corto ed era spossato come se avesse corso per miglia intere. Invece era seduto alla propria scrivania, dentro al proprio ufficio.

Matthew lo scrollava per una spalla, chino su di lui con espressione preoccupata. Il ritratto di Virginia era intatto e Lawrence lo vide non appena aprì gli occhi, cosa che gli strappò una sorta di rantolo sofferente; si guardò la mano, ma non c’era traccia di quella ferita che pensava di essersi fatto nel raccogliere i vetri.

Aveva sognato ogni cosa.

Gli ci vollero diversi secondi per riprendere del tutto il contatto con ciò che lo circondava.

Non aveva avuto delle risposte, ma solo altri interrogativi, eppure covava la consapevolezza che la verità fosse proprio lì a portata di mano e che sarebbe bastato fare ordine fra i vari tasselli del puzzle per risolvere quel caso. Dopo le molte insistenze di Matthew, si lasciò accompagnare a casa, convinto che un po’ di riposo lo avrebbe aiutato ad affrontare meglio l’indagine ed i mille dubbi che gli ronzavano in testa: una strana ed orribile ipotesi cominciava a farsi strada nella sua mente e aveva bisogno di recuperare forze e lucidità per verificarla. 

Requiem per una sposaحيث تعيش القصص. اكتشف الآن