Botte da orbi

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Matthew non avrebbe voluto arrivare a quei punti, ma Lawrence aveva cercato di nuovo di colpirlo e la seconda volta ci era anche riuscito, con un diretto alla bocca dello stomaco che gli aveva tolto il respiro.

“Avanti, se vuoi che venga con te dovrai stendermi!”

Entrambi si tolsero le giacche e le lasciarono cadere in terra.

Rispetto a qualche mese addietro, Lawrence aveva messo su una discreta massa muscolare che aveva reso i suoi pugni piuttosto efficaci; Matthew era il campione di boxe del corpo di polizia ma non voleva infierire sull’altro, mentre Lawrence era carico di rabbia, frustrazione e disperazione; il primo era stato colto di sorpresa da tanta aggressività, cosa che permise a Lawrence di andare in vantaggio nei primi minuti, poi era prevalso l’istinto di sopravvivenza e ben presto i due amici avevano iniziato a prendersi a pugni senza risparmiarsi.

Intorno a loro si era formato un capannello di operai ubriachi e vocianti che li incitavano al massacro; Matthew mise a segno un gancio sotto al mento di Lawrence e questi, dopo aver barcollato qualche istante, lo caricò a testa bassa, facendolo finire per terra.

Lottavano sul selciato lercio come quando erano ragazzini e Matthew si era messo in testa di insegnare all’amico la boxe, cosa di cui ora si stava pentendo amaramente, dato che Lawrence lo stava tempestando di pugni. Con un verso inarticolato lo afferrò per i polsi e lo spinse via da sé.

“Finiscila, per Dio!” Gli urlò, ansimando. Lawrence rimase a terra, sulla schiena, dolorante; la gente intorno lo insultava o gli urlava di alzarsi e riprendere a combattere. Matthew si rialzò e gli tese la mano per aiutarlo a fare altrettanto, ma l’altro lo attirò verso di sé facendogli perdere l’equilibrio e furono di nuovo un groviglio di gambe e braccia.

Forse sarebbero arrivati a massacrarsi davvero, se un paio di mani forti, fra le urla di dissenso della folla, non li avesse separati e letteralmente sollevati da terra.

“Ben fatto, Lucas. Adesso portali da me. E voi, vergognatevi! Andate nelle arene se volete vedere il sangue, non qui, non nella mia strada!”

Matthew sussultò, riconoscendo la voce di Briana.

La cercò fra la gente che scemava delusa e la vide; Lucas, il gigante che le faceva da guardia del corpo e tutto fare, si caricò i due in spalla – uno per lato – e seguendo la figuretta minuta della rossa li portò al bordello poco distante da lì. Matthew e Lawrence erano troppo provati per tentare una reazione che per altro sarebbe stata del tutto inutile: Lucas era alto più di due metri e largo altrettanti; le sue mani erano grandi quanto badili.

Una volta entrati nella casa, Briana fece cenno a Lucas di seguirla ancora su per le scale.

Il gigante li lasciò andare soltanto quando furono nella stanza della maitresse, scaricandoli senza troppi complimenti sul tappeto della giovane irlandese, dopo di che si mise in un angolo della stanza in silenziosa e minacciosa attesa.

Briana aveva da poco compiuto i trent’anni ed era ancora una donna bellissima: una cascata di ricci rosso fuoco incorniciava il suo viso lentigginoso; aveva i lineamenti fini, occhi di smeraldo di un’espressività unica ed un corpo perfetto.

Non raggiungeva il metro e sessanta di altezza, ma aveva una tale forza d’animo e tanta fermezza da far dimenticare ai più le sue ridotte dimensioni: quando era furiosa sembrava sovrastare anche Lucas.

Era intelligente e caparbia, capace di tanta dolcezza quanto di freddezza quando necessario.

Matthew e Lawrence la conoscevano da molto tempo: era stata la prima esperienza di entrambi ed era rimasta loro amica e amante negli anni a venire.

L’irlandese fece loro cenno di sedersi, mentre prendeva il necessario per medicarli. Matthew e Lawrence obbedirono senza dire nemmeno una parola, chiusi in un ostinato ed infantile silenzio.

“E adesso non ve ne andrete di qua fino a che non avrete risolto i vostri problemi”

I due amici si guardarono e di colpo si resero conto che tutta la tensione era svanita. 

Requiem per una sposaWhere stories live. Discover now