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Capitolo quaranta

Megan's pov

Quel che fatto è fatto.

Non posso più tornare indietro e nemmeno scappare.

Ho suonato il campanello della casa di Robin.
Sento le gambe cedere e la vista comincia ad offuscarmi.
Non c'è nessuno in casa?
Espira ed inspira. Espira ed inspira. Mi ripeto nella testa queste due semplici parole, per tenere a freno la paura.

Una figura alta mi apre la porta.

Strabuzzo gli occhi, perché sembra la fotocopia di Robin, però più vecchio e con un portamento più duro. Ha i capelli neri corvini e due occhi castani che mi fissano imperscrutabili.
È molto affascinante, tale e quale al figlio.

"Salve, posso esserle utile?" Mi chiede, restando sulle sue.

Sento delle goccioline fredde scendere giù per la schiena.

Mi faccio coraggio." Buongiorno mi scusi se disturbo, sono Megan, un'amica di Robin. È in casa?" dico, mandando giù il groppo che mi chiude la gola e lo fisso negli occhi.

Non mi faccio certo intimidire da uno così. 

Sposto il peso da un piede all'altro, aspettando che risponda. Solo dopo avermi scrutata un paio di volte, con un'aria intimidatoria "Si, si accomodi, prego." Mi risponde, facendomi entrare.

Il ricordo della sera in cui Robin mi ha portata qui, riaffiora nella mia mente, facendomi subito arrossire.
Cavoli, mi sembra ieri.
Invece è passato così tanto tempo.

Il signor Hunt cammina con le spalle dritte davanti a me, facendosi largo tra i costosi mobili della casa. "Quel buono a nulla di mio figlio è in camera sua. Non esce da ieri." Mi riferisce, con un tono che sembra irritato.

Lo guardo stranita... Uhm. "Buono a nulla".
Non definirei Robin un "buono a nulla"... un idiota, sì; un cretino, puoi ben dirlo, ma il termine che ha usato suo padre è quasi offensivo.

Non rispondo, mi limito a fissarlo.

"Beh c'era da aspettarselo, non faceva nulla a Londra, figurarsi qui in Alabama." Dice, parlando più tra se e se che con me ma, si gira comunque verso di me, con un ghigno odioso sul volto.

Mi squadra da capo a piedi, mettendomi leggermente in imbarazzo.
"Beh sentiamo, cosa vorresti tu da uno come Robin?" mi chiede aspramente mentre, mi si secca la gola.

Lo fisso allibita, apro e chiudo la bocca diverse volte, senza riuscire ad emettere alcun suono.

Cosa vuole una come me da Robin Hunt?

"Ecco... io..." comincio a balbettare e a guardare in terra.

Se parla così del figlio, chissà cosa penserà di me.

Il signor Hunt mi guarda spazientito.

Perché questo tizio mi fa così paura?

Prendo coraggio e fissandolo negli occhi gli rispondo "Sono qui perché ho bisogno di parlare con suo figlio, per favore non è che può chiamarlo?" chiedo ora, fissandolo.
Sento tutto il corpo rilassarsi e i piedi ancorarsi a terra.

Mi scruta con quei suoi occhi intimidatori, che, anche se hanno lo stesso colore di quelli del figlio, non hanno nulla a che fare con lui. "Ha bisogno di parlare con mio figlio? Interessante. Sopratutto perché lui non è una persona che parla." mi risponde secco si gira, incamminandosi verso quella che sembra la sala da pranzo.

Questa casa è un labirinto.
Lo seguo, spazientita.

"Che cosa vorrebbe dire, mi scusi?" Chiedo, arrabbiata.

Shut up and Kiss me! [Completo]Where stories live. Discover now