Capitolo 2.31

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"Sergio!" lo riprese subito Victoria cosciente delle sue intenzioni "Non ci provare nemmeno perché ho già venti minuti di ritardo!!"

"Lo dici ogni volta ed ogni volta arrivi dopo quaranta minuti alla fine.." le rammentò lui baciandola.

"Sì beh oggi no!" lottando contro il suo desiderio di rimanere lì e lasciarlo continuare, Victoria si voltò di scatto liberandosi dalla presa. Era davvero in ritardo mostruoso.

Sergio rimase immobile, con l'espressione di un bimbo a cui è stato negato il suo giocattolo per punizione.

"Smettila di fare quella faccia e renditi utile fino al mio ritorno."

"Tipo?"

"Dai da mangiare a Sofia che dovrebbe svegliarsi tra un po'" fece guardando l'orologio, aprendo la porta di casa.

"Accendo già la lavatrice per lavare la maglietta sulla quale sputerà tutto, ok ok buona giornata."

"Anche a te, amore." rise Victoria chiudendo la porta e scappando in redazione.

Nel pomeriggio dopo aver portato Sofia dalla mamma di Victoria, Sergio raggiunse i suoi colleghi di corsa a Valdebebas dopo un'allarmante telefonata di Karim Benzema in seguito alla comunicazione di una sessione di allenamento straordinaria, in vista della finale di Campionato.

Una data importante, che sarebbe arrivata in qualche settimana: il Real affrontava l'ennesima finale, come dominatrice della classifica e, in seconda posizione, a un solo punto di svantaggio, c'era l'altra regina del calcio spagnolo, il Barcellona. Un super-classico, come Mou osava chiamarlo, e per il quale era così concentrato che sembrava ancora più serio del solito. Masticava nervosamente i suoi chewing gum, con il fischietto in mano, con la sua immancabile tuta da allenamento, e gli assistenti tecnici al fianco. La cartellina piena di appunti continuava a riempirsi mentre attendeva l'arrivo in campo di tutti i giocatori.

"Ci siamo tutti?" domandò ad un certo punto, sempre più solenne.

Sergio arrivò di corsa assieme a Gonzalo, Cristiano e Iker.

"E voi dove eravate?!" tuonò di nuovo il mister, vedendoli aggiungersi al gruppo già formato.

I quattro si voltarono guardandosi. "Abbiamo ricevuto la comunicazione venti minuti fa...siamo arrivati da casa..." disse Iker col fiato corto.

"Immagino." fece l'allenatore portoghese, scettico come sempre. "Vedete di arrivare un po' prima di Natale la prossima volta". I ragazzi si guardarono, un ritardo di soli venti minuti con una comunicazione del genere spuntata dal nulla, era già un traguardo disumano. Come poteva pretendere che arrivassero più velocemente di così?

"Ci scusi Mister" fece Iker, in qualità di capitano e ambasciatore. L'unico così pacato da poter parlare con Mourinho usando tutte le osservanze del caso.

L'allenatore non disse nient'altro, si limitò a fischiare assordando tutti i presenti più vicini a lui.

"Voi quattro moschettieri, a correre! Xabi controllali" esclamò guardando il giocatore basco che subito si mise a correre dietro di loro.

Mou si spostò guardando l'altro gruppo di giocatori, mentre Sergio e gli altri iniziarono a muoversi in corsa per tutto il perimetro del campo.

"Certo che è intrattabile eh!!" esclamò Cristiano guardandolo un momento.

"Zitto che se ti sente siamo morti tutti" sospirò Iker che gli correva affianco.

"Dico, come pretende che arriviamo da casa in meno di venti minuti? E io credo di essermi preso venti multe per arrivare qui da quanto ho corso!" si lamentò di nuovo il portoghese.

Trilogia con Sergio RamosWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu