25

619 55 0
                                    

L'ambulanza avanzava veloce, forse fin troppo.
-Io sono Mike- disse il ragazzo.
-Ilaria- dissi ma non staccai lo sguardo da Giorgio, che in quel momento accennò una piccola tosse ma ne uscí sangue.
-Giorgio!- mi alzai ma venni sbalzata a sedere da una brusca frenata.
Il semaforo era diventato rosso.
Il ragazzo si alzò e comunicò le condizioni di Giorgio e quindi l'ambulanza ripartì.
Mi avvicinai a Giorgio.
Ti prego fa che stia bene. Ti prego fa che stia bene.
-Gio. Ti prego svegliati. Sono qui. Ti giuro che non ti lascerò più- sussurrai al suo orecchio.
-Non pensò che riesca a sentirti- mi fece notare il ragazzo.
-Sei irritante!-
-Scusa- borbottò e poi di avvicinò a Giorgio e controllò i parametri vitali.
-È tutto okay... O quasi...- aveva lo sguardo un po' teso.
Allungò la mano e la batté tre volte.
-Quanto manca?- urlò.
-Ecco siamo arrivati!- e detto così l'ambulanza si fermò.
Il ragazzo aprí gli sportelli e calò, insieme agli altri, la barella.
Scesi e lo seguii correndo dietro la barella.
I dottori si accerchiarono tutti intorno parlando tra di loro di come stesse il paziente.
Cominciai ad agitarmi. Le lacrime mi appannarono la vista.
-Giorgio! Vi prego fatemi stare con lui!- quasi urlai.
I medici portarono la barella dentro una sala e Mike mi bloccò la strada.
-No. Lei non può entrare- mi disse aumentando le lacrime e facendomi montare la rabbia.
-Io devo entrare! È in grandissima parte colpa mia se lui si voleva suicidarsi!- sbraitai.
-La prego signorina. Non può entrare. Dobbiamo operarlo. Dobbiamo estrargli il pugnale- disse con voce calma.
Se fossi stata al suo posti avrei già perso la pazienza.
Asciugai le lacrime con il dorso della mano, migliorando un po' la mia vista.
Okay sì. Forse avrei dovuto aspettare fuori.
O forse sarei dovuta andare con lui.
Non sapevo più cosa fare.
Mi passai una mano sulla fronte rassegnata e mi sedetti su una delle sedie nella sala d'aspetto.
Le lacrime scendevano silenziose e indisturbate.
Ero un disastro.
Era tutta colpa mia.
Dovevo esserci io a posto suo.
Una mano mi carezzò la schiena risvegliandomi dai miei inquieti pensieri.
-Come va?-
-Bene-
Giulio era sempre lì. A sostenermi.
-Basta mentire. Sei completamente sporca di sangue. Hai gli occhi di chi ha pianto per ore e un occhio così viola e gonfio che sembra che uno sciame d'api ti abbia attaccato-
Aveva ragione.
Ero un disastro.
-Ho paura di perderlo- gli confessai.
Lui mi prese la mano e me la strinse.
-Andrà tutto bene. Lui è forte. Ce la può fare...-
-Ce la deve fare!- lo corressi.
Lui annuì.
Rimanemmo in silenzio per svariati minuti, che si trasformarono in ore.
Intanto i pensieri mi stavano mangiando l'anima.
Ero un disastro.
Le ore passavano veloci e nessuno era ancora venuto a dirci come stava Giorgio.
È morto.
Queste parole mi stavano uccidendo.
Mike uscí dalla sala e su diresse versi di noi.
Scattai in piedi.
-Come sta?!-
Il ragazzo mi guardò negli occhi, ma non parlò.
-Senti, non siamo in uno di quei show televisivi in cui quando il dottore deve dare una notizia aspetta come minimo mezzora in silenzio guardando i parenti con quell'espressione da imbecille sul volto. Quindi o parli o ti do un calcio...- Giulio mise una mano sulla bocca e mi zittì.
-Scusala è un po' agitata- disse.
Lui annui comprensivo e poi disse
-Il ragazzo sta bene. Ora è in una camera e sta riposando...-
Persi tutte le altre parole.
Le lacrime cominciarono a scendere, ma erano di gioia e non di dolore.
Era salvo.

Supereroe FallitoWhere stories live. Discover now