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-Mamma che diamine ci fai qui?!- il ragazzo era sbalordito e confuso.
-Ero venuta a salutarti! Ma a quanto pare te la stai spassando insieme al tuo amico!- mi indicò con un dito e realizzai quello che stava intendendo.
-Oh no. Qui ci deve essere un malinteso. Ieri era il mio compleanno e dopo essere andati al cinema Giulio mi ha detto che avremmo fatto un pigiama party a casa sua. Tutto qui- la rassicurai e lei perse un po' del rossore che aveva assunto il suo viso.
Inspirò profondamente e cercò di calmarsi.
-Ti ho lasciato dei dolci sul tavolo della cucina. Io vado a lavorare- disse infine e poi se ne andò.
Dopo qualche momento di silenzio scoppiai a ridere.
Che situazione assurda!
Mi seguirono anche i due ragazzi nella risata.
Dopo colazione e dopo che ci fummo cambiati uscimmo e girovagammo per la città fermandoci ogni tanto in qualche negozio.
Il pomeriggio le nuvole cominciarono a impossessarsi del cielo di Roma e qualche goccia cominciò a scendere cogliendoci alla sprovvista.
Riuscimmo ad arrivare a casa mia non troppo in tempo.
Quando entrammo in casa alla nonna per poco non venne un infarto.
Eravamo completamente bagnati. I vestiti appesantiti dalla pioggia.
I capelli grondanti di acqua.
Le scarpe erano piene d'acqua e di conseguenza i calzini erano diventati straccette per pulire l'auto.
-Strizzate i vestiti, capelli e tutto fuori casa poi tutti e tre immediatamente sotto la doccia!- fu quello che la nonna ci ordinò appena si riprese dal piccolo shock temporaneo.
-Ma non possiamo andare tutti e tre contemporaneamente sotto la doccia!- le feci notare ma lei si limitò a liquidarci con un gesto della mano.
Accompagnai di sopra i ragazzi e diedi loro degli asciugamani.
Purtroppo a loro i miei vestiti non andavano bene e quindi fui costretta ad asciugarli con il phon e poi sui termosifoni.
-È tutto quello che posso offrirvi...- dissi ai due mo' di scusa.
-Il fatto che tu ci abbia accolti è gia qualcosa!- scherzò Giulio.
Dopo che loro si furono sciacquati, asciugati e vestiti fu il mio turno.
Giulio era ormai di sotto e io stavo aspettando paziente sdraiata sul letto con un asciugamano addosso.
Non avevo avuto problemi con Giu, per me non era di certo un problema vederlo mezzo nudo girare per casa mia, ma quando Giorgio uscì, con solo un fino asciugamano legato in vita mi sentii piuttosto a disagio.
-Io..- indicò il bagno e io cercai di dire qualcosa, ma ero completamente a corto di parole.
Lo ammirai, e per un attimo ci studiammo entrambi.
Il suo petto liscio era imperlato di goccie d'acqua, il suo addome scolpito e teso.
Nel passargli accanto le nostre spalle si sfiorarono e di nuovo qualcosa si agitó nel mio petto.
Mi chiusi velocemente la porta alle spalle e mi spogliai per emtrare in doccia.
Quando fui pronta anche io andai in cucina e preparai tre cioccolate calde.
Ci buttammo sul divano e guardammo la TV.
Ci eravamo divertiti, pensai.
Però Giorgio non aveva riso come noi e quei pochi sorrisi che ci rivolgeva erano i più finti in assoluto.
Mi sarebbe piaciuto davvero poterlo aiutare ma come si fa ad aiutare una persona che finge di stare bene?
Come puoi farlo se questa con un sorriso forzato (e riuscito bene) riesce a convincerti che sta bene?
Lui aveva bisogno di aiuto. Ma non sapevo come aiutarlo.
Ci avrei pensato. Si, lo dovevo aiutare.

Supereroe FallitoWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu