Capitolo 6

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Rachel

La campanella suona. Tutti si precipitano fuori. Il cortile è pieno di ragazzi che ridono col loro gruppo di amici.
L'ultima cosa che voglio fare adesso è ridere. Accanto a me c'è Hannah, molto accanto a me, si potrebbe dire quasi che camminiamo a braccetto.
Attraversiamo a passo deciso il cortile in mezzo alla gente, cercando di nasconderci meglio che possiamo senza sembrare due assassine.
Arriviamo a metà cortile quando Michelle e le sue amiche ci tagliano la strada.
"Non di nuovo...non di nuovo"

"Ehy stronza"- mi apostrofa.
"Ehy gallina"-gli risponde Hannah a tono proprio come ho fatto io qualche ora prima.
"Chi ti ha interpellato?!"- la minaccia Michelle senza distogliere gli occhi da me. Io sostengo il suo sguardo, ma non so per quanto altro possa riuscire a farlo.
"Di certo non ho bisogno di essere interpellata per parlare con una cogliona come te"- le risponde la mia amica. Si sta cacciando in brutti guai, e tutto per colpa mia.
Finalmente quella serpe toglie gli occhi da me e li fissa sulla mia compagna di banco.
"Come mi hai chiamato troia?!"- ormai è ad un palmo da Hannah. Lei sostiene il suo sguardo e non fa una piega, non so come faccia...io sarei indietreggiata immediatamente.
Ormai ci guardano tutti, si è formato un cerchio attorno a noi.
La tensione si percepisce, quasi si respira.
Proprio quando sembra che quella tensione si stia per spezzare entra nel cerchio l'ultima persona che avrei voluto vedere lì, Jack.
Entra nel cerchio e si piazza in mezzo a noi, spostando Michelle che ancora continua a guardare in cagnesco la mia amica.
"Andiamo via piccola"- dice praticamente trascinandosi dietro la sua ragazza. Ho una fitta al cuore quando lo sento apostrofarla così, ed un'altra la ho quando si gira a guardarmi e i nostri sguardi si incrociano.
Ho voglia di piangere, di urlare e di fuggire, ma non posso.
Sento le gambe cedermi, ma non posso, non qui ne ora.
Racimolando quelle poche forza che mi restano mi tiro dietro Hannah fino al cancello e l'abbraccio più forte che posso.
Lei risponde all'abbraccio e affondo nel suo maglione.
"Grazie infinite"- le dico tra le pieghe del suo maglione.
"Non c'è di che piccola, e non esitare a chiamarmi se succede qualsiasi altra cosa ok?"- mi risponde.
Annuisco lentamente contro il suo petto e mollo la presa.
Mi sono ripresa un po', ma non del tutto.
Lei mi sorride, ha un sorriso fantastico, e io non posso fare a meno di risponderle con un sorriso, più o meno credibile.
"Ci sentiamo oggi?"- mi dice tenendomi per le spalle.
"Certo"- annuisco di nuovo...ormai è l'unica cosa che riesco a fare.
Mi molla un bacio sulla fronte e si guarda intorno, appena vede mio fratello me lo indica.
"Dai, tuo fratello è lì. Io devo andare, ho Matthew che mi aspetta... Allora a dopo"- conclude sorridendomi ancora.
Non so come faccia ad avere sempre quel dannato sorriso incantevole in faccia, ma non mi interessa, mi aiuta troppo e voglio che non smetta di averlo.
La guardo allontanarsi e poi vado da mio fratello.
C'è un ragazzo con lui.
Abbasso la testa e vado rapida da lui.
"Ehy piccola"- mi saluta appena mi vede.
"Ciao Walty"- cerco di fare il sorriso più credibile che riesco ad avere.
"Ciao Rachel"- mi saluta palesemente a disagio l'amico di Walter, non riesco mai a distinguere se sia Josh o Dan... Non è che ci faccia tanto caso.
"Ciao... Josh?"- dico un po' insicura.
"Yep... cioè si, Josh"- mi risponde, pensando che non sappia cosa significa ciò che ha detto. Fa ridere, ma è simpatico.
"So cosa significa yep sai"- ridacchio.
Lui mi ridacchia di risposta e tra noi cala un silenzio imbarazzato.
"Avete finito voi due? Possiamo andare a casa che ho fame che dite?"- ci interrompe Walter.
"Certo"- confermiamo entrambi.

Per tutto il tragitto io e Josh continuiamo a parlocchiare del più e del meno, finché non arriviamo a casa.
Appena arrivo mi fiondo in camera mia, e mi butto sul letto, iniziando a piangere.
Non avrei voluto farlo, non vorrei farlo in questo momento, e non vorrei farlo ogni volta che il mio equilibrio viene spezzato. Ma mi ritrovo a farlo ogni volta. Mi odio per questo, e continuerò a farlo.
Mi asciugo le lacrime con le maniche e mi avvicino alla porta. Non sento nessuno passare, quindi torno al mio comodino e apro il primo cassetto, scavo un po' tra la mia biancheria e ne prendo una piccola scatolina. La apro e ci trovo uno dei miei migliori sfoghi.
Prendo la lametta e ritorno alla porta, ancora nulla.
Apro la porta, metto la testa fuori e controllo ancora.
Alzo la manica e la arrotolo intorno al braccio.
Ammiro le precedenti cicatrici e seguo i loro profilo con un dito.
Poi prendo la lametta e la fermo sulla carne.
La appoggio e sento il freddo della lama sulla pelle. La giro e la vedo brillare alla pallida luce che entra dalla finestra attraverso le tende.
Poi, taglio.
Il sangue inizia ad uscire appena dietro il taglio della lama.
Stringo i denti e completo il primo taglio.
Lascio i denti, ed espiro lentamente.
Le lacrime si fermano, e il cuore accelera.
Ispiro lentamente e appoggio per la seconda volta la lametta.
Faccio il secondo taglio parallelo al primo, proprio in mezzo ad altri due tagli.
Tiro ed esce altro sangue.
Altra pace.
Mi calmo sempre di più.
Sto per fare il terzo taglio quando sento bussare alla porta.
Sarà Walter, per un attimo mi allarmo, ma poi ricordo che non entra mai in camera mia se non gli dico espressamente di farlo.
Non rispondo, almeno penserà che sono in bagno o con le cuffie ad alto volume.
Poi sento qualcosa appoggiarsi alla maniglia e i cardini della porta scricchiolare per far aprire la porta.
"NON APRIR..."- riesco a dire prima che la faccia shockata di Josh mi appaia davanti.
Ha un espressione stupita e alterna lo sguardo dai miei tagli alla mia faccia calma.
"Entra e chiudi quella porta."- gli ordino con le lacrime agli occhi.
Fa subito quello che gli dico e ci ritroviamo da soli, io che respiro, lui che mi guarda e il mio sangue che continua ad uscire.
"Non. Una. Parola. Con. Walter."- è l'unica cosa che riesco a pensare.
Non voglio che lo venga a sapere mio fratello, questa è l'ultima cosa che voglio fargli sapere.
Annuisce e apre la bocca come per dire qualcosa, ma si ferma subito dopo.
"Perché?"- riesce a dire poco dopo.
"Ho i miei buoni motivi"- rispondo distogliendo lo sguardo. Mi sento spoglia, sta vedendo la parte oscura di me. I suoi occhi adesso mi mettono a disagio.
"Nessuno è un buon motivo"- dice, alzandosi silenziosamente la manica sinistra e mostrando una serie di cicatrici rimarginate da un bel po', un anno almeno.
Adesso sono io quella stupita.

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