Carry On

Prologo

Era un freddo pomeriggio di dicembre. Natale era alle porte.

Walter dava la sua piccola mano alla madre, mentre Rachel era in braccio al padre.

Il piccolo Walter di otto anni si guardava intorno con la bocca aperta per le mille luci colorate che illuminavano la strada. 

Rachel invece, aveva solo sei anni, era intimidita da tutta la folla per strada e di tanto in tanto si stringeva di più al padre nascondendo il faccino pallido e il naso arrossato sulla sua sciarpetta rossa.

L'odore di aria fresca si mescolava con quello dell'asfalto umido. La gente camminava vicino le vetrine dei negozi, illuminate dalle lucine natalizie. Tutti erano in cerca di regali. Ogni tanto, o troppo spesso, un senzatetto stava sul marciapiede a chiedere dell'elemosina. Walter dava uno spicciolo a tutti quelli che vedeva.
La madre glieli dava sempre apposta.

Erano usciti per il regalo della zia, i piccoli erano molto affezionati a lei.

Entrarono in un negozio di vestiti, il gelo che era penetrato fin dentro le ossa dei bambini scomparve in una volta. Rachel dovette togliersi anche la sciarpetta per i calore improvviso.

La famiglia si separò: mamma e Rachel andarono nel reparto femminile, papà e Walter in quello maschile.

Walter aveva visto una maglietta di Dragon-Ball e adesso assillava il padre per comprargliela, che era contrario per il prezzo esagerato.

La madre guardava intorno, in cerca di qualcosa che potesse piacere alla sorella, mentre teneva per mano Rachel. Quest'ultima afferrò un braccialetto: era una catenina argentata con un ciondolino del medesimo colore. C'era scritto "Carry On" con dei brillantini rossi. Quella era una frase che la madre le ripeteva spesso.

Nel frattempo Walter aveva convinto il padre a farsi prendere la maglietta dicendogli che non gli avrebbe chiesto più nulla.
Stessa cosa fece Rachel per quel braccialetto che intendeva regalare alla madre, ma era una sorpresa.

Fu un attimo.

Un colpo.

La porta si aprì di botto, rivelando una figura alta, con un passamontagna e una pistola nella mano destra e un sacchetto di plastica nell'altra.

La figura si avvicinò a grandi passi alla cassa, puntando l'arma a tratti verso la cassiera e a tratti verso i clienti a vista, e quindi anche verso Rachel.

La madre istintivamente si piazzò davanti alla figlia per proteggerla, e questo spaventò l'uomo, che fece fuoco.

Rachel fu avvolta dal piumino della madre ed entrambe caddero a terra. Sentì all'orecchio la voce tremolante e sussurrante della madre: "Shhh, non aver paura, ci sono io con te".

Sentita la confusione, il padre dei bimbi uscì da una delle file del reparto maschile per controllare cosa fosse successo, e alla vista della moglie sanguinante accasciata sulla figlia si avventò sull'uomo, poco distante da lui.
Fortunatamente il padre era un poliziotto, e ci mise poco a stendere l'uomo, visibilmente sotto effetto di droghe.

Una volta finito il rapinatore, l'uomo si avvicinò disperato alla moglie, ancora accasciata sopra la figlia per proteggerla dalla follia che era appena stata consumata.
Chiamò un'ambulanza, ma ormai era troppo tardi.

La figlia stringeva ancora il ciondolo che voleva regalare alla madre, ora un po' più rosso, sporco di sangue, e guardava gli occhi spenti della madre che la fissavano, accennando un piccolo sorriso.

"Mamma...mamma..."-era l'unica cosa che riusciva a sussurrare la piccola scuotendo un po' la madre con le sue piccole braccine.

"Mamma svegliati...mamma...MAMMA!"- scoppiò a piangere la bambina vedendo che la madre non rispondeva.

Fu il padre a tirarla via mentre lei ancora si aggrappava al piumino della persona che le aveva salvato la vita.

In braccio al padre, Rachel, spostò lo sguardo su quell'uomo che aveva appena portato via una parte di lei. Non aveva più il passamontagna, la polizia lo stava arrestando.
Fu un'istante. Da una parte il volto arrossato e rigato dalle lacrime di Rachel, dall'altro uno sguardo che sorrideva diabolicamente verso di lei. Quello sguardo, lei non lo dimenticherà mai.