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LEGGETE IN FONDO, GRAZIE.

Emily Pov's

Il telefono suonava da circa cinque minuti nel soggiorno, ma a causa del disordine in cui riversava la casa, era impossibile trovarlo.

<<Michael! Posso sapere cosa ci fa qui la tua divisa da calcio?!>> urlai a mio figlio che pensava che il soggiorno fosse il cesto dei panni da lavare, <<dove diamine è>> mi lamentai a denti stretti buttando, tutto quello che mi capitava tra le mani, alle mie spalle.

Giustamente la donna delle pulizie aveva trovato il momento giusto per lasciarmi sola. Ethan non c'era perché in viaggio, tre ragazzini che mi mettevano in disordine la casa e il compleanno di mio padre alle porte. Ero in alto mare.

Tre ragazzini, avete capito bene. Io e Ethan avevamo avuto la brillante idea di avere altri figli dopo Laila e, se all'inizio era stupendo, non avevamo messo in conto che questi sarebbero cresciuti un giorno.

<<Ciao mam... Che cos'è successo qui?>> chiese mia figlia maggiore entrando in casa.
<<Sto cercando il telefono>> ringhiai infastidita.
<<Vuoi dire questo?>> domandò afferrando il suddetto che si trovava sul tavolino, ovviamente l'unico posto dove non avevo ancora guardato.

Sospirai rassegnata e mi sedetti a terra.

<<Ti senti bene?>> mi raggiunse mia figlia preoccupata.
<<Sono solo un po' stanca>> ammisi calmandomi anche se di poco, <<com'è andata con Freddy?>>.

Laila era entrata nell'età adolescenziale, dei primi amori e delle prime disillusioni. I quindici anni erano davvero duri, ma era comunque rimasta la stessa, certo litigava molto spesso con suo padre ma comunque sapeva che poteva sempre contare su di me.

<<Credo che questa volta sia davvero finita...>> disse tristemente appoggiando il capo sulla mia spalla.
<<Mi dispiace tanto tesoro>> l'abbracciai facendole delle piccole carezze sui capelli.
<<Non fa niente, se è finita significa che doveva andare così>>.
Era davvero dolce quando cercava di fare la matura, anche quando non serviva.

Il momento però venne interrotto dal rumore di qualcosa che cadeva al piano di sopra.

<<Che cos'era?>> chiese mia figlia staccandosi da me.
<<Oh, adesso vedono!>> mi alzai già pronta all'attacco.

Corsi letteralmente al piano di sopra diretta in camera di Michael.

<<Che cosa succede qui?!>> domandai furiosa entrando.
<<È stato lui!>>.
<<È stata lei!>> dissero in coro quei due.

<<Mamma mi ha preso la mia bambola!>> si lamentò Dakota, la più piccola venedomi incontro.
<<Solo perché lei mi ha rubato le mie macchine da corsa!>> si difese subito l'altro.

<<La volete smettere di fare i bambini?>> chiese Laila, che nel frattempo mi aveva raggiunta.
<<Io sono una bambina e rivoglio la mia bambola!>>.
<<Ed io rivoglio la mia macchina>> disse giustamente Michael, mettendo le braccia conserte. Sembrava dannatamente suo padre quando faceva così.

<<Restituitevi a vicenda le vostre cose, ora!>>.
<<Ma mamma mi serve una macchina per le mie bambole, se no come fanno a spostarsi?>> chiese allora Dakota facendo gli occhioni dolci.
<<Beh allora a me serve la tua bambola perché le mie macchine devono investire qualcuno>>.
<<No!>> urlò con voce stridula mia figlia raggiungendo il fratello e dandogli una spinta.

Finivano sempre per litigare quei due. L'unico che impediava loro di darsele tutti i giorni al momento era in viaggio, chissà dove.

<<Smettetela o chiamo papà>> ma le minacce furono inutili. Continuarono a spingersi a vicenda fino a quando non sentimmo scattare la porta di casa.

Come Romeo e Giulietta?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora