Prologo #2

5.9K 200 6
                                    

Pov Ethan

Quel Natale avevo meno voglia degli altri anni di unirmi ad un gruppo di ricchi ficcanaso per celebrare una festa natalizia che di natalizio aveva ben poco. L'unico scopo di quelle feste era accrescere il prestigio degli organizzatori ed io non lo sopportavo. Non che volessi la famiglia riunita sotto l'albero di Natale a scartare regali e cantare canzoni, tutti insieme. Solo che mi sembrava solo qualcosa di artificioso.

Ogni anno era la stessa storia ma io e la mia famiglia non potevamo fare a meno di parteciparvi. A questi tipo di eventi, inoltre, vi prendeva parte la peggior specie di pettegole della città, che partecipavano solo per commentare, criticare e sfoggiare i loro costosi abiti, accompagnate dai loro mariti interessati, più che altro, a trovare nuovi affari a cui dedicarsi.

La mia famiglia in tutto ciò, però, aveva altri progetti: dimostrare la sua superiorità nei confronti degli Anderson. Questi ultimi, infatti, erano i nostri rivali in affari. La Clark & Co, la nostra azienda, si occupa esattamente di quello di cui si occupano le Anderson Enterpreses, quindi c'era sempre una tensione molto alta tra le nostre famiglie.

Mi trovavo di fronte allo specchio, quella sera, avevo appena finito di vestirmi: indossavo un completo blu con una camicia azzurrina e una cravatta grigia, per ordine di mia madre. Stavo facendo gli ultimi ritocchi quando ad un tratto la voce squillante della mia "dolce" sorellina minore, Allison, mi risvegliò dai miei pensieri.
<<Ethan, sbrigati dobbiamo andare. Siamo già in ritardo!>>.
Allison è di un anno più piccola di me ma queste feste la rendevano insopportabile ed esageratamente entusiasta. Le piaceva fare sempre una buona impressione e farsi notare. L'esatto opposto di me. Odiavo quelle feste l'unico motivo per cui partecipavo era che i miei genitori mi obbligavano. Allison, invece, riteneva che mettendosi abiti eleganti, truccandosi in modo esagerato e comportandosi come una stupida, riescisse ad attirare l'attenzione e soprattutto i ragazzi.
Non si rendeva ancora conto di essere una bella ragazza e che non le serviva tutta quella roba per piacere agli altri.

È una ragazza abbastanza alta, capelli neri e occhi azzurri, mi somiglia molto, solo fisicamente perché nel carattere siamo agli opposti. Nonostante tutto, però, le voglio molto bene.

<<Ethan hai sentito? Ti devi sbrigare>> peccato che urli come una scimmia.
<<Arrivo dammi un attimo scimmia>>.
<<Ti aspettiamo in auto e non chiamarmi scimmia!>> sorrisi ed uscii dalla mia stanza: si prospettava una serata di una noia mortale.

Infatti, come ogni anno arrivammo a casa Anderson, scendemmo dall'auto e venimmo accolti come solo gli Anderson sapevano fare: con camerieri tutti vestiti a festa che ci sorridevano gentilmente e ci indicavano dove dovessimo dirigerci.

<< Come se fosse diverso dagli altri anni!>> commentai ad alta voce, ma ricevetti subito uno sguardo di rimprovero da mia madre.
Ci dirigemmo verso la sala grande dove si trovavano tutti gli ospiti. Quella casa era enorme piena di stanze e scalinate che portavano chissà dove. Una bella casa in fin dei conti molto grande, spaziosa e luminosa. Peccato per l'atmosfera: solite pietanze, solita musica, solite persone. Ancora non mi capacito di come si possa pensare che ad un ragazzo di diciassette anni possa piacere una festa del genere.

Come c'era da aspettarsi passai la maggior parte del tempo da solo, raramente mio padre mi coinvolgeva nei suoi discorsi o mia madre mi presentava qualcuno. Per non parlare di mia sorella che passava tutto il tempo a parlare con quelle quattro oche delle sue amiche. Alcune di loro erano anche carine ma appena ti avvicinavi ti rendevi conto di quanto fossero vuote dentro. Mi augurai solo che mia sorella non diventasse così: viziata, materialista e oca.

Tuttavia quella sera c'era qualcosa di strano nell'aria, qualcosa che non riuscivo a capire. Il signor Anderson stava bevendo più del solito, arrivai a contare quattro bicchieri di Champagne poi persi il conto, mentre la signora Anderson, continuava a passare da un ospite all'altro evitando di intrattenersi troppo con le stesse persone, comportamento assai strano per lei.

Come se non bastasse origliai per caso una conversazione di alcune signore poco lontane da me.
<<Chissà dov'è>> disse una. <<Probabilmente la staranno nascondendo>> le rispose un'altra <<deve essere una vergogna per loro>>.
<<Io fossi in Camille non mi farei più vedere in giro>> disse una terza donna.
Siccome non capii di cosa stessero parlando lasciai stare, erano delle pettegole probabilmente non lo sapevano neanche loro.

D'un tratto, però, notai un po' di movimento in fondo alla sala così mi avvicinai. Non riuscivo a vedere molto ma vidi molti girarsi verso un punto indefinito della sala e cominciare a bisbigliare tra di loro.
<<Eccola!>> disse un signore.
<<Deve avere un bel coraggio per presentarsi>> gli rispose quella che penso fosse sua moglie.

Io l'unica cosa che riuscii a scorgere fu una testa rossa allontanarsi velocemente dalla sala. Poi più nulla. Non diedi molto peso al fatto, anzi, pensai di essermelo immaginato così passai oltre, tornando al tavolo degli alcolici.

Dopo alcune ore, tuttavia, mi resi conto che avevo mangiato e bevuto troppo, soprattutto bevuto e questo non andava affatto bene, i miei non sarebbero stati molto contenti. Così decisi di allontanarmi dalla sala ed andare alla ricerca di un bagno. Arrivai giusto in tempo per rimettere tutto ciò che avevo mangiato e bevuto. Però stavo meglio.

Mentre uscii mi sembrò di scorgere nuovamente la ragazza dai capelli rossi di poche ore prima, che si dirigeva al piano di sopra. Non so per quale motivo ma la chiamai.

<<Ehi!>> ma lei non mi sentì o non volle sentirmi. Così lasciai perdere e tornai alla festa.

La serata proseguì tranquilla ed io cercai di stare alla larga dagli alcolici. Era da poco passata la mezzanotte e la gente era ancora arzilla, al contrario di me, quando una cameriera entrò in fetta e furia nella sala alla ricerca della signora Anderson, individuata si diresse verso di lei correndo: << È a terra!... Sul retro!... Non si muove!>> giustamente la donna non capì a cosa si riferisse <<Chi non si muove? Di che cosa stai parlando?!>>.
A quel punto intervení anche il signor Anderson in soccorso alla ragazza. <<Calmati Manuela, respira e parla, che cos'è successo?>>. La donna prese un bel respiro ma cominciò a piangere. La signora Camille si irritò alquanto della situazione scomoda, nella quale si trovava, ed esortò la cameriera a continuare.
<<La signorina...>>.
A quelle parole il signor Johnatan si allarmò << Mia figlia cosa Manuela?>> domandò esasperato.
<<È sul retro...>> respirò, <<a terra, non si muove>>.
A quelle parole l'uomo sembro riprendersi improvvisamente dalla sbornia: << Cosa fai ancora lì?! Chiama un'ambulanza!>> e detto ciò si diresse all'esterno.

Gli invitati cominciarono ad agitarsi e, ovviamente, a dare possibili spiegazioni dell'accaduto.
In tutto questo trambusto, ci pensò la signora Anderson a calmare gli animi, affermando che si trattava probabilmente di un errore e chiedendo di stare calmi. Sembrava più interessata a ciò che pensassero gli ospiti che alla salute di sua figlia.

L'ambulanza arrivò piuttosto in fretta e si portò via la ragazza, e con lei anche molti invitati se ne andarono.
Noi fummo tra gli ultimi a lasciare la festa: mia madre non voleva andarsene senza aver prima parlato con Camille così si avvicinò a lei.
<< Bella festa Camille>> a quelle parole l'interessata si voltò.
<<Ti ringrazio Melissa e grazie anche per essere venuti. Spero vi siate divertiti>>.
<<Si>> rispose mia madre poi continuò, << mi auguro che tua figlia si rimetta>>.
<<Ce lo auguriamo tutti. Se adesso vuoi scusarmi, però, devo proprio andare.>> rispose in modo sbrigativo la signora.
<<Certo. Alla prossima Camille>>.
<<Sicuramente Melissa>>. Detto ciò anche noi lasciammo la festa, per mia felicità.

**

Nei giorni successivi i giornali parlarono molto dell'accaduto e, siccome la famiglia non rilasciava dichiarazioni, anche inventando. C'era chi ritenesse che la ragazza avesse avuto un malore e quelli più drastici che affermavano che la ragazza si fosse buttata.

La seconda opzione mi sembrò alquanto assurda: come si può pensare che una ragazza ricca che ha tutto ciò che vuole possa arrivare ad un gesto tanto estremo?

Infatti in poco tempo questa ipotesi fu scartata. La ragazza dichiarò che quella sera si trovava sul balcone perché non si sentiva bene, di aver avuto un malore e di essere infine caduta. La faccenda si concluse lì e cercai di scordarmene.

L'unica cosa che mi rimase impressa nella mente, di quella sera, oltre l'incidente, fu quella chioma rossa che probabilmente non avrei più rivisto, sempre che l'avessi vista davvero.

Come Romeo e Giulietta?Where stories live. Discover now