Capitolo 8

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Pov Emily

<<Signorina Anderson>> cominciò a dire il dottor Gregory, <<quando è entrata da quella porta tre anni fa, mi ha espressamente detto che lei voleva morire. Ora per richiesta dei suoi genitori io la sto visitando un'ultima volta. Lei cosa ne pensa?>>.
<<L'unico motivo per cui hanno richiesto questa "visita", come l'ha chiamata lei, è per avere la certezza che non faccia più quello che ho fatto anni fa. Vogliono essere sicuri di non subire più danni alle loro immagini. Quindi se mi sta chiedendo se lo rifarò le dico subito che, almeno nell'immediato futuro, non ne ho intenzione>> risposi nel modo più pacato possibile.
<<Lei è sempre stata una ragazza intelligente. È sempre stato difficile comprenderla e aiutarla, soprattutto, dopo quello che le è capitato per lei è stato difficile fidarsi di nuovo di qualcuno, in particolar modo di un medico! Ora pero sono fiducioso nel fatto che lei non ripeterà più tale errore... Quindi senza maggiori indugi concludo qui la nostra ultima seduta!>> disse con più enfasi di quanto mi aspettassi e si alzò in piedi porgendomi la mano. <<Le faccio le mie congratulazioni e le auguro buona fortuna per il suo futuro, signorina!>>.
Mi alzai anch'io e gli strinsi la mano a mia volta: <<La ringrazio dottore>> dissi senza una vera espressione volto poi uscii.
L'inferno sembrava finito ma, presto, avrei scoperto la sua vera forma.

Ero nella mia stanza quando Manuela mi annunciò che i miei genitori volevano parlarmi. Così li raggiunsi nello studio di mio padre.
<<Buon pomeriggio...>> dissi entrando.
<<Anche a te figlia>> disse mio padre, <<volevamo parlarti di una cosa...>>.
<<Avete cambiato idea sulla fine della terapia?>> chiesi senza peli sulla lingua.
<<No Emily. La tua terapia è conclusa e in quanto tale è arrivato il momento per noi di introdurti in società>> mi comunicò mia madre.
<<Cioè?!>> chiesi io preoccupata.
<<Questa sera i signori Clark festeggeranno il loro anniversario di matrimonio e hanno organizzato un'enorme cerimonia... Tutti sanno, però, che l'evento è anche per festeggiare il nuovo affare che i Clark hanno concluso con una compagnia francese>>.
<<E questo cosa c'entra?>>.
<<Se mi facessi finire... Questa sera vogliono che tutte le telecamere e i giornalisti siano puntati su di loro ma la tua comparsa sposterà i riflettori sulla nostra famiglia>>.
<<Quindi vi servo solo come parafulmine: attraggo i fulmini mentre voi vi illuminate!>> conclusi.
<<Prendila come preferisci ma tu questa sera verrai con noi senza discussioni, quindi fila a prepararti alle otto devi essere pronta>> detto ciò mia madre si alzò e uscì dalla stanza.
<<E tu sei d'accordo?>> dissi guardando mio padre.
<<Falla felice, per favore, sono stati anni duri anche per lei...>> rispose rassegnato. Io non dissi nulla mi limitai ad uscire dallo studio ed andare in camera a prepararmi.

Avevo optato per un vestito abbastanza corto rosso con delle scarpe color carne e mi ero truccata in modo non molto vistoso, l'unica cosa che non poteva mancare era il mio amatissimo rossetto rosso.
<<Signorina i suoi genitori sono di sotto che l'attendono>> sembrava un film già visto.
<<Arrivo Manuela...>> detto ciò andai di sotto pronta per la serata.

Quando arrivammo ad attenderci c'erano giornalisti ovunque.
<<Ricordati saluta e non smettere mai di sorridere>> disse mia madre prima di scendere.
Scesa dall'auto una miriade di giornalisti cominciò a farmi foto e domande a cui io non ero preparata. Per fortuna in mio aiuto arrivò Peter che mi scortò dentro.

La casa era maestosa, i Clark non avevano badato a spese, il salone era stracolmo di persone tutte intente a parlare di argomenti futili.
Persi i miei genitori di vista quasi subito quindi dovetti arrangiarmi.
Presto però le persone cominciarono a fissarmi e ad indicarmi. Probabilmente si chiedevano chi fossi. Mi sentivo a disagio, volevo solo essere lasciata in pace, così decisi di uscire in giardino.

Appena fuori da quella casa mi sentii meglio.
<<Allora non mi ero sbagliato sei proprio tu!>> affermò, all'improvviso, una voce alle mie spalle. Mi voltai di scatto: conoscevo quella voce.
<<Cosa ci fai tu qui?!>> chiesi sconvolta.
<<È la stessa domanda che stavo per porti io>> rispose divertito Ethan.
<<I miei genitori mi ci hanno trascinato...>>.
<<Ah sì?! Chi sono i tuoi genitori?>>.
<<Sono gli...>> ma fui interrotta da dei giornalisti.
<<Ethan, Ethan una dichiarazione...>>.
<<Chi è la signorina con lei?...>>.
<<Ethan un istante>>.
Stavo impazzendo, non ci capivo più nulla. Ethan se ne rese conto così intervenì.
<<Signori, non rilascio dichiarazioni per questa sera!>> disse ad alta voce poi nel mio orecchio disse <<vieni andiamo via di qui!>> detto ciò mi prese per mano e mi trascinò lontano dal trambusto.

Appena ci fummo liberati dei giornalisti si fermò. Eravamo in un punto impreciso del giardino e scoppiammo a ridere. Non ridevo così da anni ormai ed era stupendo.
Ad un tratto però mi feci seria.
<<Ehi tutto a posto?>> chiese vedendomi così.
<<S-sì solo che ora i miei genitori si preoccuperanno... Mi sono allontanata senza avvisare...>>.
<<Stai tranquilla sei con me. Non ti succederà nulla>> disse avvicinandosi e sfiorandomi il braccio.
<<Non è per questo... Vedi loro sono molto protettivi nei miei confronti, o meglio, nei confronti della loro posizione...>>.
<<Ti capisco i miei sono uguali. A loro non importa nulla di me e di quello che mi succede, vogliono solo attirare l'attenzione...>>.
<<Già...>> poi seguirono alcuni minuti di silenzio.
<<Comunque non dobbiamo deprimerci, siamo giovani e dobbiamo vivere la nostra vita come vogliamo!>> disse pieno di entusiasmo.
<<Non è così semplice Ethan...>>.
<<Si che lo è! Ti fidi di me?>>. Vedendo che non rispondevo si avvicinò a me.
<<Emily...>> mi chiamò <<non sono cattivo, non voglio farti del male...>>.
<<Certo dite tutti così poi...>> ma non mi lasciò finire la frase che mi prese il volto tra le mani facendo incrociare i nostri occhi.
<<Io non sono così>>.

Come Romeo e Giulietta?Where stories live. Discover now