Capitolo 14

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Pov Ethan

Mia madre mi aveva comunicato la sera precedente che avrei dovuto partecipare ad una riunione dell'élite di New York, il che significava giornalisti, pettegole e affaristi, quindi dovevo vestirmi e comportarmi in un certo modo.
<<Ethan sei pronto?>> disse entrando, <<oh tesoro sei stupendo, farai invidia a tutti!>> affermò entusiasta.
Da quando Emily non voleva più né vedermi né sentirmi, mi ero gettato a capofitto nel tirocinio in azienda e i miei non facevano altro che ripetermi quanto fossero orgogliosi di me.
<<Grazie mamma...>> risposi freddo.
<<Su su non fare quella faccia! Devi essere allegro e mostrarti a tuo agio! Ora andiamo che si è fatto tardi!>>.
Scendemmo al piano di sotto dove Liz e Allison ci stavano aspettando.
<<Che eleganza fratello!>> disse Ally venedomi incontro.
<<Anche tu sei molto bella sorellina!>> dissi stampandole un bacio sulla guancia.
<<Ragazzi dobbiamo andare!>> ordinò nostra madre.

La riunione si teneva in una sala di un albergo molto rinomato a New York.
Quando arrivammo i giornalisti ci assalirono.
<<Signor Clark una domanda!>> disse uno.
<<Signora Clark la prego!>>. A quel punto intervenì mia madre.
<<Signori per oggi non rilasciamo dichiarazioni!>> dopodiché entrammo.
La sala era spaziosa con tavoli di forma circolare sparsi ordinatamente per la sala. Su ciascuno dei tavoli c'erano i segnaposti con nome e cognome. Sperai di non essere capitato con qualcuno che parlasse solo d'affari.
<<Santo cielo!>> sentì urlare mia madre <<i tavoli sono stati predisposti secondo l'età, non secondo la famiglia!>>.
<<Il che significa?>> chiese mia sorella non capendo.
<<Che i più giovani staranno in un determinato tavolo e gli adulti in un altro, c'è stata una grande partecipazione di giovani quest'anno>> dissi pacata una voce dietro di noi.
<<Camille>> disse mia madre voltandosi.
<<Melissa>>.
A quel punto mi voltai anch'io. Non potevo crederci Emily era lì di fianco alla madre che fissava un punto indefinito. Era stupenda: i suoi capelli rossi legati da una coda alta che le metteva in risalto gli occhi più truccati del solito e le labbra colorate del solito rossetto rosso acceso. Indossava un vestito giallo corto e sbracciato. Rimasi a fissarla per parecchio tempo, forse troppo perché mia madre mi scrollò leggermente.
<<Si?!>> chiesi tornando alla realtà.
<<Il tuo tavolo è quello lì in fondo il numero 5>>.
<<Le ragazze?>> chiesi rivolgendole tutta la mia attenzione.
<<Sono sedute al tavolo 3! Ora vai a prendere posto>>. Mentre mi voltavo sentii Emily dire qualcosa alla madre ma al momento non capii.
Quando però la vidi venire verso il mio tavolo e sedersi accanto a me capii il problema: il segnaposto vicino al mio portava il suo nome.

<<Sembra che dovremo stare vicini!>> dissi voltandomi verso di lei.
<<Non guardarmi, non toccarmi e soprattutto non parlarmi!>> disse autoritaria.
<<Okay...>>.
Il pranzo cominciò verso mezzogiorno e mezzo, nel frattempo erano arrivati anche il resto dei commensali.
Non conoscevo nessuno di loro ma loro sembravano conoscere me perché continuavano a farmi domande.
<<Allora Ethan, ora che hai cominciato a lavorare per tuo padre hai intenzione di cambiare qualcosa in azienda?>> chiese un tizio di cui non ricordo il nome.
<<L'azienda non è mia le decisioni le prendono ancora i miei genitori io lì mi occupo più che altro di burocrazia>>. Mentre l'uomo rispondeva io ascoltai distrattamente la conversazione che stava intrattenendo Emily con un altro uomo alla sua sinistra.
<<Allora Emily, posso chiamarti Emily?>> non la lasciò neanche parlare, <<come spieghi la tua assenza di tutti questi anni dalle telecamere? Forse non sei stata bene ti andrebbe di parlarne?>>.
<<I-io i-in realtà n-non ho nulla da dire...>> rispose guardando il suo piatto che non aveva ancora toccato.
<<Com'è possibile che i tuoi genitori non ti abbiano fatta conoscere prima all'alta società?>> intervenne una donna.
<<Forse nascondi qualcosa?>> chiese allora l'uomo con cui stavo parlando lasciando il nostro discorso a metà. Anch'io non mi spiegavo la cosa però se non me ne aveva parlato avrà avuto i suoi motivi.
<<Centra qualcosa l'incidente che hai avuto tre anni fa?>> continuò l'uomo al mio fianco.
Allora capii il perché Emily fosse in quel tavolo. Non per una nuova disposizione ma perché volevano metterla alle strette senza che sua madre potesse aiutarla.
<<Quindi Emily cosa nascondi?>>.
La rossa era evidentemente agitata, erano riusciti a metterla in soggezione. Alzò lo sguardo verso i commensali e notai che avesse gli occhi lucidi: stava per piangere ed io non potevo permetterlo.
<<Signori, perdonate se mi intrometto, ma ritengo che ciò che state chiedendo alla signorina non sia affar vostro quindi, se non vi dispiace, preferirei che cambiaste argomento!>> dissi in modo duro perché capissero.
<<Siamo solo curiosi di sapere i motivi di tutta questa segretezza! Non c'è nulla di male in questo!>> disse la donna con aria innocente.
<<Si infatti! Emily dai rispondi alla domanda!>> insistette il mio vicino.
La ragazza al mio fianco si asciugò di fretta una lacrima e a quel punto non ci vidi più. Non potevano permettersi di farla sentire indifesa e soprattutto di farla piangere.
<<Ora basta!>> dissi ad alta voce, poi l'abbassai <<non dovete più permettervi di mancare di rispetto alla signorina! Siamo intesi?!>> domandai evidentemente alterato.
Ci fu un silenzio che parlò da sé, tutti ripresero a mangiare e parlare tra di loro.
<<G-grazie...>> disse con un sussurro la rossa.
<<Figurati>> le risposi afiorandole il braccio.
Quella gente aveva pesato che mettendomi nel tavolo con loro io avrei lasciato che la trattassero in quel modo, magari pensavano anche che partecipassi, e questo solo per il mio cognome. Non potevamo commettere errore più grande.

A metà pranzo non ce la facevo più a rimanere lì seduto così mi alzai e mi diressi in bagno. Passai lì circa dieci minuti, fumandomi anche una sigaretta.
Quando tornai al tavolo il secondo era già stato servito così tornai a sedermi.
<<Hai visto la figlia di Camille?! Chi si crede di essere?!>> chiese una donna alla sua amica.
<<Si dice che l'abbiano mandata per anni in un collegio in svizzera per educarla!>>. Ma che si credevano di essere quelle due pettegole?! Purtroppo non erano le uniche anche altri parlavano male di lei, senza conoscerla ovviamente.
Quando arrivai al tavolo la rossa era sparita.
<<Dové finita Emily?>> chiesi.
<<Sarà al bagno>>.
Andai dritto vero il bagno e senza pensarci due volte entrai.
Era lì, da sola che piangeva. Quando si accorse di me si voltò all'istante verso il muro.
<<Che fai qui Ethan! Ti ricordo che questo è il bagno delle donne!>> disse in un tono che doveva essere minaccioso, ma che la fece solo scoppiare a piangere di nuovo.
<<Cos'è successo mentre non c'ero?>> chiesi secco.
<<Niente che non è successo anche mentre eri lì>> disse asciugandosi le lacrime.
<<In particolare?>> insistetti.
<<Hanno cominciato a dirmi quello che si dice in giro su di me, così mi sono messa a piangere e sono uscita dalla sala. Sai che dicono che l'incidente che ho avuto anni fa era voluto?>> chiese voltandosi verso di me con un sorriso amaro.
<<Ma che sciocchezze sono queste?!>> dissi alterato.
<<La verità!>> disse mentre nuove lacrime cominciarono a solcarle il volto. Rimasi pietrificato da quelle parole.
Com'era possibile? Perché l'aveva fatto? Perché non me ne aveva parlato?

Come Romeo e Giulietta?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora