Capitolo 33

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Pov Ethan

Arrivai a casa stanco.
Entrato non ebbi neanche il tempo di appoggiare le mie cose che una domestica mi raggiunse.
<<Signor Ethan! I suoi genitori vogliono vederla! È urgente!>>.
<<Si vado>> dissi esasperato.

Andai in salone e l'uragano Melissa mi travolse.
<<Come ti è saltato in mente!?>> urlò mia madre appena entrai nella stanza.
<<Mamma...>> cominciai.
<<Mamma niente! Tu sei il disonore della nostra famiglia!>> continuò.
<<Stai esagerando!>> dissi.
<<Taci e ascolta tua madre!>> mi rimproverò mio padre.
Solo allora mi accorsi che c'era la famiglia al completo: mia madre, mio padre, Allison e Liz.
Le ultime due mi guardavano dispiaciute.
Io mi sedetti di peso sul divano.
<<Non ti è bastato il disonore che il tuo comportamento ha gettato sulla nostra famiglia fino ad ora!? Adesso devi anche farti la figlia dei nostri nemici?>> urlò mia madre.
<<Io non capisco, cosa abbiamo sbagliato con te!?>> intervenne mio padre.
<<Quella malata! Sai che voleva suicidarsi?! Lo sanno tutti!>> continuò mia madre.
A quel punto non ci vidi più. Non potevano permettersi di chiamarla così loro non erano nessuno per dire certe cose. Mi alzai di scatto e cominciai a parlare.
<<Ora mi fate il favore di tacere e ascoltarmi! Non vi azzardate mai più ad insultare in questo modo qualcuno che non conoscete! Soprattutto se si tratta di lei perché voi non sapete niente, niente! Capito?!>> alzai la voce, <<non me ne frega un cazzo di quello che dicono quelle pettegole! Tu parli parli ma alla fine sei uguale a loro: una pettegola che si diverte a giudicare la gente! Fra te e Camille Anderson non c'è alcuna differenza, siete uguali!>>.
<<Non ti permetto di insultare tua madre in questo modo! Abbi rispetto!>> intervenne mio padre.
<<E lei ha avuto rispetto nei confronti di Emily?! Te lo dico io, no! E sai perché? Lei è una menefreghista come il resto di quella che chiamate "élite" che altro non è che un appellativo senza valore!>>.
<<Ora basta!>> urlò mio padre, <<se non chiudi immediatamente questa pseudo relazione puoi anche andartene da qui! E credimi alla tua amichetta staranno già riservando lo stesso trattamento quindi non ti aspettare il suo aiuto!>> disse calmo.
Taqui quando parlò del possibile trattamento a cui stavano sottoponendo Emily. Sicuramente l'avrebbero minacciata in ogni modo.
<<A voi non importa niente di me. Per voi sono solo un giocattolo. Sapete cosa vi dico? Non la vedrò più. Ma non lo faccio per voi, lo faccio per lei perché lei è l'unica cosa di cui mi importa. Di voi non me ne frega niente>> detto ciò uscii di casa e salii in auto.

Pov Emily

Ero seduta nello studio di mio padre come mi aveva detto di fare Manuela e aspettavo nervosa la ramanzina dei miei.
Entrarono seri in volto. Mia madre scuoteva la testa come disgustata.
<<Tu piccola ingrata!>> urlò subito dopo, <<come hai potuto farci questo?! Tutto ti abbiamo dato! E tu come ci ripaghi?! Andando a letto con il figlio dei Clark!>>.
<<Io...>> cominciai ma non mi fece continuare.
<<Se volevi divertirti potevi farti chiunque ma proprio lui dovevi scegliere?! Sei solo una puttana!>>.
<<Camille, moderiamo i termini stai sempre parlando di nostra figlia>> le fece notare mio padre.
<<Nostra figlia certo! Quella che a sedici anni si è buttata da un balcone? Quella che è andata da uno psichiatra per tre anni? O quella che si è fatta un Clark?>>.
<<Io non mi sono fatta nessuno! Mi sono innamorata di lui!>> le lacrime cominciarono a rigarmi il volto.
<<Amore certo! Quando non sapete cosa dire voi giovani mettete sempre di mezzo l'amore!>>.
<<Ma è la verità!>>.
<<No, sai cosa c'è? Noi ti abbiamo dato tutto, ti siamo sempre stati vicini anche quando non te lo metitavi, e tu ora ci hai deluso!>>.
<<Mi siete sempre stati vicini? Davvero?! Ma se eravate sempre in viaggio, non stavate mai a casa con me! E poi come pensate di essere stati dei bravi genitori se vi siete scordati il mio ventesimo compleanno?!>> a quelle parole mio padre spalancò gli occhi.
<<Questo non centra nulla! Tu non vedrai più quel ragazzo altrimenti tornerà tutto come prima!>> disse mia madre minimamente colpita dalla mia affermazione.
<<C-cioè?>> domandai incerta.
<<Non andrai più all'Università, per esempio! Farai sedute psichiatriche due volte a settimana e se ciò non bastasse ti manderò in un istituito psichiatrico come avrei dovuto fare anni fa!>>.
<<Papà tu non dici niente?>> dissi rivolgendomi a mio padre che se ne stava in silenzio.
<<Emily tronca questa relazione e non accadrà nulla di tutto ciò. Continuerai la tua vita come se nulla fosse. Non cambierà niente!>> intervenne.
<<Ma è lui la mia vita volete capirlo?! Lui mi ha salvata! Senza di lui non posso stare!>>.
<<Se non lo lasci Ethan perderà il suo lavoro oltre che la sua casa e la sua famiglia. Vuoi davvero questo per il ragazzo che dici di amare?>> mi sfidò con lo sguardo mia madre.
<<No...>> abbassai lo sguardo, <<lo lascerò, ma voglio farlo di persona>>.
<<Fallo come ti pare ma al più presto e non in pubblico!>> così dicendo mia madre uscì dalla stanza.
<<È la cosa migliore credimi>> disse mio padre mettendomi una mano sulla spalla.
<<Mi dispiace papà... Ma non sarò più allegra... Perderò tutta la mia voglia di vivere tra poco...>> mi asciugai una lacrima.
Senza dirmi niente uscì dalla stanza lasciandomi sola con i miei pensieri.

Ad interromperli fu il mio telefono.
Un messaggio di Ethan.

Ethan: <<Vediamoci alla pensione devo parlarti>>.

Un messaggio senza sentimento, solo parole.

Emily: <<Ti devo parlare anch'io>>.

Era una conversazione fredda.

Mi alzai dalla sedia e andai verso la macchina dove mi attendeva Peter.

Arrivata alla pensione notai subito la macchina di Ethan così scesi dall'auto.
<<Signorina devo aspettarla qui?>> chiese il mio autista.
<<No, ti chiamo dopo>> dissi fredda.

Lentamente andai verso la camera numero cinque. Sentivo il cuore battermi all'impazzata. Io non volevo lasciarlo ma dovevo, per me ma soprattutto per lui.

Entrai piano ma appena aprii la porta fui invasa da una tristezza infinita.

Ethan era seduto sul letto a fissarmi triste. Sapevo quello che volesse dirmi ma l'idea di perderlo mi fece scoppiare a piangere.
Prontamente lui si avvicinò a me e mi strinse forte a sé.
<<Shh, piccolina non piangere>> disse accarezzandomi la nuca.
<<Hanno vinto loro!>> piansi sul suo petto.
<<Ehi, guardami...>> ma questa volta non trovo nulla di confortante da dirmi.
Sembrava anche più distrutto di me.
Lo abbracciai forte.
Lui mi strinse a sé e restammo così per diverso tempo.

<<Qual è il piano?>> chiesi allontanandomi di poco da lui.
<<Non ho un piano...>> disse abbassando uno sguardo.
<<Io si!>> mi sporsi verso le sue labbra e lo baciai.
Su un primo momento rimase interdetto dal gesto poi ricambiò.

Cominciò ad intensificare il bacio ed in poco tempo eravamo sdraiati sul letto.
<<Emily>> cominciò a dire tra un bacio e l'altro, <<concedimi... Un'ultima... Notte>> finì la frase guardandomi negli occhi.
<<Si!>> dissi sicura riprendendo a baciarlo.

Presto i vestiti finirono a terra e ci ritrovammo nudi sul letto.
Con la bocca percorse ogni centimetro del mio corpo come se volesse memorizzarlo.
Io feci lo stesso lavoro ma con le mani.
Non volevo dimenticarmi di come fosse il suo corpo, di come mi faceva sentire.

Entrò in me con forza ma sempre con calma.
Io gemetti sonoramente quando arrivai all'apice e lui fece lo stesso subito dopo.
Si accasciò su di me e cominciò a baciarmi il collo.
A quel punto non resistetti più.
Era la nostra ultima volta, non ci sarebbe più stato un momento così intimo tra noi. Lui avrebbe presto trovato un'altra ragazza e io sarei rimasta sola.
<<Ti amo>> sussurrai tra le lacrime.
<<Ti amo anch'io>>.
A quel punto sentii qualcosa cadermi dietro la spalla.
Gli presi il volto tra le mani e mi resi conto di non essere l'unica a piangere.
Lo abbracciai forte.
La prima volta che ci dicevamo di amarci era anche l'ultima. Mai più avrei sentito quelle due parole uscire dalla sua bocca.

Sapevamo entrambi che quella era l'ultima volta che stavamo insieme e nel silenzio sentii i nostri cuori sgretolarsi piano, ma sempre insieme.

Come Romeo e Giulietta?Where stories live. Discover now