Capitolo 20.

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"You can't wake up
This is not a dream
You are a parte of a machine
You are not a human being"
-"Fammi capire: mio padre aveva un proiettile degli Argent?!"-
-"Si, e molto probabilmente non sapeva nemmeno per cosa fosse stato designato originariamente, è possibile che sapesse invece che questa è una città... particolare."-
-"Signore, ho bisogno di dormire."-
-"Vuoi che ti prepari qualcosa? È l'ora di pranzo passata..."-
-"No, sto bene così. "- in realtà ho una fame da lupi (perdonate il mio senso dell'umorismo :v).
-"Ho solo..."-
-"...bisogno di dormire, okay, ho capito. Vai di sopra."- il tono è particolarmente amareggiato e mentre salgo le scale gli lancio un'ultima occhiata imbufalita.
Dio solo sa quanto ho voglia di litigare, di urlargli addosso tutte le cose cattive e tutto il rancore che mi tengo dentro dal giorno in cui è cambiato tutto.
Derek è diventato assente, sia qua, nel loft, sia nel suo atteggiamento.
È scontroso, suscettibile e molto imprevedibile.
Non so più come prenderlo, un minuto sembra un cucciolo bastonato e dimenticato dal mondo in cerca di coccole, l'altro sembra un orso feroce e irascibile.
Penso che per adesso, qui io sia l'unica che possa permettersi di fare la pazza che tiene sempre il muso, ma evidentemente lui ha deciso di strabaltare completamente i ruoli.
Mi butto sul letto e mi addormento in fretta.
A  risvegliarmi è la luce che penetra da una fessura, anzi proprio da un taglio profondo e rudimentale  nella tenda, che prima che io andassi a dormire non c'era.
Qualcuno deve essere salito in camera.
Mi accosto alla finestra e premo leggermente il naso sul panneggio sbiadito, cercando di fiutare qualcosa.
Risponde ai miei sensi l'odore che conosco meglio: muschio e terriccio umido, ovvero Derek.
Che diamine gli prende? Si mette a fare anche lo psicopatico adesso? Devo prendere provvedimenti, e alla svelta.

Scendo lentamente le scale, evitando con cura di non fare rumore e di incappare in una qualche asse scricchiolante e rivelatore, quando sento un brusio sommesso di due voci maschili che sussurrano.

Procedo lentamente, fino a raggiungere un posto con una buona visibilità e una buona acustica, mi sporgo il minimo indispensabile e vedo Derek e Scott che discutono animatamente, sempre tentando di sussurrare, presumibilmente per non svegliarmi, dato che in teoria dovrei essere ancora nel letto.

Scuoto la testa e mi sporgo maggiormente per ascoltare meglio, mi sento quasi in colpa ad origliare una conversazione dall'aspetto così privata, fino a quando una frase mi  gela il sangue.

-"Melanie deve andarsene da qua."- il timbro profondo ed inconfondibile della voce, mi conferma che a pronunciarla è stato Derek.

Il colpo mi lascia completamente senza fiato e chiudo gli occhi, pregando di aver sentito male, anche se so che non è affatto così.

-"E' troppo pericoloso per lei, sarebbe un suicidio e tu Scott, lo sai bene."-

-"So bene anche che è matura abbastanza per prendere da sola le proprie decisioni, ma non posso oppormi alla tua scelta. Ti consiglio di pensarci bene, in ogni caso, sai che a casa mia c'è posto."-

-"Sarebbe comunque troppo pericoloso. Andiamo Scott, sei il leggendario "Vero Alfa", pensi di non attirare l'attività soprannaturale?"- Derek si tortura incessantemente i capelli, passandoci costantemente le dita, la massa scura si arrotola intorno alle dita in piccoli vortici che si srotolano quando le sfila.
È nervoso, glielo si legge sul viso.

Decido di intervenire e finire questa inutile messinscena.

-"Sai Derek, anche io credo che Scott abbia ragione..."- intervengo teatralmente tra i due, scendendo con calma le scale.

And Every Day I Miss You ||Derek Hale||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora