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-Oi salta su- disse Jacopo abbassando il finestrino.
Sorrisi teneramente e, dopo aver messo la valigia nel coffano andai a sedermi accanto a lui.
-Allora, cos'è sucesso?- chiese curioso.
-Niente, solo ci ho ripensato e sono rimasta qua- feci spallucce.
-Fedeee- disse con tono di rimprovero.
-Abbiamo litigato- sbuffai.
-Perché?- chiese confuso.
-Per il fatto della distanza, nel senso, io non volevo andarmene però devo e niente, siamo finiti per litigare- ammisi imbarazzata
Jacopo annui sospirando e continuò a guidare in silenzio fino a quando non arrivammo al locale in cui si trovavano Emi e Moh, fermò la macchina e scese con me aiutandomi con la valigia e portandola nella macchina di Moh.
-Grazie Ja- dissi dandogli un bacio in guancia.
-Figurati- disse ricambiando.
Sorrisi e mi avviai verso l'entrata quando una stretta al polso mi obbligò a girarmi e incontrare gli occhi chiari di Lazza.
-Emiliano ha solo paura, cerca di capirlo Fede- sussurrò per poi lasciare la presa e andare via.
Sospirai per l'ennesima volta, velocemente entrai nel locale e incominciai a cercare i due che se ne stavano seduti in un tavolino o almeno, Emiliano beveva mentre Moh lo guardava soltanto.
-Moh- dissi appoggiandogli una mano sulla spalla.
-Fede, che cazzo è sucesso?- chiese facendomi sedere.
-Abbiamo litigato per il fatto della distanza- dissi mettendomi la testa tra le mani.
-Ci..hahaha...ciao...ahaha- disse Emiliano.
-Quanto ha bevuto?- chiesi ignorando il mio ragazzo.
-Tanto- sospirò -Ora lo portiamo via- disse alzandosi e andando a pagare.
Rimasi sola con Emiliano, mi alzai e dopo aver fatto alzare anche lui che barcollava leggermente ci avviammo verso l'uscita. Nel giro di 40 minuti arivammo davanti a casa di Emiliano, frugai nelle sue tasche finché non trovai le chiavi e con l'aiuto di Moh portammo Emiliano di sopra.
-Stai attenta, io vado ciao Fede- disse dandomi un bacio e andando via.
Mi avvicinai a Emi che se ne stava spaparanzato sul letto, mi misi in ginocchio e cercai di togliergli la maglietta ma senza riuscirci.
-Tu non sei la mia ragazza, non hai il diritto di spogliarmi- disse ridendo. -Lei non è qua- disse diventando triste di colpo.
Mi allontanai da lui e andai a sedermi sulla poltrona poco distante dal letto, rimasi in silenzio ascoltando le parole che uscivano dalla sua bocca.
-È andata via- disse sbattendo la mano sul materasso come un bambino. -Abbiamo litigato in aeroporto, perché lei non vuole rimanere qua, con me- abbassò lo sguardo. -Forse non mi ama abbastanza- sussurrò.
-Sono sicura che ti ama, tanto- cercai di sforzare un sorriso.
-Allora perché non è qua? Lei non lo sa, e non dovrà saperlo, ma quando mi manca tanto bevo fino a non ricordarmi nemmeno come mi chiamo- rise.
-E di lei ti ricordi?- chiesi
-Sempre- ritornò serio.
-Lei ti ama, darebbe tutto per te- cercai di trattenere i singhiozzi.
-Vorrei che venisse qua e mi dicesse che rimane, ma lei ormai è partita- disse sdraiandosi e mettendosi le mani in faccia.
-Riposati ora, appena ti sveglierai lei sarà qua- esclamai.
-La vai a prendere?- chiese speranzoso.
-Si, la vado a prendere Emiliano- sorrisi.
Annuì per poi prendere il cuscino su qui avevo dormito la mattina prima e stringerlo a se, piano piano si addormentò, sorrisi nel vederlo così calmo e tranquillo. Facendo attenzione a non svegliarlo mi avvicinai al letto e presi una delle sue tante magliette che avevano il suo odore addosso, la strinsi a me annussando per bene il profumo che aveva, il suo. Ritornai a sedermi e piano piano anche i mie occhi incominciarono a farsi pesanti, finché non mi addormentai rannicchiata su qualla scomoda "poltrona".

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