-Anch'io ho sempre voluto una sorella- svelo. -E l'avevo anche trovata.

Adam mi guarda curioso, quindi sale sul letto e mi porge la bottiglia. -Racconta.- Nel suo comportamento non noto nulla di losco, quindi gli faccio spazio e mi porto la bottiglia alla bocca, bevendo un lungo sorso. -Nina. Nina Carlson, non so se la conosci.

-Di vista, credo.- Mi guarda attento.

-Eravamo inseparabili. Siamo cresciute praticamente insieme, lei era una di famiglia. Aveva questa capacità di... capirmi. Di supportarmi. Le sue qualità mettevano in ombra i miei difetti, la sua personalità tirava fuori il buono che c'era in me. Faceva sembrare migliore ogni cosa o persona. Nina... era...- Mi si crea un groppo in gola, impedendomi di continuare. Bevo un altro sorso di vino, pulendomi la bocca con il dorso della mano. Tremo. -Eravamo inseparabili e lei era indubbiamente la parte migliore di me. Come io ero la sua parte peggiore. Ci cacciavamo sempre nei guai, per colpa mia. E sai il bello? Lei rimaneva al mio fianco nonostante fossi una stronza totale.

-E poi cos'è successo?- domanda in tono cupo. Stringo nervosamente le labbra, giocherellando con la bottiglia. Mi accorgo che voglio dirglielo, però è come se qualcosa mi stesse bloccando. Bevo un altro lungo sorso. Ora la stanza gira un pochino. -Io...

-Scusa, sono un ficcanaso. Non serve che tu me lo dica, non sei obbligata- mi interrompe. Lo guardo negli occhi e... davvero: non capisco più chi sia Adam Dale. Quello maleducato, idiota ed insensibile o questo pezzo di pane? So solo che mi piace un sacco questa versione, sicuramente anche a causa del vino di troppo che ho bevuto. -Non ti capisco- mormoro. Adam annuisce, come se si aspettasse quel commento. -Sono più complicato di una ragazza...

-Rimani comunque una brava persona, di questo sono certa.

L'occhiata che mi lancia è di puro sgomento. Scommetto che nessuno gli abbia mai detto una cosa simile e, beh, non biasimo nessuno dato che per la maggior parte del tempo Adam è una testa di cazzo. Improvvisamente mi viene da guardarlo, da guardare i suoi tatuaggi e da osservare i suoi occhi azzurri, le folte sopracciglia scure, i capelli rasati a zero, l'orecchino ammiccante. Adam non è bello quanto Nereus o Kevan, la sua non è una bellezza fatata, è semplice e pura... umanità. Adam è l'umanità, quell'umanità senza i filtri imposti dalla società. Ed è un ibrido come me. Sa perfettamente come mi sento e io so perfettamente come si sente lui, quella rabbia, quel potere troppo grande per persone così piccole ed inesperte come noi.
So solo che quando mi avvicino ad Adam sento un brivido di eccitazione in tutto il corpo. Quando le mie labbra si posano sulle sue, però, sento immediatamente di stare facendo qualcosa di sbagliato. Adam risponde quasi subito al bacio, la sua bocca sa di vino, le sue labbra sono morbide, il suo corpo ora è contro al mio. Pensavo che Adam fosse più aggressivo, invece i suoi movimenti sono lenti e delicati e la cosa mi piace. È come se non mi volesse fare del male e mi sento... in un certo senso, mi sento al sicuro. Chi l'avrebbe mai detto?

Improvvisamente, Adam mi viene strappato via dalle mie braccia e finisce a terra, imprecando furiosamente. Io mi metto a sedere, guardandomi intorno sconvolta. Nereus è appoggiato a braccia conserte sullo stipite della porta e tutti direbbero che sembri tranquillo, ma dalla rigidezza della postura capisco che non lo è. Mi sporgo dal bordo del letto e vedo Kevan a cavalcioni su Adam; lo sta pestando di brutto, il viso storto in un ringhio animalesco. Quando Adam riesce a sottrarsi dalla presa della fata, schizza di lato e si alza velocemente, pulendosi il sangue dal naso e dalla bocca e sorridendo. -Ahio- dice in tono scherzoso. È come se sfidasse Kevan a fare di più, a picchiarlo di più.

E lui non se lo fa ripetere due volte.

A quel punto mi faccio avanti, trattenendo Kevan con tutta la forza che riesco e sibilandogli di fermarsi, di calmarsi, di ritornare sé stesso. La fata ansima, fissando intensamente Adam e scoprendo i denti in un ringhio gutturale. I Blocchi gli danzano sul viso e la Fenice sulla sua schiena sbatte le ali, agitata. Vedo una smorfia di dolore sul suo viso, smorfia che si accentua quando mi guarda. I suoi occhi dorati sono lucidi di lacrime. Non serve che me lo dica, capisco da sola che è incredibilmente deluso da me.
Inspirando con forza, Kevan raddrizza la schiena e serra le labbra in una linea pallida, interrotta dai piercing che, stringendo, gli hanno fatto sanguinare il viso. -Non pensavo ti saresti abbassata a questo.- Mi guarda ferito, dopodiché si volta ed esce dalla stanza, barcollando.
Io non riesco a rispondergli, ho ancora la mente occupata dalla sua espressione ferita e delusa. Sposto lo sguardo dalla sua schiena tatuata a Nereus e scopro che mi sta fissando. -Non so se essere felice perché lo hai ferito, così forse si allontana da te...- commenta in tono apatico, mentre il sangue sporca anche la sua pelle pallida in corrispondenza dei Blocchi di Kevan, -... oppure essere furioso perché lo stai ancora facendo soffrire.

-Io non posso vivere la mia vita basandomi su cosa lo faccia soffrire!- urlo, fuori di me. -Lui non significa niente per me!

A quella frase Nereus alza un sopracciglio, replicando: -E allora perché reagisci così male?

Non so cosa rispondere. Nereus mi guarda in modo indecifrabile per un lungo momento, dopodiché, senza dire una parola, segue Kevan. Ha vinto. Di nuovo.

Enchanted ||VINCITRICE WATTYS2017||Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz