2. The smile on your face

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Nella foto: Aurora Ferraro

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Nella foto: Aurora Ferraro

"It's amazing how you can speak right to my heart

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"It's amazing how you can speak right to my heart

Without saying a word you can light up the dark"

The smile on your face - AlisonKrauss



Era una mattina di novembre.

Aurora guardò l'orologio.

Il pullman era in ritardo. Si prospettava un pessimo primo giorno.

La fermata era affollata, e chissà quanto lo sarebbe stato l'autobus. Sperava almeno di riuscire a salirci, oppure sarebbero stati guai seri. Non poteva certo permettersi di arrivare in ritardo proprio il primo giorno.

La cartella cominciava a risultare sempre più pesante quando finalmente vide il pullman all'orizzonte. Arrivato alla fermata, le porte si spalancarono e subito gli altri che attendevano con lei si accalcarono all'ingresso, tutti smaniosi di salire sul mezzo il prima possibile, come se potesse ripartire da un secondo all'altro e lasciarli lì ad aspettare il successivo.

A fatica riuscì a non farsi spintonare e a salire sull'autobus, che frettolosamente richiuse le porte e riprese la sua corsa.

Si fece largo tra la folla dei passeggeri e si ritagliò un posticino in piedi, vicino a un finestrino. L'aria in quell'autobus era insopportabile, ma ancora di più lo era il peso dello zaino che portava sulle spalle. Lo fece scivolare via e lo poggiò a terra, dinanzi ai suoi piedi, così che nessuno potesse calpestarlo o peggio ancora inciamparvi.

Ma dopotutto erano proprio necessari tutti quei libri che stava portando con sé? L'emozione del trasferimento in una nuova facoltà probabilmente l'aveva portata a eccedere. In fin dei conti quello sarebbe stato il primo giorno per lei, doveva solo informarsi bene sul piano di studi e sui crediti che le avrebbero convalidato. Tutti quei libri e quegli appunti non le sarebbero di certo serviti, non quel giorno almeno. Ma una vocina nella sua testa continuava a ripetere "non si sa mai...". Era per quello che si era convinta a portarli tutti.

Data l'aria viziata che riempiva la vettura a causa di tutte quelle persone stipate in così poco spazio, scostò la sciarpa dalle labbra per poter respirare con più facilità. Qualche secondo dopo finalmente parecchi passeggeri abbandonarono il pullman, rendendo i movimenti di Aurora più agevoli e l'aria più respirabile.

Fu in quell'istante che, alzando lo sguardo, notò le iridi color smeraldo di un ragazzo puntate su di lei. I capelli biondo-castani, corti, gli ricadevano sul viso dai tratti definiti, ma non spigolosi. Era alto e piuttosto prestante.

Era strano che la fissasse così, in quel modo.

Lo scrutò con attenzione, nell'incertezza di averlo già incontrato prima di allora. Ma come poteva? Era solo da pochi giorni a Firenze, sicuramente non si erano mai visti prima.

Lo guardò negli occhi, il suo sguardo era limpido e intenso, tanto da metterla in imbarazzo. Un lieve sorriso timido le si dipinse sul volto e subito voltò la testa altrove.

Fermata.

Con la coda dell'occhio lo vide muoversi verso di lei, passare oltre e scendere dall'autobus. Guardò fuori dal finestrino e dinanzi a lei si stagliava un palazzo grande e apparentemente antico.

Chissà cosa c'era lì dentro...

Pensò che prima o poi si sarebbe dovuta informare. Era giusto conoscere i luoghi di interesse di quella città.

Il pullman riprese la sua corsa.

Alla fermata successiva, dopo aver accostato, il conducente gridò: "Capolinea!".

Doveva scendere.

Attraversò il marciapiede e si incamminò per un centinaio di metri, fino a quando giunse al dipartimento di fisica.

Arrivata sul posto, si accorse che stava ancora sorridendo.

Lo sguardo di quel ragazzo l'aveva coinvolta e turbata.

In quel momento però aveva ben altro a cui pensare. Così tirò un respiro profondo e si avventurò nella sede della sua nuova facoltà.

 Così tirò un respiro profondo e si avventurò nella sede della sua nuova facoltà

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BROKEN - Il passato tra noiWhere stories live. Discover now