Think Of You ~ Part 3.

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10 agosto

Nome: Hale

Origine: indiana nordamericana

Significato: "colui che sta al di sopra degli altri".



«Quando mi dirai qualcosa

Zayn sbuffa, girando il volto sul cuscino dall'altra parte.

Ha gli occhi chiusi, i muscoli rilassati e una gran voglia di dormire. Quanto gli è mancato il suo letto in questi mesi!

«Non capisco quale sia il tuo problema. Abbiamo fatto sesso, no? È quello che volevamo tutti e due, benebasta.

Forse ha sbagliato a chiamarla ancora. In effetti non possono continuare a vedersi, seppur per divertirsi tra le lenzuola. Chiude gli occhi, stanco. Non ci vuole pensare adesso ..

Il problema è che quando atterra all'aeroporto, tutte le domande – che sa che gli farà! – a cui girerà intorno e non risponderà, sembrano non essere così fastidiose quanto, invece, lo sono nella realtà.

«Cosa hai da nascondere?»

«Io non ho proprio niente da nascondere.»

«Non si direbbe.»

«Non ti ho fatto mai domande, io. Vedi di fare lo stesso.»

«Voglio solo capire perché sei un morto di fig– .. E perché proprio io.»

Zayn in un primo momento sorride, gli piace quella prima espressione. Poi però ritorna a stringere il cuscino sotto la testa: non vuole cedere, non vuole creare nessun tipo di rapporto con Lyn.

Non è interessato nemmeno alla sua amicizia e proprio per questo lei si deve fare i fatti suoi, mantenere le distanze e non dargli troppa confidenza.

«Senti .. Pensavo di essere stato chiaro fin dall'inizio. Non posso, non voglio, avere nessun tipo di relazione!» sbotta, dandole ancora la schiena.

Non si preoccupa nemmeno di guardarla negli occhi, mentre le biascica, nervoso, qualcosa a caso.

«Nemmeno io. Ma non puoi chiamarmi ogni tre, quattro mesi e aspettarti che non ti faccia domande.»

E forse, ma forse eh, ha ragione anche lei. Digrigna nuovamente i denti, parecchio seccato, e glielo dice. Si arrende con la scusa delle palpebre pesanti e della voglia di silenzio.

«Sto via per lavoro, okay?» contenta?!

«Che tipo di lavoro?» lo incalza subito, senza ottenere una risposta.

Si mette seduta, recuperando il piumino infondo al letto e coprendosi con quello la pelle nuda.

E quando sta per alzarsi, un po' infastidita da tutta quella situazione e dai suoi innumerevoli silenzi, lo sente parlare di nuovo.

«Sono un Marine.»

Un Marine?

Lyn resta quasi a bocca aperta. Di tutti i lavori possibili e immaginari, a quello, non avrebbe di sicuro mai pensato.

A dire il vero non sa neanche tanto bene, cosa voglia dire essere un Marine.

I suoi occhi cadono sulle cicatrici nella schiena di Zayn. Guarda le sue mani grandi attorno al cuscino, ruvide, consumate che quando sono sul suo corpo la fanno terribilmente tremare. Osserva i suoi muscoli, rilassati, coperti da inchiostro nero.

Pensa ai suoi modi di fare, al suo linguaggio molto spesso rozzo, alla sua aria da menefreghista e alla sua postura particolare, sempre in allerta, pronta ad ogni inconvenienza.

È un soldato.

Improvvisamente si sente piccola, in quel letto.

«Vado.» sussurra, guardandogli la felce tatuata sulla pelle del collo.

Zayn si muove, senza risponderle, cercando una posizione più comoda e facendo spostare la parte di lenzuolo con cui prima si era coperto. Lyn da un'occhiata al suo fondo schiena, alla pelle abbronzata e allo stesso tempo martoriata: guarda la gamba rigida, muscolosa, sulla quale non ha tatuato niente.

Ed è inevitabile, allunga una mano sulla sua schiena e inizia a toccarlo.

Allontana con i piedi il piumino e si sdraia completamente su di lui, chiudendo gli occhi e baciandogli uno zigomo. Non si è mai presa così tanta libertà, fino ad ora.

Non te ne andavi via?

Lo sente irrigidirsi e poco dopo rilassarsi.

Si addormentano così: per la prima volta Lyn si ferma a casa sua per la notte, non pensa alle conseguenze e si fa riscaldare dal corpo che le sta sotto. E Zayn non ha più la forza di chiederle "perché?" – perché vuoi restare? – : a parlare, però, è la sua mano che corre sulla coscia di Lyn e l'accarezza, che le ricorda che non è ancora tutto finito. È solo una piccola pausa, quella, perché "dopo riprendiamo".



Si siedono a tavola, davanti al piatto di pasta al pomodoro che si sono preparate.

Cecilia grattugia un po' di formaggio, Lyn recupera la bottiglia d'acqua appena uscita dal frigo.

Iniziano a mangiare silenziosamente, entrambe stanche – Cecilia per il turno al supermercato e Lyn per i piedi gonfi – , mentre la televisione è la sola che riempie il silenzio nella cucina.

Cecilia sta per portarsi alla bocca la forchetta, quando il programma in TV viene interrotto da un servizio speciale del telegiornale. Lyn non ci fa caso, persa tra i suoi pensieri e l'ultima ecografia che non ha dato alcun risultato allarmante. È contenta che stia andando tutto bene, che il bambino stia crescendo sano.

Sobbalza, però, quando sente la forchetta di Cecilia cadere sulla ceramica del piatto. La vede pietrificata, con le labbra semiaperte e lo sguardo fisso sul televisore.

«.. Grave attacco alla base militare asiatica degli Stati Uniti. Stamane, una forte esplosione, ha colpito il corpo della Marina Militare che da giorni sfuggiva dal controllo e dalla resistenza dei raid nemici. Non si ha un numero certo di vittime, ma l'ufficiale Neller ha chiesto subito rinforzi e assistenza per i suoi uomini ..»

La telecronista continua a parlare ma Cecilia si è già alzata dalla sedia, il bicchiere d'acqua che si frantumato sul pavimento e la mano tremante che non riesce a comporre il numero di assistenza nazionale.

«Cecilia ..» la chiama Lyn.

Che succede?

Le viene da vomitare, la paura si impossessa in lei. Il cuore pulsa, veloce.

Si scambiano un veloce sguardo.

«Non è successo niente a Zayn.» le dice per tranquillizzarla, con le lacrime agli occhi e la voce tremante. Non è successo niente a mio fratello!

Non sa neanche se era in quella squadra! Potrebbe non essere stato coinvolto. A quell'ora potrebbe essere stato da tutt'altra parte. Alcuni giorni prima, quando la linea è stata ricostituita, glielo aveva detto per telefono di non preoccuparsi. Suo fratello aveva chiamato e le aveva detto che stava bene.

Quindi non può essere, no, è escluso!

Zay.

The Only Easy Day Was YesterdayWhere stories live. Discover now