Rewind

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17 maggio

Zayn entra in casa, l'asciugamano attorno al collo, la canottiera inzuppata di sudore, il cappello con la visiera al rovescio, i muscoli e i polpacci caldi, tesi.

Si dirige direttamente verso il frigo, alla ricerca di una bottiglia d'acqua fresca che beve e finisce in un solo sorso. Poi esce dalla cucina, imbocca le scale intenzionato a filarsi subito sotto il getto ghiacciato della doccia. Ed è proprio quando arriva all'ultimo gradino che sente qualcosa.

È Lyn. E sta piangendo.

Senza pensarci due volte – anche se fa lo stronzo e la tiene involontariamente distante – si ritrova sulla soglia di quella che una volta era la sua camera da letto, ora ceduta per galanteria a lei: la porta è socchiusa, ma riesce lo stesso a vederla rannicchiata per terra, sulla moquette, con la testa tra le mani.

Singhiozza e trema, forse in preda ad un attacco di panico.

A vederla in quello stato, Zayn entra spedito nella stanza, in un attimo raggira il letto e si inginocchia di fronte a lei.

Le alza il viso, umido, accaldato ed estremamente stanco. Suppone che non abbia dormito molto e le prove sono proprio le occhiaie che le circondano le iridi verdine, non più così luminose.

Lyn rimane imbambolata per qualche secondo, si dimentica di respirare: cerca di asciugarsi le guance ma una mano tatuata la ferma già in partenza. Sussulta, mentre le sue spalle continuano ad andare su e giù dagli spasmi.

Che cazzo è successo?, chiedono – pretendono di sapere – quegli occhi cioccolato.

Lei vorrebbe starsene zitta, però le parole le scappano dalla bocca più veloce di quanto la sua testa le suggerisca di lasciar perdere. E da fiato a quel pensiero che tutti, ad eccezione di Cecilia, l'hanno portata a pensare.

«Non voglio il bambino.» biascica con un filo di voce.

Perché forse hanno ragione, forse non è una buona idea dare alla luce un bambino nella loro situazione.

Per un istante, quelle futili parole spiazzano Zayn. Sì, lo fanno perdere lucidità ma subito dopo si riprende. E capisce.

«Non dire cazzate, Lyn.» quella di Zayn, di voce, invece, è sicura.

«Zayn

Zayn un cazzo!

«Perché?»

Che ti prende?!

Un'altra lacrima scende lungo il suo viso. Fa per coprirsi dietro al palmo della mano, per una seconda volta, ma lui non le permette di nascondersi ulteriormente ai suoi occhi. Ancora glielo impedisce.

Perché?

Perché?

Perché.

Non esiste un perché!

«Non lo voglio più.»

Se.

«L'ho capito questo, ti ho chiesto il perché.» insiste, e finalmente riesce a incontrare il suo sguardo.

Lyn lo guarda e lo ammette: «Non ce la faccio più.» sospira.

Un pugno nello stomaco: è come se Zayn ne avesse appena ricevuto uno. La sensazione è la stessa.

In che senso, non ce la fa più?

Sente male? Sente dolore? Perché non glielo ha mai detto? Perché non se ne è mai accorto?

«Non puoi più abortire, sono già passati ..» avevi detto che non si poteva ..

The Only Easy Day Was YesterdayWhere stories live. Discover now