Capitolo 12

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[STILES'S POV]

–Chi?!– esclamano i tre ragazzi in coro.
Solo adesso mi rendo conto che loro non conoscono Lydia e che quel pomeriggio avrei dovuto parlare di lei a Scott, ma le cose hanno preso una piega strana.
–Scott è la ragazza di ieri. Quella della rissa. L'avrai vista no?–
–Ah si! Quella rossa! La ragazza per cui tu e Jackson avete fatto a botte, quella che ti piace!–
Arrossisco violentemente ed inizio a balbettare.
–N-non abbiamo fatto a-a botte per lei...e poi n-non mi p-piace!–
Derek e Isaac ridacchiano e io arrossisco ancora di più.

–E quindi cosa devo fare con lei?– cerco di cambiare argomento.
–Devi starle vicino e devi capire cosa nasconde e cos'è realmente– mi dice Derek.
Be' starle vicino non è un problema...
–Questo sempre se tu vuoi...–
–Si si si si!– dico con forse troppo entusiasmo.
Almeno ho un pretesto per starle vicino.
–Stiles, noi ci fidiamo di te, ma abbiamo tutto nelle tue mani e ci devi aiutare– mi dice Scott.
Questo mi strappa un sorriso. È bello sentirsi dire che qualcuno si fida di te, ma questo mi fa anche preoccupare.
E se non riuscissi a salvare i miei amici?
Scaccio tutti questi pensieri.
–Certo– dico per concludere il discorso.

–Non c'è nient'altro?–
I tre scuotono la testa.
–Okay allora io vado–
Mi avvio verso la porta.
Ho proprio bisogno di rilassarmi e di staccarmi da tutto questo.
E ho bisogno di lei.
–Stiles– mi chiama Scott da dietro.
–Si?–
–Prima o poi ci racconterai tutto di lei– dice con un sorrisetto malizioso.
Arrossisco e Isaac e Derek si scambiano uno sguardo confuso mentre Scott ridacchia divertito.
–Ehm...va bene– dico ed esco velocemente dalla casa lasciandomi dietro delle risate.

Mi sdraio sul letto stanco e faccio un lungo sospiro.
Mio padre è al piano di sotto che mangia da solo perchè, dopo tutto quello che è successo oggi, mi è passata la fame.
Mi metto la mano nella tasca dei jeans e prendo il cellulare.
Cade fuori anche un foglietto spiegazzato e, in primo luogo, rimango spiazzato poi ricordo.
Il numero di Lydia!
Lo acchiappo in fretta e digito il numero sul tastierino.
Esito un attimo.
E se la disturbo?
Magari sta mangiando.
Magari non vuole sentirmi.
Magari non le piaccio.
Come mai tutte ste paranoie?
Schiaccio con forza il tastino verde e il telefono inizia a squillare.
Dopo qualche secondo sento una voce.
–Si pronto?–
È lei.
Delglutisco e non riesco a dire niente.
–C'è qualcuno?–
Inizio a balbettare qualcosa confuso e senza un senso.
–Ehilà?–
Chiudo gli occhi.
Inspiro ed espiro.
Riapro gli occhi.
–Hey Lydia! Sono io Stiles...ti ricordi oggi mi hai lasciato il numero...a biologia–
–Ah sei tu Stiles! Come mai ci hai messo ore a rispondermi?– dice ridacchiando.
Bella domanda rossa.
Io mi limito ad una risatina nervosa.
Tra me e lei cala un silenzio imbarazzante e inizio a mordicchiarmi il labbro frustrato.

–Lydia?–
–Si?–
–Domani ti va di pranzare al tavolo con i miei amici? Cioè ti presento dato che sei nuova...–
Inizio a sentirmi uno sfigato visto che lei non mi sta rispondendo.
–Si mi sembra un'idea carina– dice infine levandomi un peso dal petto e facendomi spuntare un sorrisetto.
–Grande!–

Ed ecco che cala di nuovo il silenzio.
Rimaniamo lì un po'.
Dall'altra parte sento soltanto il suo respiro, regolare.
Inizio a pensare al compito che i miei amici mi hanno dato e provo a immaginarmela prendere le sembianze di un grosso lupo mannaro dagli occhi infuocati.
–Stiles– mi chiama lei e il mio nome mi rimbomba nelle orecchie.
–Perchè non mi chiedi quello che ti domandi da sta mattina?– continua.
Mi balena in mente la visione di lei e Jackson che litigano.
Lo schiaffo.
Le lacrime.
Io e lei abbracciati.
–Non mi sembrava il caso...– confesso anche se muoio dalla curiosità di sapere cosa si sono detti e del perchè hanno iniziato a litigare.
–Comunque ci siamo lasciati–
Un altro peso si leva dal mio petto ed esulto mentalmente.
–Mi dispiace– mento.
–Dice che non ha più bisogno di me, che soltanto un passatempo, un giocattolo, e quando i giocattoli si rompono...be' non sono più così divertenti–
–Benvenuta sull'isola dei giocattoli difettosi–
Inizia a salirmi il magone.
Se io avessi quella piccola rossa tra le mani, tutta per me, la tratterei come una principessa e non permetterei mai a nessuno di farle del male.
–Mi usava soltanto. Per tutto questo tempo. Mi ha soltanto usato. Anche in macchina l'altra sera era scoppiato un litigio del genere. Lui aveva fatto una battutina dandomi della...–
Non conclude la frase, ma ho capito cosa voleva dirmi.
–Lydia tu non sei nulla di tutto quello che dice lui. Non gli devi credere. Devi solo dar retta a te stessa e alle persone che ti vogliono bene–
–Tu mi vuoi bene?–
Arrossisco alla domanda.
Inizio a balbettare come un idiota.
–Si, si! Certo che ti voglio bene!–
Non sento più niente.
Nè una risposta nè il suo respiro a farmi compagnia.
–Hey? Lydia? C'è qualcuno?–
Guardo il cellulare e noto un simbolo rosso sul display.
Batteria scarica.
E ti pareva.
Lancio lo smartphone sul cuscino frustrato.
Proprio adesso si doveva spegnere?!

Mi sfilo la camicia e i jeans e metto una comoda maglietta a maniche corte e un paio di pantaloni della tuta e mi infilo nel letto per dormire.
Inizio a porgermi mille domande.
Chissà se anche lei mi vuole bene...

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