Capitolo 4

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[STILES'S POV]

–Hey Scott!– urlo sopra la musica, lui si gira tutto rosso in viso e, con un sorriso da ebete stampato in faccia, mi fa segno con la mano di unirmi a loro.
–Ciao Stiles– dice ridacchiando Derek –Si ciao. Scott devo assolutamente parlarti ho bisogno di te– imploro –Si sono qua, calmati amico– biascica lui.
–Be' allora io vi lascio soli. Ho un appuntamento. Con il cesso. Devo vomitare– disse Derek dandomi una pacca sulla spalla e si allontanò lasciandoci finalmente da soli.
–Ho conosciuto una ragazza Scott. Una vera in carne ed ossa!– dissi ma lui era troppo impegnato a sorseggiare la sua birra per ascoltarmi, così gli strappai il bicchiere dalle mani –Hey, ma che fai?– mi disse cercando di riprenderselo senza successo.
–Ascoltami e poi te la ridò– gli promisi –Okay cazzo. Ti dovresti un po' rilassare. RAGAZZO UN'ALTRA BIRRA QUA!– urlò al cameriere –Ti vuoi prendere un'altra birra?! Sei già abbastanza ubriaco per i miei gusti!– lo rimproverai –È per te mammina!– in effetti una birra non mi avrebbe fatto male.
No?
–Parla in fretta rivoglio il mio bicchiere– scherzò lui –Ah si, giusto. Ho conosciuto questa ragazza ed è davvero carina sai...ti ricordi quello che mi hai detto sta mattina? Quella cosa delle combinazioni perfette?– gli chiesi speranzoso –Sinceramente, adesso non mi ricordo nemmeno come mi chiamo– e così tutte le mie speranze svanirono. Decisi che gli avrei parlato di Lydia da sobrio perchè in queste condizioni tutto è inutile. Il cameriere appoggiò la birra sul bancone e Scott gli allungò un paio di banconote. Me la porse e io gli porsi il suo bicchiere a metà. Me la scolai tutta in un colpo e per qualche secondo la vista mi si offuscò. Non ero abituato all'alcol a differenza di Scott, avevo bevuto sì o no due bicchieri di birra in tutta la mia vita!
–Anche io ho conosciuto una ragazza– mi disse il mio migliore amico dopo un po' –Ma ora sono troppo ubriaco per parlarne– rise, e io con lui.
Il barista si avvicinò e io temetti che ci volesse chiedere i documenti, ma invece appoggiò un bicchiere con del liquido aranciastro sul bancone. –Noi non abbiamo ordinato niente– gli urlai mentre si stava allontanado –Lo so. Te lo offre una ragazza–
Arrossii e Scott mi diede una gomitata tra le costole. –Andiamo a prendere una boccata d'aria?– mi chiese –Ehm, sì. Tu inizia ad andare, ti raggiungo subito– gli dissi assorto –Come vuoi– disse e si allontanò.
Chissà chi mi aveva regalato quel bicchiere. Mi sarebbe piaciuto conoscere quella ragazza, cioè non capita spesso che qualcuna offra dell'alcol a me, a Stiles. Annusai il liquido e mi sembrò dolce, fruttato così gli diedi un sorso.
Vodka alla pesca dissi tra me e me.
Immaginai fosse quello perchè Derek ne beve a litri e ha sempre l'alito che puzza di quella roba. Il sapore era dolce e allo stesso tempo aveva un amaro che mi attirava, mi piaceva. Gli diedi un altro lungo sorso. Notai che Scott non aveva finito la sua birra così gliela finii io.
Ho bevuto più alcol in quella mezz'ora che in tutta la mia vita.
Presi il bicchiere e mi diressi fuori, verso il mio migliore amico.
Mi feci largo tra le persone. La testa mi girava e la musica mi rimbombava nel cervello. Avevo anche un po' di nausea. Immerso nei miei pensieri su tutte le parti del corpo che mi facevano male andai a sbattere conotro un ragazzo davanti a me. La vodka bagnò tutta la camicia, su tutta la schiena e il bicchiere cadde a terra rompendosi in mille pezzi. –Merda. Scusami davvero tan...– cercai di scusami, ma mi bloccai di quando il ragazzo si girò.
Jackson Whittemore.
Tra tutti i ragazzi di Beacon Hills perchè proprio lui?
Era il tipico ragazzo figo a cui tutte vanno dietro nonostante fosse uno stronzo patentato. Lo odiavo. E l'odio era reciproco.
–Stilinski– disse a denti stretti –Ora ho un pretesto per pestarti– mi afferrò per le spalle e senza che potessi reagire mi immobilizzò al muro. Cercai di liberarmi, ma la sua presa era troppo potente.
–Dov'è McCall? Senza di lui non sei così forte, vero?– sentivo il suo alito caldo sul mio collo e rabbrividii –Da solo non sei niente– disse scandendo l'ultima parola.
Niente.
Tutto cominciò a girare più velocemente, sentivo le gambe molli e non riuscivo a dire niente. Intanto una piccola folla si stava radunando intorno a noi. Ma nessuno interveniva in mio aiuto. Cercai di tirargli un calcio, ma lui mi diede una ginocchiata nella parti basse assestandomi.
–Cosa vuoi fare adesso, Stilinski? Vuoi chiamare la mamma? Ah, giusto. È morta– fino a quel momento avevo cercato in tutti i modi di non guardarlo negli occhi ma ora i miei erano fissi sui suoi, azzurri, freddi come il ghiaccio, e come il suo cuore.
Non so cosa mi successe, se fosse l'alcol o se fossi io, ma riuscii a trovare una forza che non avevo mai avuto. Staccai violentemente Jackson da me e lo buttai per terra prima di gettarmi contro di lui. Lo presi a pugni in faccia, sul naso, sugli zigomi, dappertutto insomma. Vedevo il sangue sorrere giù da suo naso ma continuavo a colpirlo. Le mie nocche erano rosse e da alcune usciva il sangue ma non provavo dolore, provavo una sorta di piacere.
Intorno a me le urla e la musica vennero interrotte da un grido. Era una voce troppo acuta per essere quella di un ragazzo. Mi voltai di scatto e la vidi.
–Stiles– sussurrò con le lacrime agli occhi. Non sentivo più tutti gli altri rumori se non la sua voce.
–Lydia– dissi, come se fosse un lamento.
Poi un pugno alla mascella mi atterrò e mi trovai sdraiato per terra in mezzo ai pezzi di vetro del bicchiere, poi tutto divenne scuro e confuso, finché non vidi più nulla.

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