Ora che potevo fare di più avrei voluto fare di più? Non lo so, non riuscivo a scorgere nulla dalla mia mente troppo confusa.

Loro mi volevano qui solo perché non sapevano come ero fatta veramente. Era questione di giorni e mi avrebbero cacciata.
A quel pensiero mi girai e tornai indietro, silenziosa.

<<Ehi, aspetta>> farfugliò Thor vedendomi andare via: <<ho detto qualcosa di sbagliato?>>.

Incrociai le braccia al petto come per contenere qualcosa che sarebbe potuto scappare via da un momento all'altro.

<<A cosa vi servo? Perché mi volete qui?>>

Mi venne incontro: <<questo non posso dirtelo ora. Te lo diranno domani Bruce e gli altri>>.

Continuai ad andare avanti con l'intenzione di arrivare in camera mia.

<<Va bene>> risposi con lo stesso tono freddo e difensivo che mi veniva fuori ogni qualvolta mi sentivo attaccata: <<se vedrò che non sono necessaria tornerò a casa>>.

Si fermò di colpo: <<ho detto delle parole che hanno ferito i tuoi sentimenti?>>

<<No, certo che no. Tu hai detto quello che pensi, non c'è nulla di sbagliato, anzi, è così giusto quello che fate>> risposi sincera: <<solo che questo posto non fa per me>>.

Io non ero come loro, non lo sono mai stata.

Mi afferrò il braccio delicatamente obbligandomi a voltarmi e a guardarlo.

<<Non sono come voi>>.

Le parole mi uscirono d'istinto. Non le volevo dire ma le pensavo. Anche se probabilmente sarei diventata una ragazza con dei grandissimi poteri super esaltanti non sarei mai diventata una supereroina.

<<E allora come sei?>>.

E allora... come sono?

Non sapevo cosa dire, a cosa pensare.

<<Scusami>> mormorai per poi voltarmi ed andare via col magone in gola.

<<Kathleen... tu non sei come pensi di essere. Sono le scelte che facciamo che dicono chi siamo veramente. Ascoltami, tu hai scelto di venire qui. Al posto di arrivare a conclusioni affrettate pensa al perché, perché hai scelto così>> disse mentre me ne stavo andando con le braccia incrociate al petto.

Thor sapeva sempre cosa dire nel momento più opportuno.
Non risposi perché ero molto confusa però mi aiutarono le sue parole, molto.

Toc Toc.

Aprii gli occhi ancora offuscati dal sonno pesante in cui ero caduta non appena avevo messo piede nel letto.

Mi alzai barcollando un po' e senza pensarci troppo, ancora stanca per formulare qualche pensiero sensato, aprii la porta. Ovviamente non considerai le condizioni in cui ero conciata: capelli spettinati e solo una maglia grigia che ricadeva delicatamente sulla ginocchia.

Il mio cuore sussultò quando vide quegli occhi blu oceano scritarmi dalla testa ai piedi.

Steve rimase fermo immobile a osservarmi, poi scostò lo sguardo imbarazzato.

Lo guardai a bocca aperta con il viso bruciante: <<scusa>> farfugliai socchiudendo la porta in modo che non mi vedesse.

Lo sentii sorridere e io feci lo stesso.

<<Volevo solo dirti che ti aspettiamo giù per colazione>> disse con fermezza.

<<Ok, arrivo>> risposi imbarazzata.
Mi vestii in fretta con le prime cose che mi capitarono a tiro. Infilai dei Jeans scuri e una felpa bianca. Mi lavai e pettinai i capelli con forza e non curanza.

Spalancai la porta pronta per uscire, immersa nei miei pensieri, e andai a sbattere contro qualcosa di duro... più che duro, muscoloso.

Guardai su massaggiandomi dolcemente il naso.

<<Scusa!>> esclamai a voce alta facendo un salto all'indietro.

Steve sorrise sotto i baffi tenendo le braccia formalmente dietro la schiena.

<<Non pensavo mi stessi aspettando>> farfugliai chiudendo delicatamente la porta della camera.

Sorrisi non appena compresi che lui mi aveva aspettato... aveva aspettato me.

Non disse nulla, si avviò semplicemente verso l'ascensore.

<<Se lo sapevo avrei cercato di fare più veloce>> mormorai imbarazzata.

<<Nessun problema, aspettare una donna è il minimo>>.

Sospirai e incrociai le braccia al petto:  <<grazie>> dissi dopo un po'.

Si era già creata un'atmosfera di enorme imbarazzo tra me e lui. Da quella volta, in cui lo abbracciai, era diventato distaccato con me e questo mi feriva. Già mi sentivo a disagio, in più ci si metteva pure lui.

L'ascensore si aprì, e non so con quale coraggio, mi voltai:<<e scusa per quello che è successo fuori da casa mia>>.

Evitai il suo sguardo e, prima che potesse anche solo pensare alle mie parole, andai avanti a testa bassa.

Mi afferrò delicatamente il polso.
<<non devi scusarti>>.

Sembrava triste, malinconico.
Il mio cuore si fermò in quell'istante, voltai leggermente la testa e lo guardai.

<<Almeno non tu... sono io ch->> disse ma venne interrotto da una voce alquanto fastidiosa.

<<Whi ehi ehi... wo>> Tony si bloccò di colpo: <<ho interrotto qualcosa?>>.

Scostai la presa di Steve e mi riportai le braccia al petto: <<no>> risposi seccata.

Steve si grattò la testa e se ne andò senza dire una parola.
Mi voltai e lo guardai andare via, cosa poteva essere successo?

Perché mi odiava così tanto?

Ehi! Chiedo veramente scusa col cuore per non aver pubblicato più.. solo che non ho avuto un briciolo di tempo tra lo stage e altre cose.. spero vi piaccia! Cercherò di farmi perdonare!

Baci :*

The Psyche Girl- un nuovo eroe MARVELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora