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La mattinata era iniziata bene, ci eravamo alzate e avevamo raggiunto l'aula per fare Letteratura.
Avevamo preso dei posti lontani dalla cattedra e fuori dalla vista del professor Snyder, un uomo sulla cinquantina con i capelli grigi tinti e l'impeccabile vestito stirato ogni mattina.
Secondo Annie doveva avere la domestica in casa, perché era impossibile che quel vestito non avesse neanche una piega e poi non portava nemmeno la fede quindi la teoria di Annie poteva essere giusta. Anche se molte volte potevano non portare la fede al College proprio per far colpo sulle studentesse, il solo pensiero mi metteva i brividi.

«Prendete il quaderno per scrivere gli appunti, fate attenzione perché tra meno di due settimane ci sarà il primo compito in classe. »

Annunciò strofinandosi le mani, prima di iniziare a spiegare la lezione.
Benissimo, neanche il tempo di cominciare e avevamo già il compito in classe. Era uno scherzo? Ora uscivano le telecamere e urlavano Scherzo riuscito?
E invece no, era tutto vero.
Il professore si fermò e incrociò le braccia al petto, non capendo perché mi voltai nella direzione del suo sguardo notando uno studente fermo sulla soglia con lo zaino in spalla.

«Ma buongiorno Signor Brown! Stamattina ci siamo svegliati tardi? »

Avevamo un professore con l'ironia sotto le scarpe, qualcuno scoppiò a ridere ma in realtà non ci stava nulla di divertente. Il ragazzo alzò le spalle e raggiunse il posto avanti a me. Inizialmente non avevo capito chi fosse, ma prima di sedersi mi lanciò un'occhiata e capì che era il ragazzo del campo, il giocatore di Football, com'è che si chiamava?
Mi morsi il labbro e abbassai lo sguardo, non riuscì a sostere il suo perché era chiaramente profondo.
Tornai ad osservare il professore prendendo appunti ancora una volta, e un bigliettino raggiunse il mio banco. Mi guardai intorno non capendo da chi venisse, poi lo afferrai facendo attenzione al professore.

'Ti va di pranzare insieme per darmi gli appunti?              -Eric.'

Sgranai gli occhi passando il bigliettino ad Annie, lei alzò i pollici per confermare ma io non ne ero tanto sicura.
Scrissi un va bene forzato, alla fine era solo un pranzo niente di così eclatante.
La campanella suonò e passammo il resto delle ore, prima del pranzo, tra una lezione e l'altra.

«Il bel tenebroso ti aspetta in mensa, sei pronta? »

Domandò Annie chiudendo l'armadietto per poi voltarsi verso di me.
Con la coda dell'occhio notai Liam in compagnia della solita stronza e distolsi immediatamente lo sguardo rispondendo ad Annie.

«Pronta, andiamo! »

Annie capì il mio cambio di umore, e quando notò anche lei chi stava camminando a pochi passi da noi fece una smorfia disgustata.

«Che faccia tosta! È sparito nel nulla e poi passeggia come nulla fosse con quella troia da quattro soldi. Incredibile! »

Trattenni  una risata alle sue parole e scossi la testa, mi importava certo ma volevo farle capire che non era così.

«Non mi importa, andiamo. »

Ci incamminammo fino la sala pranzo, Eric era seduto ad un tavolo in fondo e alzò una mano per farsi notare.
Liam stava guardando tutta la scena e io di tutta risposta inarcai le labbra in un sorriso.
Dopo aver preso il pranzo lo raggiunsi accomodandomi vicino a lui, Annie invece era di fronte a noi intenta a mangiare.

«Fate come se non ci fossi! »

Ridacchiammo entrambi per le sue parole e tirai fuori dalla borsa gli appunti per poi passarli al ragazzo.

«Copiali e poi ricordati di restituirmeli! Altrimenti come studio io? »

Alle mie parole il ragazzo sorrise leggermente, sfiorò le mie mani prima di afferrare il quaderno per infilarselo nello zaino.
La scarica elettrica che avevo sentito in quel tocco mi aveva resa nervosa, ma allo stesso tempo desiderosa che quel tocco avvenisse nuovamente.
Non sapevo cosa dire, mi limitai a mangiare tranquillamente il mio pasto prima di finire.

«Sabato ci sarà una festa alla confraternita, vi va di venire? »

Guardò prima me e poi Annie, e la mia amica era già in estasi per la proposta fatta dal ragazzo.

«Ci siamo eccome! »

Esclamò Annie con un sorriso gigantesco, la guardai storto e lei mi guardò supplicante e alla fine accettai.

«La festa comincia alle undici, non ci sta un tema su come vestirsi. Sarà la tipica festa, alcool e giochi. »

Alle parole di Eric sgranai gli occhi, ormai avevo accettato e non potevo più tirarmi indietro.

«Berrò solo un bicchiere, niente di più! »

Eric mi lanciò un'occhiata dopo le mie parole, poi si alzò mi lasciò un bacio sulla guancia e si allontanò sotto lo sguardo vigile di Liam.
Cercò di sostenere il mio sguardo, ma un sorriso soddisfatto si dipinse sulle mie labbra quando furioso strinse la prima cosa che gli capitò davanti. La situazione lo infastidiva e non poco, perché qualcun altro voleva prendere il suo posto e si stava rendendo conto che questo poteva accadere senza che lui potesse far qualcosa.
Lui mi aveva lasciata andare, era nuovamente uscito con quella, fregandosene se potessi star male o meno.
E dopo aver capito com'è fatto, avevo deciso di non star più dietro una persona del genere e di dedicarmi solamente a me stessa e a quello che poteva farmi bene.
Dedicarmi soprattutto allo studio, senza dover per forza aver a che fare con i ragazzi.
Felicità non equivaleva ad avere accanto qualcuno di cui innamorarsi.
Felicità equivaleva a star bene con se stessi.
A tenersi vicino le amicizie quelle importanti.
A vivere bene e non a vivere per qualcuno, per qualcuno che non ricambia i tuoi sentimenti.
Mi ero ripromessa di lasciarlo perdere, di evitare proprio l'amore, d'altronde si può essere felici anche da soli.
E questo doveva capirlo, prima o poi, doveva sapere che non era il centro del mio mondo.
Continuava a giocare a perdermi, e chi gioca a perderti bisognava farlo vincere.
Solo così poteva capire che non aveva alcun potere su di me.
D'altronde come si usa dire?
Quello che trascuriamo, diventa di qualcun altro. E non ci fu frase più vera di questa.

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