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Ero decisa a capirne di più, la scatola, gli oggetti, tutto.
Recuperai il telefono e selezionai il numero di Liam, digitai un messaggio e lo mandai.

'Dobbiamo parlare.'

Non rispose subito perciò mi preparai sistemando i capelli in una treccia, dopodiché indossai un vestito nero a strisce argentate con delle scarpe basse e comode.
Il telefono segnò l'arrivo di un nuovo messaggio.

'Ci vediamo tra dieci minuti al Parco, aspettami all'entrata. '

Recuperai la borsa infilandoci dentro il telefono e ciò che mi serviva e salutai Annie che mi incoraggiò di dirgli tutto ciò che pensavo.
Il tragitto sembrava più lungo del solito, ai dieci minuti esatti ero già all'entrata ma di lui nemmeno l'ombra. Sbuffai rumorosamente e mi accomodai al muretto più vicino, quando notai che stava arrivando mi alzai sistemando il vestito.
Perché mi rendeva così agitata? E soprattutto perché il mio cuore prese a battere all'impazzata? Sembrava volesse uscirmi fuori dal petto.

«Stavi aspettando da molto? »

Il suo profumo mi investì ad un tratto, e mi venne in mente la felpa che aveva lo stesso profumo.

«No, sono appena arrivata. Facciamo due passi? »

Annui senza aggiungere altro, dovevo trovare il coraggio di parlargli senza fermarmi o tirarmi indietro.
Il parco sembrava meno affollato del solito e il posto sotto l'albero al fresco sembrava vuoto. Indicai al ragazzo l'albero prima di avviarci sedendoci lievemente distanti.
La distanza mi aiutò a parlare, senza fargli capire quanto fossi agitata.

«Allora.. ti ho chiesto di vederci perché volevo parlarti della.. scatola.»

Stava per dire qualcosa ma alzai la mano bloccandolo, volevo finire il discorso senza interruzioni.

«Dicevo, la scatola. È stato un bel gesto, devo ammetterlo. Non me lo sarei mai aspettato, non da te almeno. Ci sono rimasta quando ho scoperto che l'anonimo dei messaggi eri tu, ma non in senso negativo mi hai seriamente scioccata. Annie continuava a ripetermi che fossi tu, ma io non ci credevo o meglio mi autoconvincevo che non fosse così. Sai perché? Perché i nostri incontri non sono stati piacevoli, tralasciando la festa che stranamente ti sei comportato bene. »

Feci una pausa prima di riprendere a parlare.

«Per comportamenti spiacevoli intendo in primis quello al negozio, la tua battuta proprio non mi è scesa. Ho imparato comunque a conoscerti grazie a quegli oggetti, ho capito che non ami molto parlare di te o di quello che senti preferisci scriverlo, ti viene meglio.  »

Annuì e continuò ad ascoltarmi.

«Ho capito che per te gli incontri sono stati molto piacevoli, nonostante ti fossi comportato da vero stronzo! »

Un piccolo sorriso si dipinse sul suo volto.

«Ho capito che non adori vedermi con altre persone, perché la gelosia ti lacera dentro ed infine ho capito che dormire con la tua felpa è molto comodo! »

Decisi di ironizzare sul finale, perché mi sentivo già imbarazzata di mio. Ma era vero dormivo con la sua felpa tutte le notti oltre ad essere comoda, era anche molto profumata. Potevo dire di conoscere il suo profumo a memoria.

«Gli oggetti sono serviti allora, sono contento che hai capito come sono fatto e mi dispiace se mi sono comportato male nei tuoi confronti. Quando provo determinate sensazioni e non sono abituato, cerco di allontanare quella determinata persona trattandola male. Ed è così che ho fatto con te. »

Pensavo che quelle sensazioni le avessi provate solamente io, invece era così anche per lui ed era strana come cosa. Io pensavo che lui mi odiasse, e invece era proprio il contrario.

«Ev, so che non ti fidi perché mi hai sempre visto con altre ragazze, ma loro erano solo un passatempo tu non sei come loro. Tu riesci a rendermi matto perché sai tenermi testa, riesci a farmi ingelosire perché sei bellissima e ti notano fin troppe persone. »

Non ero abituata a tutte queste parole, così abbassai lo sguardo giocherallando con un ciuffo d'erba.

«Non sono abituata a sentirmi dire che vengo notata, io passo il tempo a non farmi notare perché vorrei solamente vivere la mia vita senza intoppi. Manca meno di un mese e inizia il College, non avrò più tempo libero come adesso. »

Notai che si era avvicinato, con due dita alzò il mento costringendomi a guardarlo dritto negli occhi.

«Studierai qua a Boston no? So che ti hanno accettata, perché ho visto alcuni programmi e siamo in classe insieme.  »

Che cosa?! Ero incredula, lui studierà alla Boston University? E poi come faceva a sapere tutte queste cose di me? Questo ragazzo continuava a farmi sorgere domande su domande e quasi ero spaventata nel chiedere spiegazioni al riguardo.
Mi limitai ad osservarlo perdendomi a guardare i particolari, ad osservare le sue mani che cercavano una distrazione perché l'agitazione lo stava rendendo nervoso ma allo stesso tempo quando i nostri sguardi si incrociarono, sembrò che tutta l'agitazione svanì lentamente e che intorno a noi non ci fosse nient'altro che noi.
In un certo senso avevo voglia di conoscere a fondo i suoi pensieri, ma al tempo stesso mi sentivo agitata perché conoscerlo a fondo equivaleva ad aprirgli il cuore e dovevo essere sicura di volerlo fare, rischiando anche di farmi del male. Ero disposta a rischiare? Ero disposta ad aprirmi? E se fosse andata male? Pensare che avevamo delle lezioni in comune non era il massimo se tutto questo fosse andato scemando, e questo mi fece pensare più del dovuto. Mi spaventava l'idea di aprirmi così tanto, come diceva sempre mia nonna "meglio prevenire che curare", ma al contempo senza rischiare non si vive.
Che avevo intenzione di fare, non lo so, ma volevo capire fino a che punto voleva spingersi nei miei confronti. Non mi fidavo, lo sapeva, e non ero intenzionata a dargli la mia fiducia ad occhi chiusi ma una possibilità non si nega a nessuno soprattutto se la persona in questione trasmette sensazioni del tutto ricambiate. Sensazioni che non credevo fosse possibile provare, eppure sapere che prova lo stesso mi faceva sorridere come una bambina il giorno di Natale. Questo ragazzo poteva essere la mia fortuna, quasi quanto la mia sfortuna.

My Heart Belongs To You. Where stories live. Discover now