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ANNIE POV.

Non volevo deludere la mia migliore amica, sentire quelle parole in ospedale mi avevano spiazzato. Eppure volevo far di tutto per riconquistare a pieno la sua amicizia tanto quanto la sua fiducia, di farle capire che in un momento di puro dolore avevo reagito d'impulso. Avevo sbagliato ne ero consapevole, non dovevo parlare delle sue cose personali ad una persona che si era rivelata tutt'altro che tranquilla. L'apparenza inganna, e noi eravamo convinte che Josh fosse un ragazzo tranquillo invece ad ogni singola cavolata scattava per litigare con la gente. Era proprio una mina vagante, che scoppiava al minimo tocco.
Ci faceva quasi paura per le reazioni che aveva, erano a dir poco esagerate e pensava di risolvere tutto con la violenza.
Mi ero pentita di avergli parlato, dovevo tenerla lontana da lui, non da Liam.

Quel pomeriggio Ev poteva tornare a casa, finalmente l'ospedale era solo un cattivo ricordo. Anche se non ci parlavamo al momento, io andavo comunque a trovarla in ospedale perché mi mancava e anche tanto. Mi mancava raccontarle la mia giornata, mi mancavano i suoi consigli e ancor di più quando mi raccontava di Liam e anche se non lo diceva chiaramente, sapevo che quel ragazzo le faceva provare sensazioni belle. Non sapevo esattamente come andava tra loro, non stavano insieme questo è certo ma allo stesso tempo notavo come Liam la guardava preoccupato ad ogni sua smorfia di dolore.
Dolore perché ancora aveva lividi su tutto il corpo, e a volte ad alcuni movimenti bruschi sentiva quasi le stelle. Le avevano tolto, giorni fa, le fasciature e in testa non aveva quasi più niente. Potevamo tirare un sospiro di sollievo, era passata la tempesta per dar spazio al sereno.

Liam l'aveva riportata a casa, aiutandola a sistemarsi e soprattutto si raccomandò con lei di non far alcun sforzo. Quando il ragazzo andò via, salì in camera raggiungendo la sua porta e bussando più volte. Non ricevendo risposta entrai, era intenta a scarabocchiare qualcosa con le cuffiette alle orecchie.

«Possiamo parlare? »

Domandai levandole una cuffietta, lei alzò lo sguardo verso di me e annuì indicandomi il letto per far sì che mi sedessi.

«So che sei ancora arrabbiata con me, e ti chiedo nuovamente scusa. Hai ragione, non dovevo raccontare le tue cose a Josh ma non avevo tue notizie, il dottore continuava ad essere vago e in un attimo di sconforto avevo solo lui vicino. »

Deglutì silenziosamente, mentre continuai a guardarla negli occhi.

«Non pensavo che facesse scoppiare una rissa in ospedale, sembrava tranquillo ma alla fine si è rivelato un pazzo. »

Ascoltò ogni singola parola in silenzio, poi spense la musica poggiando il telefono sul comodino e si avvicinò prendendo le mie mani tra le sue.

«Ho un po' esagerato, lo so. Durante la mia permanenza in ospedale ho visto più lividi addosso a Liam che a me. Josh trovava ogni singola scusa per litigare e come se non bastasse continua a mandarmi messaggi perché vuole vedermi per parlare. Non ho detto niente a Liam, non voglio scaturire un'altra rissa ma sta diventando insistente quasi insopportabile.  »

Mi passò il telefono facendomi leggere svariati messaggi di Josh, sembrava davvero insistente, quasi psicopatico. In uno ci stava scritto:

'Dobbiamo parlare, ci possiamo vedere stasera?'

In un altro ancora invece insisteva pesantemente, cosa che spaventò anche me.

'Non stai rispondendo, non mi costringere a presentarmi a casa tua. '

Non sembrava più il ragazzo normale che avevamo conosciuto, aveva tirato tuori un lato di sè che faceva paura.
Era capace di entrarti in casa mentre stai dormendo, e la cosa preoccupava entrambe.

«Questo non sta bene, se continua vai alla polizia.  »

La mia amica annuì e mi avvicinai a lei stringendola in un abbraccio. Stava passando le pene dell'inferno con questo ragazzo ma fortunatamente mancavano un paio di giorni per raggiungere il College e sicuramente non l'avremmo più rivisto.
Liam non sapeva nulla di Josh, una rissa era l'ultima cosa che ci serviva soprattutto a pochi istanti dall'inizio della scuola. Conoscendolo non ci metteva niente a raggiungerlo per affrontarlo, e sapevamo entrambe che sarebbero finiti alle mani.

«Sei pronta? Fra due giorni torniamo dietro ai banchi! »

Alzai lo sguardo facendo una smorfia di disappunto, ma in realtà ero pronta ad affrontare anni di scuola al suo fianco.

«Diciamo che mi mancherà l'estate ma sono contenta per l'inizio del College soprattutto per le feste nel week-end! »

Evelyn mi lanciò un cuscino dritto in faccia e scoppiai a ridere, aveva appena iniziato una guerra e non se ne era ancora resa conto. Presi a mia volta un cuscino e la colpì, finalmente eravamo tornate quelle di prima. Ero felice di aver chiarito questa situazione spiacevole, anche perché per colpa di uno stupido ragazzo non potevamo mandare a monte un'amicizia che andava avanti ormai da quasi tre mesi. Conoscerla in quella tavola calda mi aveva cambiata, lei mi aveva salvata anche dal vivere in strada quando mia madre mi cacciò.
Se non ci fosse stata lei, la mia permanenza in questa città sicuramente terminava perché i miei nonni vivono lontani. Avevo raccontato loro che ero stata cacciata di casa, e sapevo che volevano che li raggiungessi a Parigi. Fortunatamente Isa parlò con loro e gli spiegò che non ero sola ma ci stava lei con me e che si sarebbe presa cura di me senza mai farmi sentire sola. E non potrò mai ringraziarla abbastanza, perché è solo grazie a lei se frequenterò il college che ho sempre desiderato. Non potevo desiderare un'amicizia più bella di questa, perché quando lei stava con me io mi sentivo a casa. Era la migliore amica che tutte volevano, ma fortunatamente lei aveva scelto me ed ero grata per questo.
Ora come ora ero pronta ad affrontare compiti, lezioni e delusioni perché sapevo che lei stava con me.
Che non mi avrebbe mai lasciata sola nonostante il mio comportamento sbagliato nei suoi confronti, mi aveva perdonata e dovevo fare in modo di non deluderla più.
Non volevo assolutamente perdere la persona più importante della mia vita

My Heart Belongs To You. Where stories live. Discover now