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L'aereo era appena arrivato a destinazione, non era stato facile stare per ore seduta, un bambino continuava a tirar calci al sedile e anche riposare era diventato impossibile.
Quando i miei piedi toccarono il suolo, un sospiro di sollievo uscii spontaneamente dalle mie labbra, finalmente la terra ferma, pensai.
Ora l'unica cosa da fare, era recuperare le valigie. Lo descrivevano tutti come la cosa più complicata al mondo, perché ci stava sempre una fila lunghissima. Mi ero totalmente ricreduta quando cinque minuti dopo, le mie valigie erano entrambe sotto le mie mani. Non mi restava che incamminarmi verso l'uscita, facendomi spazio tra la folla di persone intente a salutare parenti che dovevano partire e altri che erano appena arrivati.
Scansai l'ultimo gruppo di persone e senza neanche accorgermene mi ritrovai fuori le porte scorrevoli dell'aeroporto.
Un cielo grigio e nuvoloso mi si presentò davanti, e l'unico pensiero era sperare che non venisse giù un acquazzone.
Con la coda dell'occhio notai un cartellone con i contatti per chiamare un taxi, afferrai il telefono e composi il numero prima di portarlo all'orecchio.
Una voce femminile mi avvisò che un taxi sarebbe arrivato nel giro di dieci minuti, così ringraziai e mi limitai a sedermi su una delle tante panchine libere.
Tirai fuori dal mio zainetto le cuffiette, e nell'attesa feci partire la mia playlist preferita, tenendo d'occhio il tempo che non mi giocasse brutti scherzi. Una canzone dei Coldplay risuonò nelle mie orecchie, era proprio Viva la vida. La canticchiai perdendomi a guardare tutto ciò che mi circondasse, dai bambini felici di dover prendere un aereo, alle coppiette in lacrime che dovevano separarsi per chissà quanto tempo.
L'aereoporto poteva essere un luogo interessante tanto quanto triste, tutte le persone presenti in questo posto avevano una storia da raccontare, stava solo a chi li osservava capire più del dovuto.
Immersa nei miei pensieri non mi accorsi di un signore intento ad attirare la mia attenzione, così sussultai portandomi una mano contro il petto alzandomi di scatto, le cuffiette mi scivolarono dalle orecchie e guardai confusa l'uomo davanti a me.

«Mi scusi non la volevo spaventare. »

Cosa voleva da me? Neanche lo conoscevo, non lo avevo mai visto in vita mia.

«Mh, ci conosciamo? »

Non mi era passato per la testa che potesse essere il tassista, difatti continuai guardare l'uomo con uno sguardo alquanto interrogativo.

« Ha chiamato lei un taxi? Perché sono stato avvisato dalla centrale. »

Annuì alle sue parole e afferrai le mie valigie, ma venni fermata dall'uomo che le prese per sistemarle nel porta bagagli. Lo ringraziai e mi accomodai all'interno dell'abitacolo, attendendo che il tassista facesse lo stesso ma avanti nel lato del guidatore. Recuperai il telefono dalla tasca per digitare un messaggio veloce per avvisare mia madre e lasciai ricadere quest'ultimo dentro la borsa poggiandomi poi contro il sedile.

« Dove la porto? »

Non ricordando l'indirizzo, frugai nella borsa alla ricerca del foglietto dove lo avevo segnato, una volta trovato lo passai al tassista che annuì. Convincere i miei genitori a lasciarmi andare non era stato facile, mia madre continuava a ripetere che non era una buona idea ma soprattutto che vivere da sola era pericoloso. Alla fine però le avevo fatto capire che essendo responsabile non mi sarei messa ad organizzare feste ogni fine settimana, e soprattutto che mi sarei concentrata sullo studio proprio come loro volevano.
Ero nuovamente immersa nei miei pensieri quando il tassista mi riportò alla realtà, eravamo arrivati ed era tempo di scendere. Guardarsi intorno era inevitabile, vicino alla mia casa ci stavano tante altre belle case con tanto di giardino curato e alcune erano talmente belle che sembravano case da sogno. La mia non era da meno, i miei genitori si erano proprio superati. Continuavo a guardare la mia casa da fuori, e pensavo che forse era troppo per me e come sempre mio padre doveva strafare. Vogliono solo il meglio lo capisco, ma a volte esagerano e lo sapevano bene. Il tassista mi aveva aiutata a trascinare ogni singola valigia fino alla porta, e gli fui grata per quell'immenso aiuto. Continuai a ringraziarlo e tornai all'auto per pagare la corsa e lasciare una mancia a quell'uomo che senza neanche chiedere mi aveva aiutata.
La mia borsa aveva così tanta roba dentro che trovare le chiavi mi stava facendo esasperare, quando finalmente le trovai mi affrettai ad aprire la porta per poi fiondarmi dritta dentro trascinando successivamente ogni singola valigia. Non appena i miei occhi vagarono per la stanza, notarono fin da subito un piano superiore e per un secondo mi maledì per aver riempito talmente tanto le valigie che ora portarle su era un'impresa. Il mio sguardo ricadde sugli scatoloni presenti in soggiorno, mio padre spedì ogni singola mia cosa qualche giorno prima, ed erano arrivate giusto in tempo per il mio arrivo.
Nonostante la stanchezza decisi di mettermi all'opera, afferrando alcuni scatoloni per portarli al piano superiore precisamente in quella che doveva essere la mia stanza. Fortunatamente la casa non aveva tante stanze, al piano superiore oltre alla mia ci stavano due bagni e una camera degli ospiti. Il piano inferiore era tutto da visionare, decisi però di farlo in un secondo momento perché volevo prima sistemare gli scatoloni che erano decisamente tra i piedi. In uno di essi notai fin da subito il mio IPod, lo recuperai per poi posizionarlo sulla scrivania. Avevo intenzione di sistemare tutto con della musica, senza sarebbe stata una noia mortale. Ad accompagnare il lavoro ci stava la playlist delle canzoni di Ed Sheeran, quel cantante scriveva canzoni spettacolari e ascoltarle era sempre un piacere per le mie orecchie. Man mano che continuai, gli scatoloni sembravano diminuire e quando finalmente arrivai a sistemare solo le valigie, il mio telefono iniziò a squillare.

«Pronto? »

Nel mentre presi posto sul letto, notando che era davvero comodo e per niente scomodo come pensassi.

«Tesoro, come è andato il viaggio? Ti è piaciuta la casa? Come ti trovi? Hai sistemato tutto? »

Per un istante i miei occhi si alzarono al cielo, poi però cercai di trattenere una risata. Era solo preoccupata per me, d'altronde ero la sua unica figlia.

« Ciao mamma, il viaggio è andato bene e la casa mi è piaciuta tanto anche se non pensavo fosse cosi grande. E si ho sistemato tutto e per ora mi trovo bene. »

Un sospiro di sollievo accompagnò le successive parole di mia madre, fortunatamente non mi trattenne molto al telefono così ripresi a sistemare le ultime cose finendo nel giro di un'ora. Dopo aver terminato, la prima cosa che mi venne in mente fu buttarmi sul letto e così feci, crollai nel giro di pochi minuti per via della stanchezza dovuta al viaggio. Mi svegliai di soprassalto per alcune urla che provenivano dall'esterno, avevo lasciato la finestra aperta poiché faceva caldo e non me la sentivo di soffocare dentro una stanza. Mi alzai raggiungendo quest'ultima per vedere cosa stesse succedendo, notai fin da subito un ragazzo, sembrava solo ma guardando altrove poco distante da lui ci stava anche una ragazza. Alzai gli occhi verso l'orologio e notai che era davvero tardi, eppure continuarono a litigare come fosse la cosa più naturale del mondo, volevo uscire di casa per urlare loro di andar via ma non volevo attirare attenzione così continuai ad osservare in silenzio. La ragazza stava supplicando di esser perdonata da quello che doveva essere il suo fidanzato, eppure lui non ne voleva sapere continuava ad urlarle di andare via. Quasi saltellai per la contentezza quando la ragazza se ne andò, finalmente il silenzio era tornato. Mi allontanai dalla finestra tornando a letto, ma il sonno proprio non ne voleva sapere di tornare così scesi al piano inferiore raggiungendo la porta e poi le scalinate. Amavo l'estate e l'aria fresca della notte ed ero talmente coinvolta nei miei pensieri che non mi accorsi del ragazzo di prima, era seduto sulle scalinate della casa accanto con il cellulare in mano e continuava a digitare nervosamente sulla tastiera. La luce del lampione illuminava solamente poca parte del suo viso, ma giusto quel poco per osservare i suoi lineamenti.
Tirai un sospiro di sollievo quando distolsi lo sguardo senza farmi notare e silenziosamente me ne tornai in casa, salendo su nella mia stanza per cercare di riaddormentarmi. Non ci misi molto, Morfeo decise di cullarmi nuovamente fra le sue braccia.

||Spazio d'autore.||

Continuo a ringraziarvi sempre più, mi rendete sempre più orgogliosa di voi e soprattutto mi fate credere in me stessa. Vi lascio con questa citazione e grazie ancora.

''Fidatevi e passate del tempo con chi vi fa sorridere, con chi sa guardarvi, farvi sentire meglio. La vita è breve, datele qualità. ''

My Heart Belongs To You. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora